Come è morto Diego Armando Maradona?
Il 30 ottobre 2021 Diego Armando Maradona avrebbe compiuto 61 anni. Il ‘Pibe de oro’ viene ricordato in tutto il mondo: l’Argentina lo piange e chiede chiarezza sulla sua morte, in Italia sono molti i campioni che hanno deciso di dedicargli un tributo, un post sui social o un pensiero.
Lo stesso capitano del Napoli, Insigne, gli ha dedicato alcune parole social: "Ma raggiungerti di cosa? Tu sei stato sei e sarai irraggiungibile… Di solito si dice che si lascia un grande vuoto ma per noi non è stato così… Tu sei qui sempre con tutti noi nei racconti della gente, nei filmati, nei murales, nei pensieri di tutti noi. Di tutti noi NAPOLETANI!!! Te compreso… Buon compleanno Diego". Ma come è morto Diego Armando Maradona?
Senza cure, senza alcun aiuto, senza il conforto dei figli o delle persone care: Diego Armando Maradona è morto dopo ore di agonia, e sul suo decesso ancora ci sono tantissimi punti oscuri. Ma andiamo con ordine: come è morto Maradona?
Come è morto Diego Armando Maradona?
Diego Armando Maradona muore il 25 novembre 2020 da solo, probabilmente depresso, dopo 6 o 8 ore di agonia. Una fine straziante, nonostante l’assistenza che gli doveva un team di specialisti. Ma come si arriva all’esito fatale? Una lunga autopsia, i cui risultati sono arrivati un mese dopo il decesso, ha ulteriormente alimentato i dubbi.
L'autopsia inizia il 2 dicembre e sottolinea che Maradona è morto a causa di un edema polmonare acuto e alla riacutizzazione di una insufficienza cardiaca cronica. Il cuore di Maradona - oramai da anni - funzionava per circa il 35% del suo possibile contributi. Oltre ai noti problemi cardiaci, nel fegato sono state trovate tracce di una cirrosi, oltre all’edema e a problemi in ambito polmonare.
Maradona era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti? Se ne è parlato a lungo dopo il decesso, ma in realtà l’autopsia ha escluso presenza di alcol o droghe, sottolineando invece di aver rivelato quattro psicofarmaci nel corpo del campione. Ripercorriamo un attimo le sue ultime ore: dopo l’operazione al cervello del 2 novembre è stato ospitato in una casa non attrezzata nel Barrio Tigre, alla periferia di Buenos Aires.
La morte di Maradona, chi sono sotto accusa?
Sotto accusa le persone che lo hanno avuto in cura: è stato accertato che il suo cuore pesava circa il doppio del normale, ovvero 503 grammi. Un segnale importante di problemi cardiaci: proprio la presenza di farmaci - e l’assenza di cure per la cardiopatia - sembra aggravere la posizione dei due principali indiziati per la morte di Diego Armando Maradona. Inizialmente sul banco degli imputati sono finiti infatti la psichiatra Agustina Cosachov e il neurochirurgo Leopoldo Luque. Vengono indagati per omidicio colposo: i farmaci che gli sono stati prescritti avrebbero potuto provocare un’aritmia cardiaca.
Cosa rischiano? In caso di sentenza di colpevolezza, gli indiziati potrebbero rischiare dagli 8 ai 25 anni di carcere.
Dai due iniziali, l’inchiesta si è poi allargata: sotto accusa ci sono il medico del Pibe Leopoldo Luque, gli infermieri Ricardo Omar Almirón e Dahiana Gisela Madrid, il coordinatore Mariano Perroni, Nancy Forlini la dottoressa che ha stabilito il ricovero, lo psicologo Carlos Ángel Díaz, la psichiatra Agustina Cosachov.
L’avvocato di Maradona è stato sentito dai magistrati, e ha dato la sua testimonianza drammatica in 3 ore di deposizione: "Sono stati commessi numerosi errori che hanno causato la morte di Diego e hanno causato l'esplosione del suo cuore”. L'ex avvocato Morla ha poi definito"folle" la decisione della famiglia di far proseguire la convalescenza a casa invece che in ospedale: "Quando sono entrato a casa sua, aveva un volto strano, robotico, in seguito ho capito che era a causa dell'acqua trattenuta dal suo corpo".
Le polemiche sulla morte di Maradona
L’inchiesta della magistratura sta facendo luce, ma nel frattempo non si placano le polemiche. La figlia Giannina, subito dopo la morte di Maradona ha cinguettato in maniera polemica su Twitter: “Tutti i figli di puttana sperano che la autopsia di mio padre presenti droga, marijuana e alcol. Non sono medico ma lo avevo visto molto gonfio. E con la voce metallica. Non era la sua voce. Questo stava accadendo ma io ero la pazza”.
Non è l’unica ad essere furibonda per la gestione degli ultimi giorni di Diego Armando Maradona, che hanno portato alla sua morte. Un altro particolarmente polemico è Stefano Ceci, l’amico e socio napoletano di Maradona, che ne ne gestisce i diritti d’immagine, nonostante le battaglie legali con gli eredi. Ha scetlo di donare una statua in bronzo dorato a grandezza naturale (costo 80mila euro, interamente a suo carico) che sarà sistemata negli spogliatoi dello stadio intitolato proprio a Maradona, a Napoli. Ci sarà scritto: “anche io sono napoletano”.
La morte di Maradona, secondo Ceci, inizia prima di quei drammatici ultimi giorni. Lo racconta in un’intervista al quotidiano La Repubblica: “Continuo a mandare bonifici pari al 50% di ogni affare concluso, come voleva Diego. Lui era lì sul letto, morto e ancora caldo, e c’era chi gli svuotava il frigorifero. Si sono fregati pure le cose da mangiare. Gli hanno fatto cambiare quattro case soltanto nell’ultimo anno, le signore figlie, per poi mandarlo a morire nella jungla”.
L’ultimo ricordo di Maradona è già pieno di abbandono: “Quando lo vidi per l’ultima volta, Diego era nel ritiro del Gimnasia, la squadra che allenava. Aveva giocato a pallone, ma non c’era acqua calda per lavarsi: lo aiutammo io e Christian Jorgensen, il suo assistente. Scaldammo l’acqua sul gas della cucina, non c’era nemmeno lo shampoo. Ecco come viveva Diego. Quando sento dire ‘ma come è morto?’, io rispondo: non è morto così, è vissuto così, solo come un cane. Ha avuto tutto e non ha avuto niente”.