Miroslav Klose porta nel suo borsone leggende e racconti. In molti ne parlano: la vulgata lo vuole sempre ultimo a lasciare il campo, fino all’ultimo giorno da calciatore. Un professionista esemplare, una macchina da gol,  un frantuma-record: chi era davvero Miroslav Klose? Cerchiamo di raccontarlo attraverso il suo lascito principale, i gol.

AGGIORNAMENTO MIROSLAV KLOSE 28 aprile: Dal prossimo 1 luglio Miroslav Klose passerà dall’Under 17 ad essere il vice-allenatore della prima squadra del Bayern Monaco, dopo una lunga carriera proprio nel club bavarese e alla Lazio, in Serie A. Firmerà un triennale e potrebbe essere il nuovo assistente di Hansi Flick, a sua volta vice di Kovac prima di diventare allenatore della prima squadra, con ottimi risultati in termini di gioco e risultati.

 

Miroslav Klose al Bayern e Lazio: da leggenda a uomo dei record

Klose al Bayern non è sempre stato una leggenda, un attaccante straordinario: il centravanti di origini polacche ha anche sofferto panchina e oblio, perfino lontananza dalla sua patria reale, la nazionale, la maglia tedesca, i Mondiali di calcio che saranno poi il definitivo palcoscenico della sua consacrazione. 

 

In questo video-tributo si vede molto Miroslav Klose: la sua scarna comunicazione, sempre arguta e pronta, il suo sorriso tirato, la mano che batte sul petto. E le sue capriole, un’esultanza molto anni ‘90, che i 2000 capiscono a malapena. Chiaramente Klose deve la sua fama ai gol di testa: è implacabile in questo fondamentale. Ma è il tempismo, perfetto, oltre alla reale padronanza del pallone, dell’area, dello spazio intorno a sé, a fare di lui un campione assoluto. 

In primis, come si vede da tantissimi suoi gol, Miroslav Klose è un giocatore estremamente intelligente: sfrutta la sua testa e la sua incredibile freddezza per fare quello che vuole, i gol. Certo, è anche forte, rapace, furbo, ma soprattutto usa il suo corpo alla perfezione, con la massima intelligenza calcistica possibile. 

Tempismo, ma anche capace di controllare il pallone in un fazzoletto, come nella famosa rete al 93’ contro la Roma (forse non la più importante, ma provate a ripetere questa frase nella capitale). Ultimi secondi di gioco, addomestica un pallone in una frazione di secondo – un secondo decisivo, e lo butta dentro. Questo è un altro suo tratto caratteristico: qualsiasi secondo può essere quello giusto, e Miroslav Klose non ha mai cali di concentrazione. Sempre teso come la corda di una balestra, sempre teso verso la rete. I gol di Klose dimostrano questo: capacità di avere sempre la giusta tensione elettrica verso un unico obiettivo.

 

Sia negli anni del Bayern, sia alla Lazio, questa è la sua reale cifra stilistica, quella che l’ha fatto diventare il secondo calciatore tedesco con più presenze in Nazionale, alle spalle di Lothar Matthäus, e con 71 reti è il miglior marcatore nella storia della Nazionale tedesca, oltre che il miglior marcatore nella storia dei Mondiali maschili. Ah, quando Klose ha segnato almeno un gol con la Germania, i tedeschi non hanno mai perso. 

 

Dicono di Miroslav Klose

Il c.t. della Germania Joachim Löw, racconta un episodio che riassume molto Klose: “Credo che Miroslav Klose sia un robot. È meticoloso in tutto, aiuta i compagni più giovani, e nello spogliatoio porta la cultura del lavoro. Quando sbaglia un goal se ci fate caso, impreca contro se stesso a bassa voce, scuotendo la testa. Un giorno durante il ritiro mondiale del 2014, vidi che non era particolarmente preciso sotto porta. Sbagliò tantissimo, ma capitano a tutti, anche ai più grandi, le giornate storte. A fine allenamento quando tutti si apprestavano ad andare sotto la doccia, vidi Miro che andò a raccogliere la sacca dei palloni, per portarli al limite dell’area. Mi avvicinai e gli dissi: “Cosa fai? non vai a farti la doccia?”

Lui mi guardó e disse: “Lei sa come sono fatto… non mi muovo da qui, fino a quando non riuscirò a segnare un buon numero di goal. Mister, mi chiami Weidenfeller (che in quel mondiale era il terzo portiere della Germania), voglio continuare ad allenarmi”. Andai nello spogliatoio e lo chiamai. Lui non se lo fece ripetere due volte e raggiunse subito il campo. Dopo un bel po’ di goal, gli dissi ancora: “Basta Miro, vai in doccia… lo so che sei un grande calciatore, non devi dimostrare nulla a nessuno”. Mi diede una risposta che non mi sarei mai aspettato: “Lei forse lo sa, ma io no… non vado via da qui, finché nella mia testa non mi convinco che ho dato anche oggi il 100%”. Lo lasciai li, non so per quanto altro tempo ancora. Mi dispiaceva solo per Weidenfeller, che si è dovuto sorbire un doppio allenamento. Dopo che tutti, avevano finito di farsi la doccia, lo vidi raccogliere tutti i palloni, per rimetterli ancora nella sacca. Chiesi a Weidenfeller, il perché non lo avesse aiutato. Lui sconfortato disse: “Ci ho provato, ma mi ha ringraziato dicendomi: “Non provare nemmeno a raccoglierli, vai a farti la doccia che sarai di sicuro stanco, penso io a tutto”. È il professionista per eccellenza Miroslav Klose”.