Il pericolo negli sport motoristici è sempre dietro l’angolo, ma la tecnologia e i progressi fatti nel campo della sicurezza stanno aiutando a limitarlo. L’Halo in F1 è uno dei sistemi che più di tutti, negli ultimi anni, ha permesso di abbassare di tanto i rischi che si possono correre in pista. Com’è fatto e a cosa serve?



Halo F1: a cosa serve e com’è fatto il salva-piloti



L’Halo in F1 è stato introdotto nel 2018 dalla FIA per garantire maggiore protezione ai piloti mentre la macchina è in corsa. Si tratta, nello specifico, di una barra a forma di aureola (da qui il nome “Halo”) che viene sostenuta da tre bracci che si collegano al telaio della monoposto al centro e ai lati. Il pilota viene così protetto da questa curva fatta di titanio, evitando che la sua testa possa essere colpita dai detriti rimasti in pista, che possa essere schiacciata da un’auto dopo un incidente o, come nel caso di Guanyu Zhou in Gran Bretagna, che possa sbattere sull’asfalto in caso di ribaltamento. 



 

Secondo gli esperti, il sistema Halo ha alzato del 17% le probabilità di sopravvivenza del pilota in caso di un incidente che coinvolge quella zona della vettura. Negli ultimi anni sono state diverse le disgrazie evitate grazie all’implementazione di questa barra: oltre all’impressionante incidente che ha visto il pilota dell’Alfa Romeo uscire illeso da Silverstone, va ricordato quando Verstappen colpendo un cordolo è salito sopra l’auto di Hamilton a Monza nel 2021 (incidente simile a quello tra Hauger e Nissany in F2 nel weekend britannico) o gli impatti di Leclerc e Grosjean rispettivamente nel 2018 e nel 2020. Inizialmente il sistema Halo in F1 non era stato visto di buon occhio, anche da parte di alcuni piloti. Per molti rovinava l’estetica classica che ha sempre caratterizzato le auto di Formula 1, ma dopo aver visto i benefici si sono ricreduti tutti quanti.