Come si realizza il sogno di diventare un pilota di Formula 1? Per arrivare a sfrecciare a 300 km/h tra sorpassi al limite, staccate da paura e barriere che sfiorano le monoposto, c’è un percorso tortuoso che in pochi riescono a superare interamente. Quello che si cela dietro alla crescita di un giovanissimo pilota è una gavetta complicata per diversi motivi: in primis perché serve una disponibilità economica che deve reggere l’incremento man mano che si alza il livello. Poi c’è la selezione all’interno di una squadra, in cui spesso variabili gestionali o di sponsor possono fare la differenza. È difficile? Sì, ma non impossibile. Vediamo dunque insieme le tappe principali che portano al professionismo: dalla crescita attraverso i Go-Kart fino alle licenze di guida fondamentali per raggiungere i contratti milionari di Formula 1.



Come diventare pilota di Formula 1: si parte coi Go-Kart 



Per stabilire l’importanza delle gare sui kart, nel percorso che porta a diventare un pilota di F1 professionista, basti pensare ai migliori talenti che popolano l’attuale stagione di Formula 1. Leclerc, Verstappen, Albon, Russell, Norris: una generazione di fenomeni che fin da piccolissimi si sfidava in pista prima di ritrovarsi a festeggiare a fine gara. Un’amicizia ad unirli, ma in macchina la rivalità era accesissima. Perché i Go-Kart hanno sempre supportato le più grandi leggende nello stabilire il primo contatto con una macchina, insieme al brivido della velocità ed ai sorpassi al limite. I kart permettono di assimilare con gradualità i primi sbagli per un iniziale assaggio d’esperienza e del concetto di guida sportiva



Ma qui è anche dove ci si scontra subito con il primo grande step economico, visto che una crescita individuale deve sostenere anche i costi delle gare più importanti: vetrine potenzialmente illustri faranno lievitare il costo delle corse, che può arrivare a toccare anche i 10.000 euro per una singola gara (che comunque restano poca roba in confronto alle cifre che si spendono in F1 solo per una monoposto). Da inserire nel budget anche il costo del kart, più l’assemblaggio dei vari componenti e l’assistenza di una persona qualificata che possa seguire il pilota e la macchina nelle prime tappe. Dopo i Go-Kart, man mano che si cresce e si prende confidenza, arriverà il momento di confrontarsi con le altre formule come la F4, la F3 o la Indycar, che ha visto il passaggio di tantissimi fenomeni della Formula 1 odierna. Arrivati a questo punto, i piloti si troveranno a maneggiare mezzi già velocissimi, ma non è ancora abbastanza.



Quanto contano gli sponsor per un pilota di Formula 1?



Per spiegare al meglio il rapporto sponsor-pilota, prendiamo l’esempio attuale di un genitore che investe in Formula 1, ossia Lawrence Stroll, imprenditore canadese, proprietario e fondatore dal 2019 della scuderia britannica Aston Martin F1 Team, che ha in uno dei due piloti il figlio Lance Stroll. Padri famosi e ricchi aiutano, così come a volte il fattore nazionalità. Essere nato e cresciuto in un determinato posto nel mondo, e in uno specifico periodo storico, nel Motorsport è risultato spesso importantissimo. 



In epoca attuale, con il crescente interesse proveniente dell'Asia, molti sponsor e gli organizzatori dei Gran Premi cercano piloti originari di paesi come la Cina (vedi Zhou) o dal Giappone (come Tsunoda). Storicamente i team sono stati legati a piloti di una determinata nazionalità: basti pensare alla passione della McLaren per i finlandesi (Hakkinen, Räikkönen o Kovalainen), oppure quella della Honda e della Toyota per i giapponesi. Spesso possono essere tutti questi fattori esterni, che poco dipendono dalle capacità di un giovane pilota, a determinare la consacrazione in Formula 1. A farne le spese, qualche stagione fa, fu Esteban Ocon, che perse il suo sedile in Force India per fare spazio a Lance Stroll (per i motivi già specificati), nonostante avesse chiuso una buona stagione (poi venne ingaggiato due anni dopo dal team Alpine).



Come si ottiene la Superlicenza per guidare in F1?



La procedura burocratica per entrare a far parte del mondo delle corse di Formula 1 prevede alcuni step tra patenti “speciali” e l’ottenimento di quella che viene definita la ‘Superlicenza’, ultimo baluardo per poter disputare effettivamente un Gran Premio. Intanto per laurearsi come vero e proprio pilota è necessario essere in possesso di una licenza Aci Sport ufficiale, una patente sportiva che abilita i piloti a partecipare alle corse e che può essere rilasciata su richiesta da ogni Automobile Club provinciale. Per ottenerla è necessario frequentare corsi di formazione (senza prova finale) e un certificato che attesti l’idoneità agonistica relativa alla licenza desiderata. A seconda di quella che viene scelta - e che dà diritto a diverse tipologie di manifestazioni sportive - l’importo può variare da un minimo di 70 euro a un massimo di 300. 



Discorso ben diverso invece per la Superlicenza: i requisiti per ottenerla sono cambiati nel tempo. Da lì in poi le priorità sono state determinate in quattro punti: raggiungere i 18 anni, ottenere una licenza di gara internazionale di grado A, l’essere titolari di una patente di guida e il superamento di un test teorico della FIA sulla conoscenza dei codici e dei regolamenti sportivi della F1. Il percorso però è ancora lungo, perché occorrerà completare anche l’80% di due stagioni complete di uno dei campionati monoposto indicati dalla FIA (F2, IndyCar, F3 e Formula E sono i principali).



L’ultimo requisito, il più difficile da raggiungere, richiede l’ottenimento di almeno 40 punti nell’arco delle ultime tre stagioni nei campionati indicati dalla Federazione. Questi punti sono attribuiti in base al piazzamento finale in ogni campionato. Essi variano a seconda della rilevanza di ogni serie e possono essere anche cumulati tra loro. Finire ai primi tre posti della classifica di F2 o vincere il titolo IndyCar, ad esempio, garantisce automaticamente 40 punti. Il successo in F3, Formula E o nel WEC vale invece 30 punti.



Quanto guadagnano i piloti di Formula 1?



Veniamo poi alla questione che incuriosisce di più: quanto guadagnano i piloti che corrono in F1? Il percorso come abbiamo appena visto è in salita, ma lo scenario in vetta è economicamente soddisfacente: perché gli ingaggi, non solo per i big, sono da capogiro. Partiamo da Max Verstappen, campione del mondo in carica, che al pari di Hamilton guadagna circa 40 milioni di sterline. Secondo gradino più alto del podio per Lando Norris della McLaren coi suoi 20 milioni di euro, fino ai 15 del veterano Fernando Alonso. Gli ultimi di una classifica record sono Ocon, Gasly e Russell con 4,1 milioni di sterline, fino al fanalino di coda Tsunoda, che in Alpha Tauri percepisce 615 mila sterline all’anno.