La storia del ciclismo italiano è fatta di dualismi e rivalità. Per ogni periodo storico, specialmente nel ‘900, gli appassionati hanno vissuto, in epoche diverse, carriere di grandi campioni che si sono dati battaglia nelle corse più importanti. Tuttavia c’è un duello che, probabilmente, potremmo definire la rivalità per antonomasia, quella che mette a confronto Gino Bartali e Fausto Coppi.

 

Due leggende che, al termine della Seconda Guerra Mondiale, hanno monopolizzato il dibattito, trascendendo anche l’aspetto sportivo. Due modi di vivere differenti, due visioni del mondo e della società che apparivano agli antipodi. La sfida tra Coppi e Bartali, fatta di duelli all’ultimo sangue, ma anche di grande sportività, testimoniata dalla leggendaria foto dei due che si passano la borraccia durante una corsa. Andiamo a ripercorrere le tappe di questa storica rivalità, scoprendo la storia di Gino Bartali e Fausto Coppi.

 

 

Chi sono Gino Bartali e Fausto Coppi, le origini della rivalità

 

 

La prima componente che caratterizza la rivalità tra Gino Bartali e Fausto Coppi, riguarda l’aspetto anagrafico. Gino Bartali nasce a Bagno a Ripoli, nel fiorentino, il 18 luglio 1914. Fausto Coppi cinque anni dopo, il 15 settembre 1919 a Castellania, in provincia di Alessandria. Entrambi discendono da famiglie numerose: Gino è il terzo di quattro fratelli, mentre Fausto è il quarto di cinque fratelli.

 

Entrambi iniziano a pedalare per necessità, come per molti professionisti dell’epoca. La bicicletta è il mezzo di locomozione che va per la maggiore nei difficili anni del primo dopoguerra in Italia, e il loro principale allenamento consisteva nello spostarsi da casa a lavoro.

 

La carriera sportiva di Gino Bartali inizia nel 1933 e due anni dopo inizia subito a mettere in mostra il suo talento vincendo una tappa del Giro d’Italia e il Giro dei Paesi Baschi. Nel 1936 passa alla prestigiosa squadra Legnano e ripaga subito la fiducia vincendo per due anni consecutivi la Corsa Rosa, per poi imporsi anche nel Tour de France del 1938. Proprio in quell’anno, Fausto Coppi inizia a gareggiare.

 

La rivalità Coppi e Bartali: gli anni alla Legnano

 

 

Nel 1940 Gino Bartali, ormai campione affermato, consiglia ai suoi dirigenti di ingaggiare alla Legnano un giovane talento: Fausto Coppi. I due si trovano così nella stessa squadra e disputano il Giro d’Italia. Sulla carta Bartali è il capitano, Coppi è il gregario. Ma è un’edizione insolita della Corsa Rosa: l’Italia è sul piede di guerra e i ciclisti stranieri hanno disertato l’appuntamento. Nella seconda tappa, Bartali cade e Coppi ottiene il via libera dall’ammiraglia per restare con i primi, diventando così l’uomo di classifica della Legnano. Bartali si mette a sua disposizione per aiutarlo a vincere la Corsa Rosa, cercando di sostenerlo anche nei momenti di maggiore difficoltà nelle tappe alpine.

 

La rivalità tra Coppi e Bartali: il dopoguerra

 

 

La storia si interruppe a causa della guerra, nel corso della quale Coppi e Bartali vissero situazioni differenti. Va detto che, alla ripresa dell’attività, non c’era ancora la convinzione che Coppi potesse mettere realmente in difficoltà Gino Bartali in salita.

 

E invece nel Giro d’Italia del 1946, con Coppi schierato dalla Bianchi, ci fu un duello all’arma bianca sulle Alpi, nel quale la spuntò per soli 47 secondi Ginettaccio. E l’anno seguente ci fu il sorpasso, con Fausto Coppi che vinse il suo secondo Giro d’Italia.

 

La tensione sportiva tra i due esplose al Mondiale del 1948. Entrambi convocati dalla nazionale italiana, corsero uno contro l’altro, facendo infuriare la federazione che li squalificò per un mese.

 

Dal 1946 Bartali non vincerà più Giri d’Italia e un solo Tour de France, nel 1948, mentre Coppi vinse altre quattro edizioni della Corsa Rosa e due della Grande Boucle.

 

Coppi e Bartali: il passaggio di borraccia

 

C’è una foto storica che lega Fausto Coppi e Gino Bartali. Il passaggio di borraccia, anzi di una bottiglia d’acqua. Era il 4 luglio 1952, il tappone del Tour de France con arrivo in cima a L’Alpe d’Huez. Il fotografo Carlo Martini immortala questo gesto sul Passo del Galibier, una delle salite più dure in terra francese. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo, come simbolo di fair play.

 

Attorno a questo fatto si è ricamato molto: nessuno ha mai ammesso chiaramente chi avesse passato a chi la bottiglia e anche dopo la morte di Fausto Coppi non è stata mai fatta chiarezza. C’è anche chi sostiene che questa foto sia stata costruita ad arte, in accordo tra gli atleti e il fotografo.

 

Comunque vada, sarà una foto che resta un simbolo.

 

La rivalità fuori dalla strada tra Coppi e Bartali

 

Quando si parla del dualismo tra Fausto Coppi e Gino Bartali, si va oltre il semplice confronto sportivo. I due rappresentavano due modi diversi di vivere, due personalità contrastanti che hanno affascinato l’Italia intera nel secondo dopoguerra. Da un lato, Gino Bartali, uomo di profonda fede e legato alla tradizione, incarnava un ideale di rigore e perseveranza. Dall’altro, Fausto Coppi, più moderno e controverso, destava scalpore per la sua storia d’amore con la cosiddetta Dama Bianca, Giulia Occhini, simbolo di un modo più libero e anticonvenzionale di affrontare la vita.

 

Al di là delle differenze caratteriali e dei clamori fuori dalla corsa, Coppi e Bartali sono sempre stati rivali accesi sulle strade, ma nel segno del rispetto reciproco. Lo stesso Bartali ha raccontato di non aver mai giudicato Coppi per le sue scelte personali, pur essendo spesso al centro dell’attenzione mediatica. Certo, durante le gare non si risparmiavano: le loro sfide erano vere battaglie sportive. Ma tutto avveniva con lealtà e consapevolezza del valore dell’altro.