Tutti a parlare di plusvalenze: l’argomento è cladissimo, riempie le pagine dei giornali, in molti si chiedono cosa sia e come funzioni questo strumento che viene utilizzato spesso nel mondo del calcio (e non solo, perché le plusvalenze non sono un’esclusiva calcistica, anzi). Cosa si intende di preciso per plusvalenza? E come si calcolano? Ecco un po’ di info utili per fare chiarezza.

 

Plusvalenze calcio: cosa sono 

 

Per plusvalenza, in generale, si intende la differenza (positiva) di valore dello stesso bene in due momenti di tempo diversi. Per quanto riguarda l’ambito economico, più nello specifico, la plusvalenza consiste nella differenza (positiva) che c’è tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. In sostanza, dunque, la plusvalenza è un guadagno a tutti gli effetti: chi la realizza ottiene un incremento del proprio patrimonio

 

E per quanto riguarda il calcio? Il discorso qui si sposta sul valore dei cartellini dei giocatori: una squadra realizza una plusvalenza quando vende un giocatore a un prezzo maggiore di quello di acquisto, considerando il relativo ammortamento. Ecco: qui è necessario aprire una parentesi su quest’ultimo.

 

Cosa si intende per ammortamento nel calcio

 

L’ammortamento serve per capire quanto costa veramente un giocatore a bilancio, calcolando la durata del suo contratto. Facciamo l’esempio di un calciatore che viene acquistato da una società per 50 milioni (costo storico), con un contratto di 5 anni: ogni anno il giocatore “costa” a bilancio 10 milioni (50 milioni diviso 5 anni di contratto), e il suo valore contabile scenderà ogni anno di 10 milioni. Il secondo anno, quindi, il valore contabile sarà di 40 milioni, il terzo 30 milioni e così via. 

 

Quando un giocatore viene acquistato a parametro zero, oppure quando arriva dal vivaio, il valore contabile resterà sempre 0 nel corso degli anni: in quel caso la plusvalenza, in qualunque momento avvenga, sarà sempre “piena”, ossia corrispondente al costo della cessione. 

 

Come si calcolano le plusvalenze

 

Parlare di ammortamento è stato utile per capire come si calcola una plusvalenza. La stessa, infatti, varia in base al valore contabile del giocatore che viene ceduto. Restando sempre sull’esempio precedente, ipotizziamo che il nostro calciatore il terzo anno venga venduto per 80 milioni: il suo valore contabile era di 30 milioni, il club realizza quindi una plusvalenza di 50 milioni a bilancio. Si capisce in maniera intuitiva, quindi, che più basso è il valore contabile e più alta la plusvalenza che si ottiene da una determinata cessione. 

 

A cosa servono le plusvalenze nel calcio

 

Le società di calcio, come tutte le altre società, hanno un bilancio e questo bilancio va approvato ogni anno. Il tentativo è sempre quello di chiudere l’esercizio annuale in attivo: in breve, le entrate devono essere maggiori delle uscite. In questo senso, le plusvalenze giocano un ruolo fondamentale, essendo delle voci “positive” che vanno a coprire eventuali grosse uscite di denaro. I club dovrebbero quindi provare a coprire tutte le spese (vedi: calciomercato in entrata, stipendi, costi di gestione...) con gli introiti (vedi: calciomercato in uscita, sponsor, diritti tv, incassi dallo stadio...).

 

La UEFA, tra l’altro, nel 2009 ha introdotto il Fair Play Finanziario proprio allo scopo di favorire una più oculata gestione dei bilanci delle squadre, evitando forti indebitamenti o pratiche scorrette. Come succede spesso, però, “fatta la legge, trovato l’inganno”: il FPF nella sostanza ha lasciato tante aree di grigio e non ha accontentato proprio tutti, per usare un eufemismo. 

 

Calcio, cosa sono le minusvalenze?

 

Le minusvalenze, come indica il nome stesso, sono semplicemente l’opposto delle plusvalenze: la differenza di valore è negativa, in due diversi momenti temporali. Traslando la questione in ambito calcistico, il giocatore vale meno, e quindi viene venduto a una cifra inferiore rispetto a quella di acquisto.

 

Il problema delle plusvalenze nel calcio: il caso Pjanic-Arthur

 

Qual è la criticità principale di questo sistema? Che il valore del giocatore (leggi: il costo del loro cartellino) viene determinato dalla stessa società alla quale appartiene, e potenzialmente anche un calciatore molto giovane e “sconosciuto” può essere valutato svariati milioni. Non succede di rado di vedere grandi società che cedono calciatori delle giovanili a squadre più piccole, a fronte di somme ingenti e difficili da dimostrare (ma anche da contestare, vedendola da un’altra prospettiva). 

 

Non solo giovani: anche nel caso in cui due società decidano di scambiare i cartellini di due giocatori, il valore dei cartellini stessi può essere determinato liberamente, senza troppi problemi. Una cosa del genere è successa ad esempio nello scambio Pjanic-Arthur tra Juventus e Barcellona: i club hanno scambiato i due giocatori, valutando il bosiaco 60 milioni e il brasiliano 70 +5  bonus. Di fatto, quindi, il movimento di cassa è stato solo di 10 milioni (+ bonus) dalla Juve al Barcellona. In entrambi i bilanci, però, le società hanno registrato (considerando i valori contabili dei rispettivi giocatori) plusvalenze per circa 45-50 milioni di euro

 

Inchiesta plusvalenze calcio: cosa rischia la Juve e precedenti

 

Abbiamo già parlato in questo articolo del caso plusvalenze alla Juve, quindi rimandiamo allo stesso per i tutti i dettagli sulla vicenda che riguarda le casse bianconere ma non solo, visto che al vaglio degli inquirenti ci sono anche le operazioni di altri club di Serie A. 

 

Tra l’altro va tenuto in considerazione anche il precedente: Chievo e Cesena sono state coinvolte nel giugno del 2018 nello scandalo plusvalenze, con sequestri fino a 9 milioni di euro tra tutte e due le società. La Guardia di Finanza allora parlò di “valori del tutto sproporzionati” nelle valutazioni dei giocatori e aggiunse che quelle plusvalenze “costituivano l’escamotage per mantenere in vita una società (il Cesena, ndr) che avrebbe dovuto richiedere l’accesso a procedure fallimentari da diversi anni”. Il Cesena, un mese dopo, ha dichiarato bancarotta, mentre il Chievo, nel 2021, è stato escluso dai campionati professionistici.