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Il ruolo dello Sweeper-Keeper nel calcio
Si potrà essere sostenitori o meno della tanto discussa ripartenza dal basso che ha invaso il calcio europeo, ma la trasformazione del ruolo del portiere nell’ultima generazione calcistica è innegabile. Da qui nasce il termine ‘Sweeper Keeper’, semplicemente il portiere libero. Libero da cosa, vi starete giustamente chiedendo, ma ci arriveremo. Perché la rivoluzione del calcio attuale è iniziata dai pali, grazie a quei portieri che negli anni non si esibivano solo in grandi parate, ma spiccavano anche per doti tecniche nel gioco coi piedi, spesso poco comuni per un giocatore coi guantoni tra le mani. È così che la prima impostazione dal basso, con lo scambio stretto tra il portiere e i due difensori centrali, ha sostituito l’ormai obsoleto lancio lungo a innescare il centrocampista più strutturato. Ma chi sono stati i fautori dello Sweeper Keeper? Scopriamolo insieme attraverso le skills richieste per questo tipo di giocate.
Sweeper Keeper, significato e caratteristiche fondamentali
Come detto, il portiere è diventato praticamente il primo regista della squadra. Un libero, in tutti i sensi. Da qui il termine Sweeper Keeper, ovvero quell’estremo difensore orientato a posizionarsi spesso al limite della propria area di rigore per supportare la squadra in costruzione oppure, ancora, per essere pronto a un’uscita immediata che anticipi l’attaccante avversario potenzialmente lanciato a rete. In un linguaggio più semplificato potremmo anche definirlo come ‘portiere volante’, termine tanto caro a chi giocava per strada e doveva assumersi il sacrificio di rimanere a guardia della porta, ma con il permesso di poter far parte del gioco, spesso con qualche rischio di troppo. Oggi nella concezione di portiere moderno si intende proprio quel giocatore dotato di una forte intuitività, capace di renderlo protagonista anche a distanza dalla linea di porta, così da poter essere tempestivo in caso di errore di un compagno di squadra o quando c’è da innescare il suo attaccante, sfruttando una visuale privilegiata a tutto campo.
Gli Sweeper Keeper di tutto il mondo: i più celebri
Portieri stravaganti, inizialmente quasi interamente latinoamericani. Anche se a quel tempo (parliamo di anni ’70-’90) il termine di Sweeper Keeper era lontanissimo dal linguaggio comune, tanti portieri dai piedi buoni si esibivano in prodezze tecniche non condivise fino in fondo da allenatori e tifosi. Come dimenticare Amadeo Carrizo, estremo difensore del River Plate, o René Higuita, il portiere colombiano ossessionato dal gioco coi piedi (per via del suo inizio di carriera da attaccante) tanto da sfoderare spesso la celebre parata dello scorpione, ovvero respingere il pallone coi piedi portando i piedi dietro la schiena. Prima di arrivare ai tempi recenti, impossibile non citare l’olandese Jan Jongbloed, probabilmente il vero precursore, il primissimo Sweeper Keeper per la sua partecipazione attiva al gioco della squadra. Era il 1974 e Jongbloed, senza probabilmente volerlo, rivoluzionò il ruolo del portiere grazie soprattutto alla visione di un certo Johan Cruijff, convinto che un portiere non dovesse soltanto essere relegato al solitario ruolo di guardiano, ma che potesse diventare un valore aggiunto nelle fasi di gioco della squadra.
La scuola tedesca in questi anni ha approfondito molto il discorso degli Sweeper Keeper, lasciandoci in eredità uno straordinario Manuel Neuer, stregato da quel ruolo più avanzato ammirato ai tempi di Van der Sar, e il talento di Marc-André ter Stegen, probabilmente il più preciso tecnicamente nel gioco di impostazione dal basso. In Italia, patria di quella tattica spesso diffidente dai cambiamenti, il processo è più lento, ma i portieri delle nostre squadre stanno via via prendono sempre più confidenza con il nuovo stile di gioco. L’ultimo vero Sweeper Keeper della Serie A è stato sicuramente Pepe Reina, che nel Napoli spettacolare di Maurizio Sarri toccava una quantità di palloni simile a quella di un centrocampista.