La storia della Formula 1 è stata caratterizzata dalle grandi stagioni e dalle vittorie di tantissimi piloti diversi. Durante le varie epoche, però, solo alcuni di loro sono riusciti ad andare oltre questo livello. La carriera di Niki Lauda ne è un esempio: la F1, probabilmente, senza le corse dell’austriaco, non sarebbe la stessa cosa. 



Dalle vittorie alla rivalità con James Hunt, dal suo approdo in Ferrari all’incidente di Nurburgring nel 1976: sono tanti gli eventi che hanno caratterizzato la vita sportiva di Niki Lauda. Riviviamo insieme, allora, le principali tappe che hanno reso grande il Computer della Formula 1.

 

 

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Niki Lauda carriera: le vittorie e la rivalità con James Hunt



La carriera di Niki Lauda nelle corse automobilistiche iniziò presto, ben prima dei vent’anni. Il percorso che lo ha portato fino in Formula 1, però, non è stato per nulla semplice: la sua famiglia, composta principalmente da ricchi banchieri viennesi, non appoggiava il sogno del giovane. Il nonno, in principal modo, tentò di ostacolarlo economicamente affinché il nipote non potesse correre nessuna gara. Dopo un breve inizio con delle vetture Mini a basso costo nel 1968, ottenne un prestito dando come garanzia una polizza assicurativa sulla propria vita per approdare in Formula 2. Avrebbe fatto di tutto per far sì che le corse potessero diventare la sua professione e qui, con il Team March, iniziò quel percorso di crescita che nel 1971 lo ha portato in F1. Nella massima serie, dopo poco più di un anno senza ottenere nemmeno un punto, approda in BRM come pilota pagante. 



Nonostante la poca competitività delle auto, Lauda inizia a farsi notare come pilota costante e, soprattutto, come ottimo collaudatore. Questo aspetto attira tutte le attenzioni di Enzo Ferrari, che lo sceglie per la stagione 1974. Il rapporto tra i due è sin da subito molto particolare, con l’austriaco che utilizza parole durissime nei confronti della monoposto rossa. Questa freddezza, che ha portato il pilota a essere definito il Computer, ha però sempre catturato l’imprenditore modenese, conosciuto per il suo carisma. Da un rapporto di reciproca ammirazione e rispetto sono nati poi gli ottimi risultati che hanno permesso a Niki Lauda di vincere i titoli mondiali del 1975 e del 1977 in Ferrari. Proprio in questi anni si è accesa la rivalità con il suo amico James Hunt, che ha scritto alcune delle pagine più entusiasmanti degli sport motoristici. A dare maggiore rilievo a questo dualismo ci ha pensato il regista Ron Howard, che nel 2013 ha presentato il film “Rush” interamente dedicato al rapporto tra i due



Dopo essersi ritirato per alcuni anni, nei primissimi anni ‘80, Niki Lauda decide di tornare in pista con la McLaren. Corre per tre stagioni con la scuderia britannica, tornando sul tetto del mondo nel 1984. L’anno successivo decide di ritirarsi, dedicando la sua vita alle compagnie aeree da lui fondate ma senza lasciare definitivamente il mondo della F1. Da quel momento in poi, infatti, Lauda diventa commentatore delle gare, poi consulente Ferrari, team principal della Jaguar e, infine, presidente onorario della Mercedes AMG F1, rendendosi uno dei fautori dell’arrivo di Hamilton nella scuderia. 

 

 

Niki Lauda incidente: il GP di Nurburgring 1976 che cambiò la storia della F1



Uno dei Gran Premi più ricordati della carriera di Niki Lauda è senza dubbio quello di Nurburgring del 1976. All’epoca si trattava di uno dei circuiti più pericolosi in assoluto, definito l’Inferno Verde per la sua posizione in mezzo ai pini del Castello di Nürburg, per via delle sue enormi difficoltà e della sua estenuante lunghezza. L’incidente di Niki Lauda fu causato proprio da queste insidie unite alla pioggia che aveva bagnato il tracciato poche ore prima. Nel secondo giro della gara, dopo aver sbandato con la monoposto all’uscita di una curva, Lauda si schianta contro una parete rocciosa mentre la Ferrari va in fiamme. L’austriaco, a causa dello schianto, perde il casco mentre viene colpito da altre due auto. Miracolosamente sopravvive, nonostante le ustioni che gli sfigureranno il volto (da lì iniziò a portare il suo iconico berretto rosso). Il viso fu ricostruito con un autotrapianto di pelle da una sua gamba, ma il danno più grave lo ebbero i polmoni: a causa dei fumi inalati durante l’incidente si pensò subito al peggio, tanto che in un primo momento un prete gli diede l’estrema unzione. 

 

 



Quell’incidente cambiò la vita di Niki Lauda e della Formula 1, che innanzitutto trasferì il GP all'Hockenheimring. Per l’austriaco quel rogo fu decisivo ai fini del risultato finale del Mondiale, che poi vide Hunt vincere con un solo punto di distacco. Prima del Gran Premio, infatti, il pilota della Ferrari stava dominando l'annata con 61 punti contro i soli 26 dell'avversario in McLaren, tenendo in considerazione che il sistema dei punteggi era completamente differente da quello attuale. Ma fu un impatto stravolgente anche per la sua personalità: tornò in pista a Monza dopo 42 giorni, piazzandosi quarto tra il tripudio dei ferraristi, e col passare del tempo apparve meno rigido e freddo del solito, soprattutto nei suoi stessi confronti.

 

 

Rimase iconico, infatti, il suo ritiro dal Gran Premio del Giappone del 1976 che, di fatto, consegnò il titolo mondiale nelle mani del rivale britannico. L’auto era perfettamente funzionante e Lauda aveva ancora buone possibilità per ribaltare ogni pronostico e salire ancora sul tetto del mondo, ma la pioggia torrenziale che ricopriva il circuito di Fuji faceva paura. Nella sua mente, probabilmente, rivisse gli istanti precedenti allo schianto in Germania. In quel momento venne scritta un’altra pagina importante della Formula 1, con il Computer che divenne più umano.