Cala il sipario sulla consueta discussione che infiamma gli appassionati e gli addetti ai lavori: una Serie A a 18 squadre sarebbe davvero la svolta per il calcio italiano? Tra chi sogna un torneo più competitivo e chi teme il crollo delle piazze storiche, analizziamo pro e contro di un format che potrebbe ridisegnare il futuro della nostra massima serie.

 

La Serie A e la formula a 18 o 20 squadre

 

Nei maggiori campionati europei, il formato a 20 squadre è ormai standard. Tuttavia, la Serie A ha una storia prevalentemente caratterizzata da un format a 18 squadre, introdotto l’ultima volta nel campionato 1988-1989 e mantenuto fino alla stagione 2004-2005. In precedenza la Serie A prevedeva 16 squadre e due retrocessioni, mentre la successiva riforma ha portato alla formula attuale, con 20 squadre e il passaggio dalle quattro alle tre retrocessioni. La scelta di una Serie A composta da 20 squadre avvenne in risposta al blocco delle retrocessioni nelle serie minori dovuto al caso Catania, ma la formula venne poi adottata definitivamente anche per rispondere alla necessità di monetizzare al massimo i diritti televisivi, ampliando il numero di partite. Decisivo fu anche il desiderio di dare l’opportunità a un maggior numero di club minori di competere nella massima divisione, aumentando le loro entrate e rendendoli più stabili economicamente. Negli ultimi tempi si è riaperto il dibattito sull’opportunità di tornare a un campionato a 18, caldeggiata da Juventus, Inter, Milan e Roma e osteggiata da tutti gli altri club di A e dai maggiori club di Serie B (i quali però non votano).

 

Prima di elencare pro e contro di una Serie A a 18 squadre, partiamo da alcune considerazioni: la prima è che negli ultimi anni, con l’introduzione di nuovi tornei internazionali, sia a livello di club che di nazionali, il numero delle partite che un calciatore può potenzialmente disputare in una stagione è elevatissimo, quasi il doppio di quelle che avrebbe disputato giocando nello stesso club trenta anni fa.

 

La seconda considerazione è che nel frattempo è anche cambiata la concezione delle rose, oggi molto più lunghe, che con la recente introduzione dei cinque cambi permettono maggiori rotazioni e una suddivisione delle fatiche fra più protagonisti.

 

Inoltre va aggiunto un dato: se è vero che i campionati più importanti oggi sono tutti composti da 20 squadre, la storia della Serie A insegna che quando il campionato italiano era considerato il più bello del mondo, tra gli anni ’80 e i primi anni 2000, le squadre che se lo disputavano non erano 20, ma 16 o 18.

 

Vediamo allora nel dettaglio quali potrebbero essere i vantaggi e gli svantaggi di una Serie A a 20 o a 18 squadre.

 

I vantaggi di una serie A a 18 squadre

 

I sostenitori di un ritorno alle 18 squadre puntano a questi effetti con un’eventuale riforma:

 

  • Migliore qualità delle partite: con meno squadre, il livello tecnico si alzerebbe, concentrando i talenti nei club della massima serie e favorendo un campionato più competitivo. In effetti negli anni ’80, con 16 squadre in Serie A, quasi ognuna di esse poteva contare su un grande campione internazionale. D’altronde i detrattori di questa formula sostengono che con l’apertura quasi illimitatata agli stranieri nelle moderne rose allargate, e la forbice aumentata tra i club più ricchi e tutti gli altri, la condizione degli anni ’80 non sarebbe replicabile;
  • Calendario meno congestionato: la riduzione di partite alleggerirebbe il calendario, dando ai giocatori più tempo per recuperare e riducendo i rischi di infortuni. Non sono pochi quelli che sostengono che l’aumento degli infortuni gravi sia causato anche dai troppi impegni dei calciatori, e non è un caso che i club più impegnati nelle Coppe europee e che danno un maggior numero di gocatori alle nazionali siano quelli che chiedono la riduzione a 18 squadre della Serie A. Allo stesso modo però la richiesta stride con le esigenze manifestate dagli stessi club di aumentare gli impegni internazionali, di maggior appeal per le televisioni, con proposte che vanno dalla recente riforma delle Coppe europee alla creazione della Superlega.
  • Vantaggio competitivo in Europa: a proposito di Europa infatti, chi chiede un ritorno della serie A a 18 squadre sostiene che i club che partecipano alle competizioni europee beneficerebbero di una maggiore freschezza fisica e mentale, migliorando le possibilità di successo a livello internazionale. Sembra una valutazione ragionevole, anche se i trofei internazionali degli ultimi decenni sono stati assegnati tutti a club che militavano in campionati composti da 20 squadre;
  • Aumento dell'interesse del pubblico: un campionato più competitivo e qualitativo può attirare un maggior numero di spettatori e fan, aumentando l’appeal del prodotto calcistico italiano. Anche non riconoscendo che una riduzione di squadre migliorerebbe la qualità complessiva della Serie A, non c’è dubbio che un campionato con un numero minore di squadre di fatto taglierebbe le due società meno attrezzate, evitando di iscrivere formazioni che rischiano di retrocedere con larghissimo anticipo. Inoltre la lotta per la salvezza coinvolgerebbe un numero maggiore di club, riducendo al minimo le squadre che, una volta salve, non hanno più nulla da chiedere al campionato e fanno decadere le loro prestazioni, di fatto falsando un po’ il valore dello stesso.

 

Svantaggi di una Serie A a 18 squadre

 

Chi invece tra una Serie A a 18 squadre e una a 20 preferisce questa seconda opzione, ritiene che una riduzione dei club comporterebbe:

 

  • Perdita di opportunità per i club minori: la riforma penalizzerebbe i club più piccoli, che avrebbero meno chance di accedere alla Serie A e di beneficiare delle entrate economiche che ne derivano. Alcuni club come il Carpi, il Benevento, il Frosinone o il Sassuolo hanno esordito in Serie A anche grazie a questo allargamento, sebbene raramente poi sono stati sufficientemente competitivi per restare nella categoria.
  • Riduzione dei ricavi: è probabilmente la madre di tutte le argomentazioni. Meno partite potrebbero ridurre le entrate per i club, specialmente per quelli che dipendono in gran parte dai diritti televisivi, e quindi rendere meno sostenibile la gestione economica. Ma anche gli incassi da botteghini o sponsor allo stadio risentirebbero della riduzione dei match previsti.
  • Minor visibilità per il campionato: con meno partite il campionato potrebbe perdere in visibilità. Con il ritorno a 18 squadre si avrebbe una partita in meno a settimana e quattro turni complessivi cancellati dal calendario, le partite di Serie A passerebbero da 380 a 306, con una relativa minor visibilità del campionato italiano.
  • Aumento del rischio retrocessione per i club e difficoltà di accesso alla Serie A: è la motivazione che avanzano soprattutto i club medio piccoli. Con solo 18 squadre è vero che la lotta per la permanenza in Serie A sarebbe più avvincente, ma la pressione e il rischio di retrocessione aumenterebbero per i club medio-piccoli, penalizzando la stabilità finanziaria delle squadre meno competitive.