Nel calcio ci sono concetti tattici immortali, che partono da lontano, affondano le proprie radici in uno sport che aveva altri ritmi e poi arrivano fino ai tempi moderni. Ancora oggi, infatti, possiamo vederli applicati da top club guidati dai migliori allenatori in circolazione. Uno di questi è sicuramente la cosiddetta Salida Lavolpiana, che prende il nome proprio da Ricardo La Volpe: allenatore argentino con un importante passato da portiere. Oggi andremo proprio a vedere come funziona questo aspetto tattico applicato da molte squadre nel calcio, la sua storia e i nomi dei tecnici che hanno ereditato questo modo di risalire il campo.  

 

 

Salida Lavolpiana: cos’è e come funziona 

 

 

Innanzitutto, cos’è la Salida Lavolpiana? Si tratta di un metodo che alcune squadre di calcio utilizzano per risalire il campo partendo dal basso, evitando contemporaneamente il pressing avversario. Si applica partendo da una difesa composta da quattro uomini e si sviluppa attraverso l’abbassarsi del centrocampista centrale sulla linea dei difensori mentre i due centrali si allargano e i due terzini si alzano sulla linea dei centrocampisti.  

 

 

Facciamo un esempio pratico, per capirci meglio: immaginiamo di avere una Nazionale che scende in campo con un 4-3-3 in cui la difesa è composta da Di Lorenzo, Acerbi, Bonucci e Spinazzola, mentre a centrocampo troviamo Verratti come vertice più basso e Barella con Frattesi a fare da mezz’ali. In una costruzione applicata tramite la Salida Lavolpiana accadrebbero questi tre movimenti contemporaneamente: Spinazzola e Di Lorenzo si alzerebbero arrivando all’altezza di Frattesi e Barella; Acerbi e Bonucci si allargherebbero per fare spazio al centro; Verratti scenderebbe sulla linea della difesa posizionandosi al centro.  

 

 

In questo modo, una difesa composta da quattro giocatori ha più possibilità di uscire palla al piede dalla pressione avversaria. Anche con un pressing alto composto dai due attaccanti, la difesa della Nazionale avrebbe così sempre un uomo libero su cui scaricare il pallone. Sfruttando il terzo uomo o una triangolazione ben riuscita, la palla può raggiungere qualsiasi giocatore desiderato, anche l’esterno di centrocampo posizionato sull’altra fascia.  

 

 

Naturalmente ogni allenatore ha preso e interpretato la Salida Lavolpiana a modo proprio: oggi c’è chi la sfrutta facendo slittare verso un lato del campo i due centrali difensivi e facendo scendere il centrocampista come terzo della difesa (utile soprattutto in quei casi in cui si hanno a disposizione difensori molto bravi palla al piede), oppure c’è chi sfrutta direttamente il portiere per iniziare la fase di impostazione (i cosiddetti sweeper-keeper).  

 

 

Quali allenatori usano la Salida Lavolpiana 

 

 

E l’elenco di allenatori che usano o hanno utilizzato la Salida Lavolpiana sarebbe davvero lungo da fare. Ci limitiamo, quindi, a fare qualche nome a cui abbiamo visto sfruttare questo principio tattico qui in Italia: Massimiliano Allegri con la Juventus, Carlo Ancelotti con il Bayern Monaco e il Napoli, Paulo Fonseca con la Roma, Luciano Spalletti sempre con il Napoli. Insomma, ce ne sarebbero tanti altri da menzionare, ma quello che l’ha reso nuovamente celebre negli ultimi quindici anni è stato un allenatore che non si è mai seduto su una panchina italiana: Pep Guardiola.  

 

 

Lo spagnolo ha passato, da calciatore, i suoi ultimi anni di carriera qui in Italia tra Roma e Brescia, ma poco dopo ha fatto un trasferimento che ai tempi avremmo definito esotico, ma che oggi invece acquisisce tutt’altra forma. Al Dorados, in Messico, Guardiola ci è andato sì per chiudere la carriera da calciatore, ma anche per studiare da vicino la nazionale degli Aztechi guidata proprio da Ricardo La Volpe durante i Mondiali 2006. Da lì ha “rubato” molti dei principi dell’argentino che poi ha trasposto sul suo super Barcellona capace di vincere il triplete nel 2009.  

 

 

La storia di Ricardo La Volpe 

 

 

Ricardo La Volpe, oggi, è ricordato principalmente per la Salida Lavolpiana e per il suo approccio sempre innovativo al calcio come allenatore. Ma ha anche avuto un passato da portiere piuttosto considerevole: più di 350 presenze complessive tra il campionato argentino e quello messicano con le maglie di Banfield (con cui è diventato campione di Primera División B), San Lorenzo, Atlante e Oaxtepec (prima squadra con cui ha iniziato ad allenare). Con la nazionale Albiceleste, invece, ha collezionato pochi minuti ma il suo nome spicca tra i convocati del Mondiale del 1978, vinto proprio dai padroni di casa trascinati da un super Mario Kempes.  

 

 

Da allenatore l’argentino è stato sicuramente meno fortunato, soprattutto in termini di successi, ma ha comunque portato a casa tre trofei importanti: due volte il campionato messicano (vinto con l’Atlante nel 1993 e con il Toluca nel 2002) e una Gold Cup con il Messico nel 2003. Con quella stessa squadra che aveva affascinato Guardiola, quando ancora era un calciatore, La Volpe si è assicurato quel trofeo organizzato dalla CONCACAF che riguarda solamente le squadre del Nord America e del Centro America. Proprio quella degli Aztechi è la nazionale che detiene più vittorie (11), seguiti da Stati Uniti (7) e Costa Rica (7).