“Nell’era dei tre punti”: quante volte avete sentito questa frase accostata a qualche record della Serie A. Già, perché agli albori del nostro campionato una vittoria non garantiva il bottino che conosciamo oggi. Vincere una gara in Italia prevedeva, fino all’inizio degli anni ’90, l’assegnazione di due punti in classifica. Lo scarto tra successo e pareggio era davvero minimo, gli equilibri in graduatoria erano notevolmente diversi rispetto a quelli che siamo abituati a vivere al giorno d’oggi. 

 

Dobbiamo anche ricordare che nel corso degli anni è spesso variato anche il numero di squadre in lotta per il campionato: dal minimo storico di 16 tra il ’67 e l’88 a un massimo di 21 della stagione 1947-1948, fino a stabilizzarsi sugli attuali 20 club solo dal 2004 in poi. Ma a prescindere dal numero di squadre, come funzionava la Serie A con 2 punti assegnati per ogni vittoria?

 

Perché fu modificato il sistema di assegnazione dei punti?

 

Lo scopo principale fu indotto dai troppi pareggi che caratterizzavano il nostro campionato. Spesso si giocava ostinatamente per lo 0-0, anche perché lo scarto in termini di punti tra vittoria e pareggio era davvero minima. Basti pensare che una squadra che riusciva a pareggiarle tutte, finiva per trovarsi senza problemi nella prima metà della classifica. Impensabile ad oggi, ma tant’è. Si sentì l’esigenza dunque di dare una scossa ai vari campionati, di dare maggiore peso alle vittorie, così da spronare i club e i calciatori a giocarsi il tutto per tutto per vincere, anche a costo di perdere.

 

Ecco come nasce l’idea di rivoluzionare le partite, debellando gli scialbi pareggi, che oggi servono a poco sia per chi lotta per non retrocede, sia per chi ambisce a vincere lo scudetto. Ai tempi dei 2 punti a vittoria pensate che si poteva vincere il campionato italiano con 60-62 punti in 38 partite. Oggi ne servono più di 80. Fu un cambiamento epocale, una scelta virtuosa che oggi possiamo definire senza dubbio saggia.

 

Quando vennero introdotti i tre punti in Serie A?

 

La nostra federazione calcistica impiegherà quasi quindici anni per apportare le modifiche avviate nel 1981 dalla Football Association, che dopo un’analisi sulle partite di tutto il mondo decise di cambiare il fronte della vittoria. Il campionato del mondo del 1994 è la prima competizione a prevedere i tre punti per ogni successo, proprio mentre in Italia terminava la stagione sperimentale limitata alla Serie C1 e C2. Alla ripresa dei campionati 1994-1995, anche la Serie A e la Serie B si adeguarono a fatica alla nuova regola: la Juventus vinse lo scudetto con 10 punti in più rispetto alla seconda, mentre le ultime due in classifica totalizzarono poco più di 12 punti, ottenendo al massimo quattro vittorie. Cambiò la necessità di vincere, soprattutto per salvarsi: non a caso le squadre in lotta per non retrocedere risultarono quelle più in difficoltà a rimanere a galla.

 

A chi appartiene il record della Serie A a 2 punti?

 

È della Juventus il record di punti in un campionato di Serie A a 2 punti: stagione 1976/77, la squadra bianconera, all’epoca guidata da Giovanni Trapattoni, riuscì a totalizzare la bellezza di 51 punti sui 60 disponibili, in un campionato a 16 squadre. Subito dopo, in una Serie A a 18 club, c’è l’Inter dei record della stagione 1988/89, capace di conquistare 58 punti su 68 e riconquistare così lo scudetto dopo nove lunghi anni. Infine, andando a ricercare un campionato a 21 squadre, il record appartiene al Torino: stagione 1947/48, i granata chiudono il campionato con 65 punti sugli 80 disponibili grazie ai gol di un incredibile Valentino Mazzola.