Eclettico, geniale, vincente: semplicemente José Mourinho. A 61 anni lo Special One resta nell’immaginario collettivo come l’allenatore perfetto per carisma, mediaticità ed empatia con qualunque tifoseria. L'ultima a goderselo è stata quella della Roma, in tutto e per tutto: non a caso, José ha goduto di stima incondizionata da parte del tifo giallorosso. Perché? Sicuramente perché ha vinto un trofeo, una storica Conference League, ma a prescindere... perché è lo Special One. Riviviamo allora le tappe che hanno scandito la carriera di Mourinho: ventisei trofei vinti (che lo fanno entrare di diritto tra gli allenatori più vincenti di sempre), gesti iconici e plateali, oltre a imprese senza tempo.

 

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La carriera di Mourinho, il prof di educazione fisica sul tetto d’Europa

 

Nove squadre guidate, 22 stagioni vissute al massimo, oltre mille panchine in carriera. Ne ha fatta di strada il visionario di Setubal, partendo dal ruolo di insegnante di educazione fisica in una serie di scuole primarie nel 1987. Poi l’esperienza da secondo nello Sporting Lisbona nel ’92, prima di prendere il ruolo da vice anche al Barcellona.

 

La svolta si presenta al Benfica, dove in breve tempo strapperà lo scettro di prima guida della squadra. Un lavoro, seppur iniziale, che attrae l’attenzione del Porto, per una scelta rivelatasi più che azzeccata: in due anni coi Dragoes arriveranno ben 6 trofei. Tra questi, quello più importante, la prima Champions League costruita con idee e principi solidi, per un Porto che fa ricorso agli stranieri solo quanto basta. Anima e corpo per la propria guida tecnica, uno spirito di squadra capace di colmare il gap con le big europee. 

 

Nel 2004 l’astro nascente degli allenatori europei è richiesto da molti club e a vincere la corsa è il nuovo Chelsea, che si assicura il portoghese per la stagione successiva. “Non sono uno a caso, io sono lo special one”.

 

8 trofei regalati alla bacheca dei Blues. Mai banale, soprattutto quando si tratta di vincere: non a caso nei primi due anni arriva ad alzare due Premier League consecutive a Stamford Bridge. Non troppo british, ma poco importa. Anche perché nel 2008 c’è l’opportunità tutta italiana sulla panchina dell’Inter. La voglia di gloria di Massimo Moratti si sposa perfettamente con il vincente portoghese, capace, anche qui in sole due stagioni, di riportare la Champions dopo 45 anni nella Milano nerazzurra. Prima una Supercoppa e uno Scudetto nel 2009, preludio al primo Triplete italiano l’anno successivo. La festa e l’addio consumati tutti in una notte al Bernabeu, lì dove tutto finirà, ma anche lì dove tutto riprenderà. Perché uno come lui non poteva non diventare un Galacticos.

 

 

 

La carriera di Mourinho dopo il Triplete

 

Nei due anni al Real Madrid, Mourinho conquista il suo quarto campionato in un quarto paese diverso e mette in bacheca anche una Coppa del Re e una Supercoppa spagnola. La stagione 2012-13, tuttavia, si rivela deludente e Mou la bolla come “la peggiore stagione della mia carriera”, dopo la vittoria del Barça nella Liga, l’eliminazione nelle semifinali di Champions League e la sconfitta in finale di Coppa del Re per mano dell’Atletico Madrid. La parentesi coi Blancos, tuttavia, permette allo Special One di vincere il campionato in Italia, Spagna e Inghilterra.

 

 

E proprio oltremanica che si consuma il 'Chelsea bis', per un ritorno romantico a Stamford Bridge che aggiungerà nel palmares personale la terza Premier League e la quarta Coppa di Lega inglese. Prima di dirsi addio in modo rocambolesco, lasciando Londra per l’ultima volta nascosto nel bagagliaio dell’auto di uno dei suoi assistenti.

 

Ed è così, che dopo aver flirtato negli anni, Mourinho ha finalmente la possibilità di allenare il Manchester United. È il 2016 e José sostituisce sulla panchina dei Red Devils il suo vecchio mentore Louis Van Gaal. Dopo 18 mesi, Mourinho ha arricchito il suo palmares con un altro Community Shield, un’altra Coppa di Lega e un’Europa League, portando il suo bottino di trofei vinti da allenatore a quota 25.       

 

Il ventiseiesimo lo conquista in Italia, al suo primo anno da allenatore della Roma: Mourinho alza la neonata Conference League e diventa così il primo allenatore a vincere tutti e tre i trofei europei. Un record da Special One. 

 

Il Mourinho gestore: tutti i giocatori più importanti allenati

 

Oggi Josè Mourinho si ritrova lontano da Roma, ma già pronto ad abbracciare una nuova avventura. Ma anche nella Capitale, lo Special One ha alzato l’asticella della mentalità del gruppo. E chi meglio di lui, vedendo i grandi calciatori che ha allenato.

 

Tra i portieri come non citare Julio Cesar, anche se Petr Cech rappresenta il portiere per antonomasia degli anni d’oro di Mou al Chelsea. Come terzini, da sinistra a destra, non possono essere esclusi Zanetti e Maicon, due colossi della devastante Inter 2010. Così come Samuel, a comporre, nella nostra formazione, il duetto dei centrali in coppia con John Terry, capitano del suo Chelsea. A centrocampo Mou, nella sua di Top 11, ha sempre inserito Claude Makelele, perfetto nel sostenere una trequarti offensiva. In coppia, sulla mediana, libera scelta tra Cambiasso e Lampard. Nel tridente d’attacco un posto è riservato per Cristiano Ronaldo, meglio da esterno destro. Il ruolo di unica punta è tutto di Diego Milito, con Samuel Eto’o sul lato mancino ad aggiungere, come se non bastasse, classe e fiuto del gol. Ma anche recentemente ha guidato una squadra composta da stelle (Dybala e Lukaku su tutti) e giocatori già affermati (da Smalling a Rui Patricio), ai quali si sono aggiunti giovani promettenti come Abraham, Bove, Zaniolo e Zalewski.