Sigaretta fumante tra le dita, penna e taccuino per appuntare i migliori talenti da accaparrarsi. Walter Sabatini è forse l’ultimo vero talent scout abbinato al ruolo di direttore sportivo che il nostro calcio ricordi. Niente algoritmo, poca tecnologia, solo il profumo dell’erba e il fascino della tribuna sui campi di tutto il mondo a caccia di quei gioielli da poter valorizzare, acquistandoli a bassissimo costo. E in questo, Sabatini, è stato sempre fenomenale. Negli anni ha visto cambiare spesso il suo ruolo naturale, trasformandosi più in un consulente per le ultime società per cui ha lavorato. 

 

 

Nella sua lunga carriera, Sabatini ha contribuito con le sue intuizioni a costruire grandi squadre vincenti. Umbro verace e scontroso, tanti vizi quante virtù, geniale nelle sue esperienze da dirigente di Lazio, Palermo, Roma, Inter, Sampdoria, Bologna e Salernitana. Progetti visionari, un occhio per il talento che ha ancora oggi pochissimi rivali. Genio e sregolatezza, proprio come molti suoi giocatori, specialmente sudamericani, coccolati e cresciuti come figli adottivi. Successi e fallimenti, inevitabile per un amante del rischio come lui. Scopriamo quali sono stati gli acquisti migliori nel corso dell’incredibile carriera di Walter Sabatini.

 

 

Quali sono i migliori colpi di Walter Sabatini? La top 5

 

 

Quanti viaggi in Sudamerica, lì dove secondo Sabatini il talento è sempre stato puro, senza filtri, spesso sottovalutato. La sua vera passione è sempre stata quella di scovare, proteggere e portare a destinazione. Senza avventurarsi in acrobazie spericolate: Sabatini compra, vende e presta. Comunque, valorizza. Alla Roma ha lasciato un patrimonio di 192,6 milioni quando andò via, affari d’oro in molte squadre che andiamo rivivere attraverso una speciale classifica. Ecco la top 5 delle migliori intuizioni di Walter Sabatini.

 

 

  • Pastore
  • Alisson
  • Marquinhos
  • Kolarov
  • Lamela

 

 

Javier Pastore è il miglior acquisto di Sabatini

 

 

Che giocatore il Flaco. Impiegò un po’ di tempo Sabatini a convincere Zamparini, all’epoca presidente del Palermo, della bontà di quest’operazione. 6,5 milioni girati all’Huracan per portarlo in Italia: giusto il tempo di far ambientare il trequartista argentino, che Delio Rossi riesce a tirare fuori tutto il suo enorme talento. I due anni in rosanero lo consacrano come uno dei talenti più fulgidi della Serie A, dando piena ragione a Sabatini, che lo rivenderà al PSG per 43 milioni di euro. Una cifra altissima per il mercato a quei tempi.

 

 

Alisson e Marquinhos chiudono un podio sudamericano

 

 

Da portiere di coppa a portiere più pagato (per un periodo) della storia del calcio europeo. È l’incredibile storia di Alisson Becker, discusso estremo difensore brasiliano che Sabatini portò nel 2016 alla Roma, dopo la decisione di non riscattare Szczesny dall’Arsenal. Una scelta inizialmente contestata da una piazza giallorossa che non comprendeva cosa avesse di speciale quel portiere acquistato per 8 milioni dall’Internacional. E anche il campo non aiuta, perché Alisson sotto la gestione Spalletti giocherà poche e sporadiche partite. La vera svolta arriva con Di Francesco: Alisson viene promosso subito titolare, dimostrando il suo valore soprattutto in quella pazzesca cavalcata in Champions League di una Roma capace di raggiungere la semifinale. Altra vittoria di Walter: il Liverpool lo preleva dai giallorossi sborsando l’incredibile cifra di 75 milioni di euro.

 

 

Il difensore brasiliano è probabilmente la creatura migliore del Sabatini talent scout. Marquinhos sbarca nella Capitale a 18 anni, presentato come uno dei migliori centrali della sua generazione. E impiegherà pochissimo per confermare quelle premesse: un rendimento pauroso, un’incredibile padronanza del ruolo nonostante la giovanissima età che catturano subito gli interessi delle big. Arriverà poco tempo dopo il solito PSG: altri 32 milioni a una Roma arricchita dall’ennesimo fiuto vincente di Sabatini.

 

 

I colpi di Kolarov e Lamela tra Serie A e Premier League

 

 

Sabatini è stato anche il primo architetto della Lazio di Claudio Lotito, alle prese con una crisi finanziaria che limitava fortemente i biancocelesti sul mercato. Ci pensò il direttore sportivo umbro a rinforzare la fascia sinistra con Alexander Kolarov, prelevato dall'OFK Belgrado per 800mila euro e subito valorizzato da Delio Rossi. Tre stagioni ad altissimo livello fino alla richiesta del Manchester City, che portò nelle casse di Lotito ossigeno puro con 18 milioni di euro di incasso.

 

 

Lamela è forse il più grande rimpianto di Sabatini, che in lui ha sempre visto quel talento cristallino, ma mai realmente sbocciato. Da qui i 12 milioni versati al River Plate nel 2011 per portarlo a Roma. Il rendimento in giallorosso giustificherà la spesa, tra gol e qualche lampo tecnico esaltante. Anche la cessione sarà il solito capolavoro sabatiniano: il Tottenham per portarlo a Londra sborserà 32 milioni, ma la stella del trequartista argentino non brillerà mai come nelle aspettative iniziali di Sabatini.