Senza dubbio è uno degli allenatori italiani più vincenti e più famosi degli ultimi anni: Massimiliano Allegri si è conquistato un posto tra i grandi dopo un’ascesa fulminea che l’ha portato dalle panchine di provincia alle big della Serie A. Una carriera piena di successi e di trofei, quella di Allegri, che se da giocatore non ha proprio brillato, come allenatore si sta dimostrando senza dubbio un vincente. Classe 1967, dopo aver detto addio al calcio nel 2003 ha cominciato la sua lunga rincorsa alle panchine importanti, partendo dall’Aglianese.

 

La carriera di Allegri da allenatore: il grande salto fino alla Juventus

Allegri comincia ad allenare l’Aglianese, sua ultima squadra da giocatore, nella stagione 2003-2004. Parte quindi dalla Serie C2, ma l’anno successivo arriva già il salto di categoria per lui: viene scelto dalla Spal nell’estate del 2004, in Serie C1. Termina la stagione al nono post, poi complice anche il fallimento societario della Spal si accasa al Grosseto: due anni e due esoneri per Allegri, che decide così di passare al ruolo di collaboratore tecnico affiancando il suo maestro Galeone all’Udinese. Da allenatore torna a siglare un accordo con il Lecco, ma non allenerà mai la squadra: ancora prima dell’inizio della stagione in Serie C1 lascia il club per divergenze con la società.

 

La scalata invece parte da Sassuolo: Allegri diventa allenatore dei neroverdi nell’estate del 2007 e alla sua prima stagione porta la squadra alla prima, storica promozione in Serie B. Nello stesso anno vince anche la Supercoppa di Serie C1, aggiudicandosi così la Panchina d’Oro di Prima Divisione, edizione 2008.

 

Nell’estate del 2008 riceve la chiamata del Cagliari e comincia così la sua avventura in Serie A. In realtà Allegri versione sarda non parte nel migliore dei modi: cinque sconfitte di fila per lui, con Cellino che comunque lo conferma. E fa bene: il Cagliari comincia a girare forte, arriva addirittura al settimo posto in classifica in un certo punto della stagione, per poi ottenere la matematica salvezza all’ottava giornata del girone di ritorno. Guida il Cagliari anche nella stagione successiva, durante la quale riceve anche la Panchina d’Oro per la precedente, ma viene esonerato il 13 aprile del 2010. 

 

Il 27 giugno del 2010 diventa l’allenatore del Milan: alla sua prima stagione Allegri vince lo Scudetto, il diciottesimo della storia rossonera. Il 6 agosto del 2011 ottiene anche il successo in Supercoppa Italiana contro l’Inter. La sua seconda stagione al Milan termina con un secondo posto, mentre in quella 2012-2013 i rossoneri riescono a conquistare a fatica il terzo posto valido per la Champions League. Viene esonerato il 13 gennaio del 2014, a seguito della sconfitta per 4-3 contro il “suo” Sassuolo (quella del famoso poker di Berardi).

 

Il 16 luglio del 2014, Allegri diventa il nuovo allenatore della Juventus: prende il posto di Antonio Conte e viene chiamato a guidare una squadra che vince la Serie A da tre anni consecutivi. Riuscirà a confermarla e a confermarsi un grande tecnico: Allegri vince il campionato italiano per cinque anni di fila. Oltre ai successi in Serie A arrivano anche 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane. Max Allegri alla Juventus conquista anche due finali di Champions League, nel 2015 e nel 2017. Lascia ufficialmente la panchina bianconera, di comune accordo con la società, al termine della stagione 2018/2019.

 

I trofei vinti da Massimiliano Allegri

1 Campionato di Serie C1: Sassuolo, stagione 2007/2008

 

1 Supercoppa di Serie C1: Sassuolo, stagione 2007/2008

 

6 Scudetti in Serie A: con Milan (2010-2011) e Juventus (2014-2015, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018, 2018-2019)

 

4 Coppa Italia: Juventus (2014-2015, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018)

 

3 Supercoppa italiana: con Milan (2011) e Juventus (2015, 2018)

 

 

 

Lo stile di gioco e i moduli preferiti da Allegri

Una delle abilità che vengono riconosciute più spesso ad Allegri è quella di saper leggere le partite: l’ex tecnico della Juventus è abile nel capire come e quando colpire l’avversario, “sente” la gara come pochi allenatori al mondo. Allegri non ha un modulo preferito, in carriera li ha utilizzati praticamente tutti. Di solito predilige una linea di difesa a 4, punta molto sui centrocampisti (da ex centrocampista qual è) e cerca sempre di adattarsi alla rosa che ha, mettendo i suoi giocatori nelle condizioni di rendere al meglio. Una delle critiche che gli sono state mosse è quella di non puntare molto sul “bel gioco”. Lui, comunque, ha risposto con i risultati.

 

Max Allegri: le sue frasi più celebri

Di seguito, alcune delle frasi più celebri pronunciate da Max Allegri nel corso della sua carriera da allenatore. 

 

“Quando non si attacca non bisogna vergognarsi di difendere bene perché l’obiettivo finale è il risultato che bisogna raggiungere in qualunque modo. Sono contento di quelli che fanno il calcio spettacolo, per me lo spettacolo lo si va a vedere al circo”.

 

“Se c’è qualcosa che dico ai ragazzi prima delle gare? Che bisogna vincere. L’unica cosa che conta quando scendiamo in campo è quella di vincere ogni partita”.

 

“Vogliono far passare il calcio per scienza, invece non c’è un cavolo di niente di scientifico. È uno spettacolo, e lo spettacolo lo fanno gli artisti. Qui vogliono spoetizzare il calcio, soffocare la creatività: è questo l’errore più grande che stiamo facendo. Se togli la poesia, allora tanta vale giocarsela al computer”. (Intervista a Repubblica)

 

Febbraio 2012, dopo il famoso gol fantasma di Muntari: “Si vede che la linea di porta era troppo grossa… Diciamo che è stato un episodio simpatico, e che la mia squadra ha fatto una grande partita. Diciamo pure che, a volte, a star zitti sarebbe meglio. Io comunque mi diverto, sono toscano e le battute mi piacciono. È evidente che quell’episodio ci ha penalizzato, e che la partita è stata falsata. Sarebbe stato il 2-0 per noi. Il gol annullato a Matri? Sarebbe stato, eventualmente, il 2-1. Comunque la Juve è imbattuta, e ha dimostrato di star facendo molto bene”.

 

“Arrivare in un posto alla Juventus stravolgere tutto togliendo certezze a giocatori che avevano vinto 3 scudetti sarebbe stato da persona poco intelligente. E ritenendomi una persona discretamente intelligente… Poi con il passare del tempo e delle situazioni sono passato alle mie idee, conservando comunque quello che era stato costruito”.