Quella di Maurizio Zamparini e del Palermo è una storia d’amore durata 17 anni: da quando l’idea di grandezza dell’imprenditore friulano decise di insediarsi in una città che sognava il ritorno nel grande calcio, ma che era a un passo dalla caduta. Perché da quell’oblio sicuro Zamparini decise di ripartire attraverso una progettualità a lungo termine che si trasformerà in un’era fatta di successi storici e qualificazioni europee. Ma quello tra Zamparini e Palermo è stato un rapporto complesso, che oscillava tra le scoperte di incredibili talenti, la lunga lista di allenatori esonerati fino al fallimento che chiuse un’epopea tra le più incredibili del calcio italiano.



Il Palermo di Zamparini: dall’acquisto del club a quelle partite seguite in taxi



Una personalità vulcanica, senza filtri, ma incredibilmente passionale. Questo è Maurizio Zamparini a Palermo quando nell’estate 2002 ufficializza l’acquisto del club rosanero. Con la retrocessione del Venezia in B, il suo secondo club dopo aver lasciato il Pordenone, il Palermo aveva bisogno di un progetto nuovo e ambizioso. Dopo una trattativa lunghissima, Zamparini decise di prelevarlo per 15 milioni di euro, portando con sé l’ultimo allenatore a Venezia, Ezio Glerean, e ben 12 calciatori. I siciliani in sole due stagioni ritrovarono la Serie A dopo oltre 30 anni di assenza: nell’anno del ritorno in massima serie, sotto la guida di Francesco Guidolin, si qualificarono subito - e per la prima volta nella propria storia - in Coppa UEFA, traguardo ottenuto anche nelle due stagioni successive e ritrovato poi nel 2009/2010 con Delio Rossi, quando il torneo aveva da poco cambiato il nome in Europa League.



Zamparini è il nuovo eroe di Palermo, gli viene consegnata la cittadinanza onoraria per aver riportato la squadra in Serie A, spingendola ai confini delle coppe europee: il bilancio finale sarà di quattro qualificazioni in Coppa UEFA/Europa League più la quinta ottenuta da finalista di Coppa Italia. Il più grande rimpianto resta quella Champions League sfumata in due occasioni per due punti di distacco dal quarto posto. In quegli anni gloriosi di gestione, con il super lavoro del ds Foschi prima e di Walter Sabatini poi, il Palermo centra anche una storica finale di Coppa Italia, che spinge a Roma migliaia di tifosi siciliani per assistere alla sfida (poi persa 3-1 contro l’Inter). Per Zamparini, quel seguito d’amore arrivato in massa allo Stadio Olimpico, resterà per sempre una delle cartoline più belle della sua avventura in Sicilia.



Eppure Zamparini nei primi anni di gestione era solito non assistere alle partite: tra scaramanzia e nervosismo prima di ogni gara del suo Palermo prendeva un taxi e girava per la città senza una meta precisa, ascoltando il match alla radio. A volte si spazientiva anche a seguire le radiocronache e così ordinava al tassista di spegnere tutto, preferendo gli aggiornamenti attraverso gli sms dei figli, per poi rivedere la partita, solo una volta finita, comodamente sul divano.



Zamparini il mangia-allenatori di Palermo: la stagione degli otto cambi



Ironico, imprevedibile, ma anche estremamente impulsivo: Maurizio Zamparini è il presidente con più allenatori a bilancio. Frutto di scelte spesso poco razionali, figlie del momento, partorite in momenti di frustrazione che neppure i suoi più fidati consiglieri riuscivano ad arginare. La stagione falcidiata dagli esoneri è stata quella in rosanero nel 2015/2016: la panchina del Palermo è cambiata per otto volte. Era partito con Iachini, esonerato alla 12° giornata, poi Davide Ballardini fino alla 19°, a seguire Fabio Viviani addirittura per una sola gara. Al suo posto fu scelto il tandem Giovanni Bosi e Guillermo Schelotto, prima di confermare il solo Bosi in solitaria. Risultati poco felici aprono il ritorno di Iachini giusto per un paio di giornate, perché per tre turni c’è stato spazio anche per Walter Novellino. Dulcis in fundo, stagione terminata con il ritorno di Davide Ballardini che sarà riconfermato per il campionato 2016/2017 (ma solo per i primi tre turni).



Nella gestione del patron friulano sono stati 44 i cambi e 28 gli allenatori. Tra questi anche Guidolin, Gasperini, Gattuso e tanti altri che poi hanno fatto benissimo lontano dalla Sicilia. Alcune decisioni alla lunga si sono rivelate anche positive, altre invece sono risultati dei tremendi autogol. Basti pensare a Stefano Pioli, il tecnico oggi campione d’Italia che detiene un record: è infatti l'unico allenatore esonerato da Zamparini prima dell'inizio del campionato (stagione 2011/2012).

 

 

Il Palermo di Zamparini: tutti i talenti per una formazione da sogno



Colpi ad effetto, grandi calciatori scoperti, scommesse vinte contro ogni pronostico: Zamparini ha fatto divertire milioni di tifosi di tutta Italia oltre a uno Stadio Renzo Barbera sempre strapieno. Una fabbrica di talenti e un modello di gestione per condizioni economiche di acquisto e grandi plusvalenze in uscita. Provando a metterli in fila: Dybala, Cavani, Toni, Belotti, Miccoli, Pastore, Amauri, Ilicic, Nocerino, Bresciano, Kjaer, Barzagli, Balzaretti, Zaccardo fino al campione del mondo Fabio Grosso. E come dimenticare i grandi portieri: Sirigu, Sorrentino e Amelia. Tra gli allenatori più iconici c’è sicuramente Francesco Guidolin, autore, insieme a Luca Toni e al ds Foschi, della grande cavalcata che riportò i rosanero in Serie A. Un miracolo calcistico poi culminato con le svariate qualificazioni in Europa.



La top 11 del Palermo di Zamparini (4-3-3): Sirigu; Zaccardo, Barzagli, Kjaer, Grosso; Pastore, Liverani, Ilicic; Dybala, Toni, Cavani. 

 

In panchina: Amelia, Balzaretti, Barone, Vazquez, Miccoli, Belotti, Amauri, Darmian, Corini. 

 

 Allenatore: Guidolin

 

 

La fine del Palermo di Zamparini: dalle retrocessioni al fallimento




L’impossibilità di poter realizzare il progetto stadio, una passione venuta meno dopo anni ruggenti e alcune scelte tecniche non andate a buon fine, sono tutte concause che dal 2010 in poi portarono gradualmente alla fine dell’era zampariniana. Fino al 2018, il traguardo di una gestione che negli ultimi anni per il patron friulano era diventata un peso insostenibile. Stagioni con scarsi risultati e conseguenti retrocessioni, fino agli avvicendamenti societari che hanno portato all’inevitabile cessione di un club che, pochi mesi dopo, sarebbe fallito. Da lì in poi Maurizio Zamparini dirà addio al mondo del calcio. Lo scorso febbraio si è spento all’età di 80 anni, lasciando nella mente e nel cuore imprese storiche e gesti non convenzionali tipici di un presidente vulcanico, ma innegabilmente passionale.