Walter Mazzarri è tornato: a 10 anni di distanza, il tecnico riparte da Napoli. De Laurentiis ha scelto lui come successore di Rudi Garcia: l’allenatore toscano rientra alla base dopo il ciclo 2009-2013. Il tecnico è stato una figura fondamentale per permettere alla società di crescere a livello di risultati, e quindi dal punto di vista economico. Riuscì a riportare il Napoli in Champions League dopo tanti anni di assenza - basti pensare che l’ultima volta c’era Maradona e si chiamava Coppa dei Campioni – e dopo 22 tornò a festeggiare un trofeo.

 

 

Ritorno al futuro: Mazzarri al Napoli nel 2009

 

Mazzarri nel 2009 aveva ereditato una squadra ordinata tatticamente, ma mediocre tecnicamente e l’ha portata a lottare per le posizioni di vertice, facendo tornare Napoli a respirare aria di Scudetto. Merito anche di uno scouting e di un mercato fatto di idee e investimenti, che negli anni ha alzato costantemente il livello della squadra, passata alla storia grazie ai suoi “tre tenori”. Hamsik, Lavezzi e Cavani hanno permesso a Napoli di sognare in grande e tutto questo non sarebbe stato possibile senza Walter Mazzarri in panchina, un allenatore pragmatico ma con un approccio moderno, che non ama lasciare il possesso agli avversari e a cui piace aggredire fin da subito la partita. La sua storia va di pari passo con quella della città a cui è rimasto inevitabilmente più legato.

 

L’arrivo in corsa e il ritorno in Europa

 

Dopo l’esonero di Eddy Reja, nell’estate del 2009, il Napoli sceglie Roberto Donadoni. L’ex tecnico della Nazionale viene accolto con un mercato importante, senza dubbio il migliore dal ritorno in Serie A: arrivano De Sanctis, Campagnaro, Zuniga e Quagliarella, oltre allo sconosciuto Hoffer. Questi acquisti vanno ad aggiungersi a Cannavaro, Aronica, Maggio, Gargano, Hamsik, Lavezzi e Denis. L’inizio di stagione però è disastroso, con il Napoli che, nelle prime sette giornate, perde quattro partite e ne vince solo due. A quel punto, con la squadra in zona retrocessione, il presidente De Laurentiis decide per il ribaltone: fuori il dg Marino e Donadoni, dentro Bigon e Mazzarri, reduce da buone stagioni con Reggina e Sampdoria.

 

Mazzarri prende quel Napoli disastrato e lo plasma a sua immagine. Il 3-5-2 è il modulo base: Aronica viene spostato quinto di sinistra, Gargano e Pazienza schermano la difesa mentre Hamsik è in costante proiezione offensiva alle spalle del duo Lavezzi-Quagliarella. È un Napoli tutto nervi e ripartenze, che conquista 15 risultati utili consecutivi e torna a vincere a Torino contro la Juventus 21 anni dopo l’ultima volta, imponendosi in rimonta 3-2. Per diverse giornate il Napoli viaggia in zona Champions, salvo poi chiudere la stagione al sesto posto che vale l’Europa League.

 

Cavani, i tre tenori e la Champions League

 

Il Napoli “dei titolarissimi”, come lo definisce Mazzarri stesso, si arricchisce, nell’estate del 2010, dell’uomo che segnerà quegli anni: Edinson Cavani, acquistato dal Palermo per sostituire Quagliarella, volato alla Juventus. Alla prima giornata il tecnico toscano schiera insieme Cavani-Lavezzi e Hamsik, dando così vita al “Napoli dei tre tenori”. I risultati si vedono fin da subito e la squadra non abbandona mai la zona Champions, arrivando a soli quattro punti dal Milan capolista, e alla fine festeggia il terzo posto.

 

Nella stagione successiva, impreziosita dall’acquisto di Pandev, una flessione in campionato coincide con il passaggio del turno in Champions, in un girone composto da Bayern Monaco, Manchester City e Villarreal. Il Napoli accede per la prima volta agli ottavi di finale e viene eliminato dal Chelsea, che alzerà poi la coppa con Di Matteo in panchina. In campionato la squadra fallisce la qualificazione alla massima competizione europea, ma vince la Coppa Italia, battendo in finale la Juventus e tornando ad alzare un trofeo 22 anni dopo l’ultima volta.

 

La stagione 2012-13 si apre con la dolorosa cessione di Lavezzi al Psg e prosegue con la sconfitta in Supercoppa italiana contro la Juve. Il Napoli mostra di non avere una rosa in grado di reggere il doppio impegno ed esce ai sedicesimi di Europa League contro il modesto Viktoria Plzen. In campionato però è tutta un’altra musica. I partenopei chiudono secondi a -9 dai bianconeri di Conte e Cavani festeggia il titolo di capocannoniere, risultati che non si verificavano dai tempi di Maradona. In estate Mazzarri dice addio e decide di trasferirsi a Milano, sponda Inter.

 

La formazione tipo e i giocatori chiave

 

Nel corso dei suoi anni napoletani Walter Mazzarri ha avuto varie formazioni, tutte legate al 3-5-2 e a un calcio intenso, fatto di contropiedi e tanti uomini in zona palla. Il tecnico toscano si affidava a una serie di fedelissimi come il capitano Paolo Cannavaro o Salvatore Aronica, difensore duttile per giocare sia a tutta fascia che come braccetto di sinistra. Gargano e Pazienza erano i motori immobili di una squadra che, in fase di possesso, si schierava con un 3-4-2-1 per sfruttare gli inserimenti di Marek Hamsik e l’abilità nel dribbling di Ezequiel Lavezzi. Il senso del gol di Edinson Cavani, poi, faceva il resto.

 

- Napoli (3-5-2): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Aronica; Maggio, Pazienza, Gargano, Hamsik, Dossena; Lavezzi, Cavani. All. Mazzarri

 

La partita più iconica: Napoli-Lazio 4-3

 

Sono tante le partite iconiche del ciclo Mazzarri: le vittorie di Torino, quelle in Champions League, con l’urlo del San Paolo a far vibrare i sismografi, ma soprattutto Napoli-Lazio del 3 aprile 2011. Una partita rimasta impressa nella memoria dei tifosi napoletani, ma anche di quelli laziali, per la sua drammaticità. Il lunch match si apre con il doppio vantaggio degli ospiti, che segnano con Mauri nel primo tempo e con Dias all’inizio del secondo. Nel giro di due minuti però il Napoli la pareggia grazie al colpo di testa di Dossena e al tap-in del solito Cavani.

 

I biancocelesti non demordono e trovano il gol prima con Brocchi, ma il pallone, che aveva ampiamente superato la linea di porta, viene dato fuori dall’assistente, e poi con l’autogol di Aronica. A quel punto parte la rimonta del Napoli, che prima pareggia con il rigore di Cavani, con annessa espulsione di Biava, e poi, con un bellissimo pallonetto del Matador, fissa il risultato sul definitivo 4-3 a pochi minuti dal triplice fischio.