NBA, dalla regular season alle Finals: come funziona la stagione
Il campionato NBA rappresenta la massima espressione della pallacanestro. I cestisti di tutto il mondo sognano un giorno di poter calcare i parquet degli Stati Uniti, in un torneo visto e seguito in tutto il mondo. L’associazione, nel corso degli anni, ha sempre coniugato la ricerca dello spettacolo sportivo, accompagnato da un lavoro di marketing e diffusione che rendono la lega un vero e proprio fenomeno mediatico. Ma come funziona precisamente l’NBA? Non è semplicissimo, per questo lo analizzeremo oggi.
Come funziona il campionato NBA? L’inizio dalla Regular Season
Sono 30 le franchigie che partecipano alla NBA. Tutte statunitensi, eccezion fatta per i Toronto Raptors che hanno base in Canada. Le squadre sono divise in due gruppi da quindici ciascuno su base territoriale: la Eastern Conference e la Western Conference e, a loro volta, sono ulteriormente ripartite in sei Division da cinque squadre. Si tratta dell’Atlantic Division, della Central Division e della Southeast Division a Est, e della Northwest Division, della Pacific Division e della Southwest Division a Ovest.
Questa organizzazione è determinante per lo svolgimento della prima parte del campionato: la Regular Season. Diversamente da come siamo abituati in Europa, non si svolge il cosiddetto girone all’italiana con andata e ritorno tra casa e trasferta, ma tutte le franchigie dovranno disputare 82 partite, in un arco temporale che va dalla fine di ottobre alla metà di aprile. Un ritmo serrato che, talvolta, costringe i giocatori ad affrontare i cosiddetti back-to-back, ovvero due incontri per due giornate consecutive, anche contro la stessa franchigia.
Le squadre appartenenti alla stessa Conference si affrontano almeno tre volte nel corso della Regular Season (quattro per coloro che appartengono alla stessa Division), incontrando in sole due occasioni le avversarie dell’altra Conference. Il campionato si ferma solamente in occasione della Vigilia di Natale, del Thanksgiving Day e, quando capita, per le elezioni presidenziali. L’unica pausa prolungata avviene a febbraio, in occasione dell’All Star Game, con le competizioni che si fermano per una settimana.
La maggior parte degli incontri si disputa nella serata statunitense quindi, per motivi di fuso orario, nella notte italiana. Tuttavia, essendo la NBA molto diffusa in Europa, specialmente nel week-end, si cerca di programmare anche match in orari compatibili per il Vecchio Continente. Dalla stagione 2023-24, inoltre, c’è la novità dell’In-Season Tournament, di cui andremo a parlare nel prossimo paragrafo.
La novità della NBA: l’In-Season Tournament
Molti appassionati di pallacanestro ritengono che il livello della Regular Season non sia sempre elevatissimo, con molte partite deludenti. Un messaggio che è arrivato ai vertici della NBA che, nella logica di mantenere sempre alto l’interesse del pubblico, hanno inserito a partire della stagione 2023-24 l’In-Season Tournament.
Si tratta di una competizione che si svolge a partire dal 3 novembre fino al 9 dicembre. In una prima fase eliminatoria, saranno individuate delle partite nel calendario della Regular Season, quattro per squadra, che porteranno alla definizione di una classifica secondo la solita logica della Eastern e Western Conference. Le migliori otto accederanno quindi ai quarti di finale e chi supera il turno accederà alle Final Four che si disputeranno nel campo neutro di Las Vegas. Semifinale e finale saranno gli unici confronti ‘extra’ rispetto al calendario della Regular Season. Quindi le due franchigie che arriveranno fino in fondo giocheranno due partite in più rispetto agli altri.
La Trade Deadline e l’All Star Game
Un mese cruciale per la stagione NBA è a febbraio. Solitamente nel corso della prima settimana viene posta la cosiddetta Trade Deadline, ovvero la chiusura del mercato che riaprirà solo a stagione finita. Una giornata molto calda, con le squadre che cercano di muovere i tasselli per cercare di rafforzarsi in vista dei Play-off o, viceversa, di effettuare operazioni per porre le basi per la ricostruzione nelle stagioni a venire. Solo nell’ultimo anno giocatori del calibro di Kevin Durant e Kyrie Irving hanno cambiato maglia.
Poco dopo la Trade Deadline c’è l’All Star Week-end, un momento di festa per la NBA. Qui i grandi campioni si esibiscono in gare di schiacciate, sfide di abilità e al tiro da tre, facendo da preludio alla sfida tra le due selezioni con i migliori giocatori della lega. Un passaggio spettacolare, che fa da preambolo al rush finale della corsa ai play-off.
Come funzionano i Play-off e le Finlas di NBA
Concluse le 82 partite di Regular Season, si stipula una classifica. Le migliori sei squadre di ciascuna Conference accedono direttamente ai Play-off per il titolo NBA, mentre gli ultimi due posti sono assegnati dai Play-in, introdotti recentemente. Si parte a metà aprile e si arriva a giugno: due mesi che rappresentano l’apice della pallacanestro. Tutti sono chiamati ad alzare il proprio livello di rendimento e questo dà vita a partite spettacolari.
Primo round con i Play-in che mette di fronte le squadre piazzatesi dalla settima alla decima posizione nelle rispettive Conference. La settima e l’ottava si giocano in partita secca l’accesso al tabellone principale. Chi perde si gioca l’ultimo slot disponibile contro la vincente della sfida tra l’ottava e la decima. I Play-off si giocano al meglio delle sette partite: chi arriva per primo a quattro successi passa al turno successivo. Anche questa fase del torneo è ripartita tra le due Conference. Le vincitrici a Est e Ovest si scontrano nell’ultimo atto della NBA: le Finals, ancora una volta al meglio delle sette partite.
Una stagione lunga e intensa. Le 30 franchigie hanno una tabella di marcia che conta un minimo di 82 partite fino a un massimo di 112. Gli appassionati possono godere della possibilità di assistere ogni giorno a un match, in maniera ininterrotta per circa otto mesi.