Bergamo, il contagio del Coronavirus parte da Atalanta-Valencia?
Chiamatela “partita 0”, il momento in cui il Coronavirus si è diffuso. Potrebbe essere stato il calcio, o meglio ancora la partita di Champions League (che ha chiuso i battenti colpevolmente in ritardo) tra Atalanta e Valencia, ad innescare l’emergenza sanitaria Coronavirus di Bergamo e dintorni. Un effetto bomba: la grande festa dei tifosi bergamaschi potrebbe essere stata letale. 45mila tifosi a Milano, al Meazza, per una partita storica dell’Atalanta (che poi passerà il turno): il 19 febbraio potrebbe entrare nella storia come il giorno in cui tutto è cominciato e si è diffuso, in Italia e in Spagna. I risultati? Nella sola Bergamo più di 5800 contagiati, in costante aumento.
Atalanta-Valencia, la partita del contagio?
Se, ad oggi, la zona di Bergamo registra un numero altissimo di vittime, contagi, e in Spagna Valencia è uno dei focolai (solo la squadra di calcio ha il 35% di positivi). Tutti insieme in tram, uno dei convogli della linea 5, prima i tifosi della Dea, poi quelli del Valencia: proprio nella regione spagnola erano già presenti alcuni casi di Coronavirus. Poi gli scambi di gagliardetti, gli abbracci, perfino qualche bicchiere di birra offerto dai tifosi del Valencia a quelli nerazzurri. Una bella serata di sport, che potrebbe aver favorito in maniera decisiva la diffusione del Covid-19. La gara, considerata ad alto rischio, con tutto il dispiegamento di forze dell’ordine conseguente, in realtà si risolve in una grande festa. Consumi di panini, bibite, tutto quello che riguarda una notte storica allo stadio.
43mila tifosi dell’Atalanta e 2500 ultras del Valencia, tutti insieme allo stadio, stretti, vicini. Non solo: tantissimi anziani di Bergamo, che hanno seguito la fulminante ascesa dell’Atalanta, dalla Serie C fino al gotha del calcio, la Champions League.
Anche i giornalisti hanno vissuto attimi conviviali: il buffet della sala stampa, a cui era presente anche Kike Mateu, positivo al Coronavirus e ricoverato una settimana più tardi. Troppo presto per essere stato contagiato a Milano: probabilmente era portatore asintomatico del Covid-19, senza saperlo. Sono in molti, tra gli addetti ai lavori, a non essere partiti per Valencia, evitando almeno il secondo possibile contatto: il match del 10 marzo era stato preceduto dal divieto di voli provenienti dalla Lombardia. Di fatto impedendo a molti di partecipare ad un’altra serata di gloria, nello stesso tempo salvandoli da ulteriori assembramenti, vicinanze, tutto quello che può favorire ulteriormente il Coronavirus. Che ha aspettato una festa di sport e calcio per diffondersi ancora di più, rendendo di fatto Bergamo una delle città più tragicamente colpite.