Le nazionali guidate da Velasco e Bebeto negli anni ’90 hanno trasformato la percezione che nel mondo si aveva della pallavolo italiana: una Generazione di fenomeni che ha vinto tutto e fatto la storia.  

 

Fino al 1989 non si erano registrati grandi successi per la nazionale azzurra, e la pallavolo non riempiva mai le prime pagine dei quotidiani italiani. Tutto è cambiato quell’anno, quando con l’approdo sulla panchina azzurra dell’argentino Julio Velasco, in maglia azzurra sono arrivati atleti plasmati dal nuoco commissario tecnico, dotati di grande talento e animati da una grande voglia di emergere, tra i quali Andrea Zorzi, Luca Cantagalli, Andrea Lucchetta, Paolo Tofoli, Lorenzo Bernardi, Andrea Gardini, Pasquale Gravina, Andrea Giani, Samuele Papi e Ferdinando De Giorgi: in poche parole, quelli che sarebbero stati definiti alla fine del decennio successivo la Generazione di fenomeni.  

 

Generazione di fenomeni: le vittorie  

 

Che la nuova nazionale di Velasco potesse scrivere pagine importanti lo si capì subito: il primo trionfo della storia azzurra arrivò al primo colpo, con la vittoria dei Campionati Europei del 1989, davanti alla Svezia. Nello stesso anno soltanto la fortissima Cuba fermerà l’Italia ai campionati del Mondo, ma la storia stava cambiando: nel 1990, dopo aver eliminato in semifinale il temibilissimo Brasile padrone di casa, l’Italia batte 3-1 Cuba e si laurea per la prima volta nella sua storia Campione del Mondo. Un successo che riuscirà a ripetere altre due volte nel corso del formidabile decennio, nel 1994 e, quando sulla panchina della nazionale non ci sarà più Julio Velasco ma il subentrato Bebeto, nel 1998.  

 

La Generazione di fenomeni si dimostrerà competitiva per la vittoria di ogni trofeo per tutto il decennio e alla fine collezionerà, oltre ai tre mondiali, anche altri tre Campionati Europei (’93-’95-’99), un Coppa del Mondo (1995), una Gran Champion Cup (1993) e addirittura otto World League su undici tra il 1990 e il 2000 (mancando la vittoria solo nelle stagioni ’93, ’96 e ’98).   

 

Una sfilza di successi incredibili con un’unica grande assente: la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici; dopo aver vinto il proprio girone di qualificazione a Barcellona ’92, gli azzurri campioni del mondo dovettero fermarsi ai quarti di finale, sconfitti 3-2 dall’Olanda; ma la delusione più grande arrivò ad Atlanta ’96, quando in finale, ancora contro gli Orange, gli azzurri che avevano perso due soli set nelle sette partite precedenti e regolato l’Olanda 3-0 nel girone di qualificazione, incapparono nella peggior sconfitta della loro carriera, ancora una volta per 3 a 2. Per Velasco e i suoi ragazzi arrivò medaglia d’argento, il più importante risultato olimpico di sempre per l’Italia, ma la delusione fù fortissima ed è probabilmente alla base della decisione di Velasco di abbandonare la guida della nazionale.  

 

Queste vittorie nella pallavolo maschile hanno avuto un impatto significativo sulla percezione della pallavolo nel Paese, ispirando una generazione di giovani pallavolisti italiani, giocando un ruolo importante nell'aumento della popolarità del volley in Italia. Gli anni '90 sono considerati l'età dell'oro della pallavolo italiana e i ragazzi di quella Generazione di fenomeni che sono diventati indimenticabili icone dello sport mondiale.   

 

La Generazione di fenomeni: i protagonisti  

 

Sono tanti gli azzurri che nel decennio hanno fatto sognare i tifosi italiani, ne ricordiamo solo alcuni, tra i più importanti:  

 

Il Coach, Julio Velasco: Uno dei coach più famosi della nazionale italiana di tutti i tempi. Caratterizzato da una grande abilità tattica e da una capacità di motivare i suoi ragazzi, Velasco ha portato queste sue doti anche nel calcio, dove per un breve periodo ha lavorato per la Lazio e per l’Inter.  

 

Andrea Giani: uno dei giocatori più importanti di questa era. Era un potente attaccante, dotato di una micidiale schiacciata e abilità nel difendere la rete. Giani era considerato uno dei leader carismatici in campo.  

 

Marco Bracci: uno dei più abili alzatori del suo tempo, Bracci è stato un elemento fondamentale per il successo della nazionale negli anni Novanta. Era noto per la sua precisione nel dare il cambio di palla e per la sua capacità di impostare azioni offensive efficaci.  

 

Lorenzo Bernardi: indiscutibilmente uno dei giocatori più talentuosi e completi di questa era, Bernardi ha dominato il mondo della pallavolo negli anni Novanta. Era un ottimo schiacciatore abilie nel saltare e potente.  

 

Andrea Zorzi: uno tra i giocatori più famosi a giocare in nazionale, schiacciatore formidabile, potente e intelligente, capace di trovare spazi anche in situazioni difficili, era tra i migliori del mondo nel suo ruolo.   

 

Fernando De Giorgi: malgrado la statura non eccelsa, Fefè De Giorgi si afferma come uno dei migliori palleggiatori della sua epoca e a fine carriera sarà tra i pochi ad aver vinto tre edizioni dei Campionati del Mondo.  

 

Paolo Tofoli: palleggiatore, Tofoli era noto per la sua grande reattività e per la sua abilità nel difendere la palla. Era in grado di recuperare palloni quasi impossibili e la sua presenza in campo era fondamentale per mantenere l'equilibrio della squadra.

 

Andrea Gardini: Uno dei miglior centrali di sempre, molto abile in attacco, è stato uno dei simboli della Generazione di fenomeni, nonché il primo italiano ad essere accolto, nel 2007, nella Volleyball Hall of Fame di Holyoke.  

 

Andrea Lucchetta: ricordato per l’originale taglio di capelli e i modi esuberanti, è stato un centrale di grandissima qualità. Suo il punto decisivo nella semifinale mondiale col Brasile nel 1990, anche se quello brasiliano è il suo unico campionato mondiale vinto, della Generazione di fenomeni diverrà uno dei simboli e capitano.  

 

Questi atleti insieme a molti altri (Claudio Bonati, Vigor Bovolenta, Luca Cantagalli, Mirko Corsano, Alessandro Fei, Claudio Galli, Giacomo Giretto, Pasquale Gravina, Stefano Margutti, Marco Martinelli, Roberto Masciarelli, Marco Meoni, Samuele Papi, Michele Pasinato, Damiano Pippi, Simone Rosalba, Andrea Sartoretti, Fabio Vullo) hanno lasciato un’impronta duratura nel mondo della pallavolo. Grazie alla determinazione e all'eccellenza tecnica, ma anche alla loro capacità di lavorare insieme come squadra, con loro la nazionale hanno raggiunto livelli di successo senza precedenti, segnando gli anni Novanta come il periodo di maggior splendore della pallavolo azzurra.