Chiamateli se volete bidoni, meteore, sono quei giocatori che hanno fatto, anzi no, proprio non hanno fatto per niente la storia dei club che hanno investito su di loro. In un qualche metaverso di Zuckerberg forse sono diventati leggende dei loro club, qualcuno magari all'estero ha anche avuto una buona carriera, ma la maggior parte di loro si sono perduti dopo fugaci e inconsistenti apparizioni in Serie A.

 

 

I tifosi non si ricordano di loro, se non per l'alto indice di maledizioni azteche che li hanno costretti a inventare. Quelli che invece hanno maggiore memoria storica apprezzeranno questa breve carrellata di bidoni, meteore, veri e propri anti-divi. Qualche volta anche anti-calcio. Li abbiamo messi insieme secondo un rigido algoritmo di invisibilità: quanto sono stati impalpabili nel loro club? 

 

 

5 bidoni della Serie A di cui non vi ricordate (e per fortuna)

 

 

Emiliano Alfaro (Lazio)

 

 

Il primo di questa lista lo prendiamo dalla storia della Lazio. La squadra biancoceleste, come quasi tutti i club di Serie A, nella sua lunga storia ha pescato spesso in Sud America. Se ha costruito il suo secondo Scudetto su una banda di argentini di altissimo livello (da Almeyda a Simeone, passando per Veron), in realtà qualche volta gli uomini di mercato si sono pure sbagliati. Come è successo con "El Picaro" Emiliano Alfaro. 

 

 

Attaccante classe 88, Alfaro in teoria doveva essere in grado di rinforzare l'attacco. In pratica non ha mai segnato in gara ufficiale, e ne ha disputate appena 8 nel 2012, per poi dedicarsi ad una lunga carriera in Oriente, tra India, Al Wasl e il ritorno in Uruguay.

Indice di invisibilità: 8/10 

 

 

Bruno N'Gotty (Milan)

 

 

Il caso del difensore francese del Psg, che doveva essere il nuovo Desailly, Bruno N'Gotty è davvero particolare. Ha giocato circa 25 partite nell'anno dello Scudetto rossonero di Zaccheroni, il 98/99, spesso nel giro dei titolari. Nonostante questo, viene ricordato come un difensore ruvido, poco elegante, spesso in ritardo e mai determinante, anzi il più delle volte non del tutto utile. Dopo una parentesi al Venezia fa una strana carriera, comunque buona, in Premier League. 

 

 

Indice di invisibilita: 5/10

 

 

Fabio Junior (Roma)

 

 

Zeman gli avrebbe preferito un certo Shevchenko, bomber ucraino che poi farà la storia del Milan (e attualmente allena il Genoa in Serie A). La Roma decise di investire su questo brasiliano di cui si parlava benissimo, un attaccante tecnico e prolifico pronto per il grande salto in Europa.

 

 

Ecco, non era del tutto pronto: al netto di un fortunato DVD in vendita con il Corriere dello Sport, Fabio Junior in 16 presenze fa 4 reti nell'anno dello Scudetto della Lazio - rivale storica dei giallorossi - e viene rispedito in Brasile. Anche lui strana carriera: dal Giappone (Kashima Antlers) all'Al Wahda, al Bochum in Germania, fino a tornare in Brasile.

 

 

Indice di invisibilita: 3/10

 

 

Erwin Hoffer (Napoli)

 

 

Viene portato in Italia, al Napoli, da uno che di calcio se ne intende eccome: Pierpaolo Marino vede qualcosa in questo ragazzotto austriaco, un centravanti che avrebbe dovuto far gioire i tifosi del Napoli. E niente, è rimasto un qualcosa che vede solo lui. Peccato, perché le premesse erano ottime: va in gol contro la Salernitana all'esordio, in un derby campano di Coppa Italia dal significato simbolico importante. Peccato che si ferma là: nelle poche presenze fatte non fa molto altro, oltre a scendere in campo. Dopo una buona carriera in Germania è tornato a casa, in Austria. 

 

 

Indice di invisibilita: 2/10

 

 

Jocelyn Blanchard (Juventus)

 

 

Anche qui un colpo che non è stato da maestro. Nel 97-98 guida il Metz al secondo posto in Ligue 1, è uno dei migliori giocatori del campionato francese, è un centrocampista di qualità che sembra un predestinato. Sembra: la Juventus l'anno dopo lo prende per 7 miliardi, in precampionato fa un gran gol contro il Newcastle, ed è stata la cosa più bella fatta alla Juve. Per il resto tanta panchina, sporadiche apparizioni, un ritorno in Francia dove fa subito di nuovo bene. Viene considerato uno dei peggiori acquisti degli ultimi 30 anni della Juve, insieme ad Athirson. Non male.