Nel calcio moderno, due modelli di gioco, il calcio posizionale e il calcio relazionale, si sono affermati come filosofie tattiche fondamentali, condividendo l’obiettivo del controllo della partita e l’efficienza nelle fasi di possesso e difesa, ma differendo per le strategie adottate. Originariamente il calcio britannico si basava su continue avanzate e lanci lunghi, ma con il tempo emersero approcci scientifici che miglioravano il gioco collettivo. Nel 1952, Ivan Sharpe descrisse il “gioco di posizione” come uno stile avanzato che, attraverso combinazioni complesse, poteva soppiantare il caos degli schemi britannici. Questo tipo di gioco, oggi ben strutturato, si ritrova nelle filosofie del calcio posizionale e del calcio relazionale.

 

Cos'è il calcio relazionale: storia e principi tattici

 

Il calcio relazionale è un approccio che privilegia l’interazione tra i giocatori e la fluidità nei movimenti, creando una sinergia di gruppo. Nato e perfezionato in Brasile, questo stile enfatizza la libertà di movimento e l’interconnessione tra giocatori, consentendo a ciascuno di loro di supportare i compagni e muoversi come un organismo unico. Ogni giocatore è libero di interpretare la propria posizione a seconda delle situazioni, senza rigide assegnazioni di ruolo.

 

Allenatori come Carlo Ancelotti, Fernando Diniz e Henrik Rydström sono noti per adottare questo approccio. Ancelotti, per esempio, valorizza l’interazione tra i giocatori per favorire un gioco fluido e adattabile. L’approccio relazionale incoraggia passaggi brevi e movimenti spontanei, focalizzandosi sulla creazione di superiorità numerica nei pressi del pallone. Fernando Diniz, alla guida della Fluminense, e Henrik Rydström con il Malmö, hanno spinto questo stile a livelli avanzati, privilegiando schemi asimmetrici e un possesso palla che coinvolge tutti. Le loro squadre evitano i lanci lunghi, puntando invece su scambi rapidi e dribbling per avanzare e mantenere il controllo del gioco. Qui, l’obiettivo non è tanto occupare posizioni precise, ma assicurarsi che ogni giocatore abbia sempre diverse opzioni di passaggio. Questo stile promuove creatività e libertà individuale, richiedendo però una comprensione reciproca profonda tra i giocatori.

 

Come funziona il calcio posizionale? I nomi che l'hanno reso celebre

 

Il calcio posizionale si fonda sul controllo dello spazio e nasce con l’Olanda di Rinus Michels negli anni ’70, raggiungendo la sua massima espressione grazie a Pep Guardiola. Questo sistema richiede che i giocatori occupino specifiche aree del campo in modo quasi geometrico, permettendo di controllare la partita attraverso una disposizione strategica. Ogni giocatore si colloca in una posizione prestabilita per ottimizzare il possesso palla e impedire che l’avversario abbia spazi liberi. È un approccio che richiede grande disciplina, con lo scopo di limitare gli spazi liberi e costringere l’avversario a rincorrere il pallone.

 

Allenatori come Xavi con il Barcellona e Xabi Alonso con il Bayer Leverkusen hanno adottato il calcio posizionale, organizzando le squadre in modo che mantengano una struttura definita. Questa disposizione consente ai giocatori di anticipare le azioni degli avversari, mantenendo compattezza ed equilibrio tra le linee. L’occupazione razionale del campo permette di rispondere rapidamente alla perdita di possesso, attivando il cosiddetto “Gegenpressing,” ossia una pressione immediata per recuperare il pallone tipico del Liverpool di Klopp. Il Barcellona di Guardiola è stato il modello di questo approccio: ogni giocatore aveva un ruolo preciso e una posizione chiara, formando una struttura “a scacchiera” che facilitava i passaggi tra le linee. Oggi, questa disposizione è riconoscibile nel Manchester City di Guardiola e nel Bayer Leverkusen di Alonso, che avanzano con ordine mantenendo la struttura e puntano sempre a occupare l’ultimo terzo del campo per costringere gli avversari a schiacciarsi in difesa.

 

Differenze principali tra calcio relazionale e calcio posizionale

 

  • Posizionamento e Movimento: nel calcio posizionale i giocatori devono mantenere le posizioni prefissate per creare superiorità territoriale, mentre il calcio relazionale concede maggiore libertà di movimento, favorendo dinamismo e interazione. In quest’ultimo, la posizione è più flessibile e asimmetrica, e si adatta alle diverse situazioni di gioco.
  • Focus sulle individualità: il calcio relazionale valorizza la creatività individuale e le abilità di dribbling, con l’obiettivo di creare superiorità attorno al pallone. Gli allenatori relazionali, come Diniz e Rydström, incoraggiano i giocatori a prendere rischi e a esprimere le loro abilità. Nel calcio posizionale, l’individualità è invece subordinata alla struttura collettiva: ogni movimento è pianificato per garantire un flusso costante e ordinato del gioco.
  • Approccio al possesso palla: nel calcio posizionale la costruzione avviene tramite passaggi corti e sicuri, attirando la pressione avversaria per sfruttare gli spazi aperti, mentre il calcio relazionale punta su una circolazione continua del pallone senza vincoli rigidi di posizione, creando zone di sovraccarico per mantenere il controllo del gioco.
  • Pressing e recupero del pallone: entrambi enfatizzano il recupero immediato della palla, ma differiscono nel modo. Nel calcio posizionale, il recupero è organizzato e compatto, come nel Barcellona di Xavi, mentre il calcio relazionale favorisce un pressing più fluido e flessibile, facilitato dalla vicinanza tra giocatori.
  • Gestione della difesa: il calcio posizionale prevede una linea difensiva alta e compatta per tenere gli avversari lontani dalla porta e costringerli a commettere errori, mentre il calcio relazionale adotta una difesa più dinamica e flessibile, dove i giocatori collaborano per impedire l’avanzata avversaria.

 

 

Questi due approcci tattici non sono rigidi come potrebbero sembrare: gli allenatori devono spesso tenere conto del talento dei giocatori. Ad esempio, Arrigo Sacchi, noto per la sua disciplina posizionale, lasciò in panchina Beppe Signori nella finale dei Mondiali ’94 per preferire un giocatore più disciplinato come Evani. Tuttavia, anche in contesti posizionali è possibile permettere il talento individuale: Guardiola, per esempio, ha saputo integrare Lionel Messi in un sistema rigorosamente posizionale, concedendogli libertà creativa in fase di possesso.

 

Allo stesso modo, Maurizio Sarri nell’ultima Juventus Campione d’Italia ha adattato (malvolenteri) il suo gioco per non limitare il talento di Cristiano Ronaldo. Oggi, molti allenatori combinano elementi di calcio posizionale e relazionale per adattarsi al contesto e alle caratteristiche della squadra. Questo equilibrio dinamico potrebbe portare a una fusione sempre maggiore di questi due stili nel calcio futuro, con squadre che alternano approcci posizionali e relazionali a seconda delle situazioni di gioco, rendendo la tattica calcistica più varia e imprevedibile.