5 curiosità per spiegare la grandezza di Pelè per il Brasile e non solo
Pelè è morto, viva Pelè: il re del calcio è scomparso il 29 dicembre del 2022, all’età di 82 anni. Malato da tempo, erano note le sue precarie condizioni di salute, che si sono aggravate nelle ultime settimane. Il mondo, però, non vuole rassegnarsi al tramonto della re: l’uomo passa, il mito resta. Perché se Edson, l’uomo, può scomparire come tutti gli uomini, Pelè, la leggenda, è stato talmente grande da diventare immortale.
Per spiegare la sua importanza nel mondo del calcio potremmo citare numeri, record, i tre Mondiali vinti e tanto altro. La verità è che Pelè è stato grande per quello che ha rappresentato: ecco cinque curiosità che spiegano la sua grandezza, o almeno ci provano.
Pelè, la leggenda: cinque curiosità sul re brasiliano del calcio
Anche qui, le curiosità sfumano, si tingono di leggenda, alcune sono certificate, altre andrebbero verificate meglio. Ma non è proprio questi, il mito? Qualcosa di talmente lontano nel tempo da dover essere accettato così com’è, come un atto di fede.
Non venne espulso in Colombia
Nel luglio del 1968, il Santos stava giocando un’amichevole contro la Nazionale colombiana quando l’arbitro Velasquez espulse Pelè: un gesto che era quasi un’onta, oltraggio al più grande di sempre. Si narra che il pubblico invase il campo e lo costrinse alla fuga, altri (tra cui lo stesso Velasquez) raccontano invece di un’aggressione da parte di tutti i tesserati del Santos, con l’arbitro che scappò per evitare guai seri (per questo fatto ottenne poi un risarcimento corposo dal Santos). La direzione di gara fu affidata al guardalinee Delgado, che “a furor di popolo” ammise di nuovo la star in campo: Pelè andò oltre il regolamento, tornò dal mondo degli espulsi e apparve di nuovo in campo. Segnando anche il gol decisivo per la vittoria.
Cessione “proibita”
Pelè non è stato un simbolo del calcio brasiliano; Pelè è stato IL calcio brasiliano. Qualcuno dice che sia stato lui ad inventarlo. Troppo? Forse, ma di sicuro è da lui che nasce il mito, la favola del riscatto, la leggenda che fa sognare i bambini nelle strade. Pelè era talmente importante per il Brasile che il regime militare, al potere dal 1964 al 1985, non permise al giocatore di trasferirsi nel calcio europeo: era considerato come un “bene nazionale”. Niente cessioni all’estero, l’imposizione venne allentata solo nel 1974, quando gli venne permesso di andare ai New York Cosmos: gli americani volevano lanciare il “soccer” negli States. Pelè divenne ancora più famoso, in quel periodo, arrivando anche a recitare nel film “Fuga per la vittoria” nel 1981.
Le tournée in Europa
Nonostante questo, il mondo era curioso: tutti volevano vedere Pelè dal vivo, le storie sul suo conto avevano viaggiato oltreoceano. Per questo, come riporta Il Post, nel 1959 passò un mese e mezzo in Europa giocando in tutto 22 partite, un numero impressionante di match che poi, in campo, erano “poco più che esibizioni”. O almeno in teoria: in alcuni casi invece le squadre facevano di tutto per vincere e giocavano duro, proprio perché di fronte c’era Pelè.
Esistono video solo del 20% delle partite di Pelè
Eppure, nonostante questa scarsezza di contenuti, tutti lo conoscono, tutti lo ammirano, tutti lo considerano il re del calcio. Il suo nome è immediatamente riconoscibile in ogni angolo del mondo, proprio per quello che ha rappresentato. E tra l’altro, i pochi video che restano ci raccontano di un giocatore straordinario: perché Pelè in campo era un fenomeno.
Questo, ad esempio, il suo gol contro la Svezia nella finale dei Mondiali del 1958, quando aveva solo 17 anni.
“The difficulty, the extraordinary, is not to score 1,000 goals like Pelé – it’s to score one goal like Pelé.”- Carlos Drummond de Andrade
— The Antique Football (@AntiqueFootball) December 29, 2022
17-year old Pelé chips the ball over Sweden's Bengt Gustavsson to score his 1st of 2 goals in the 1958 WC Final. Brazil won 5-2. pic.twitter.com/Z89Y1uXrrf
Pelè che “ferma” la guerra in Nigeria
Forse la storia più incredibile e dai contorni più sfumati: secondo questa leggenda, Pelè sarebbe stato in grado addirittura di fermare la guerra civile in Nigeria. Nel 1969 il Santos ha messo in scena una delle sue tournée, questa volta recandosi in Africa. Una delle tappe era proprio la Nigeria, che per lui, secondo alcuni, avrebbe istituito un “cessate il fuoco”. La partita effettivamente venne giocata (e terminò 2-2), ma su questo temporaneo stop alle ostilità c’è più di qualche dubbio. Se dovesse essere vero, però, nessuno si stupirebbe: per un re come Pelè, tutto era possibile. Lo stesso Rey ne ha parlato nella sua biografia uscita nel 2007:
“Non sono sicuro che sia completamente vero. I nigeriani ci assicurarono che i Biafrans, quantomeno, non avrebbero toccato Lagos mentre eravamo lì. Ricordo un’enorme presenza militare per le strade e grande protezione da parte dell’esercito e della polizia durante il nostro soggiorno in Nigeria. Il clima era molto pesante.”
Bonus: un’immagine significativa
Semplice, immediata, altamente simbolica: descrive alla perfezione la grandezza di Pelè.
Edson Arantes do Nascimento (1940-2022)
— Giuseppe Pastore (@gippu1) December 29, 2022
"Oggi non lavoriamo perché andiamo a vedere #Pele" (cartello fuori da un teatro di Guadalajara, giugno 1970) pic.twitter.com/127shfb3wS