L'abbraccio tra Tamberi e Jacobs: due ori italiani a Tokyo 2020
Sembra passata un’eternità, eppure il ricordo della grande estate dello sport italiano del 2021 è ancora vivo nei nostri ricordi. Dopo gli Europei vinti dagli azzurri di Roberto Mancini, le Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno continuato a regalare gioie ed emozioni a tutti gli spettatori da casa. L’apice è stato raggiunto l’1 agosto 2021, quando una giornata storica per lo sport italiano è culminata nell’abbraccio tra Tamberi e Jacobs, i due protagonisti del quarto d’ora più incredibile dell’atletica azzurra. Riviviamo la storia dei due ori olimpici conquistati in Giappone.
L’abbraccio Tamberi-Jacobs: un giorno storico per l’atletica italiana
Il primo giorno di agosto del 2021 è un dolce ricordo per ogni amante dello sport italiano. Nel giro di pochi minuti, alle Olimpiadi di Tokyo 2020, sono arrivate due medaglie d’oro indimenticabili: un’esplosione di gioia incontrollabile culminata nell’abbraccio tra Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs, entrambi trionfanti nel salto in alto e nei 100 metri ai Giochi Olimpici per la prima volta nella storia italiana. Un abbraccio leggendario, che ha fatto il giro del mondo per l’epicità di quei momenti e per le emozioni che i due atleti hanno portato in pista.
Mentre erano avvolti da una bandiera tricolore, tutti gli italiani a casa stavano gioendo per loro, per quello che avevano fatto. Due vittorie incredibili, con due storie diverse: da un lato l’oro di Tamberi, che nel 2016 aveva dovuto rinunciare alle Olimpiadi di Rio per un infortunio; dall’altro l’impronosticabile vittoria di Marcell Jacobs, che aveva già scritto una pagina importantissima della storia dell’atletica italiana semplicemente raggiungendo la finale dei 100 metri maschile.
L’oro olimpico di Gianmarco Tamberi nel salto in alto
La medaglia d’oro di Gianmarco Tamberi a Tokyo 2020 è stata una liberazione. In quell’urlo che ha lanciato quando ha capito di essere arrivato, con un salto, in cima al mondo c’era tutto: la gioia, l’adrenalina che era ancora in circolo, ma soprattutto il dramma vissuto dopo l’infortunio al legamento deltoideo e alla capsula articolare della caviglia sinistra che gli fece saltare Rio 2016. In pedana con sé aveva deciso di portare il gesso che gli fu applicato dai medici per guarire 5 anni prima, dove sopra scrisse "Road to Tokyo 2020”, poi corretto con il 2021: un rito nuovo, unico, diverso da quello della mezza barba tagliata che solitamente portava durante le gare più importanti.
Tamberi è sempre stato un atleta in grado di stare sotto i riflettori, capace di richiamare l’attenzione del pubblico e il suo tifo prima di ogni salto. Ci è riuscito anche in quello Stadio Olimpico di Tokyo semivuoto a causa delle precauzioni per il Covid-19. Insieme a lui, però, non ha sbagliato un salto neanche Mutaz Barshim dal Qatar, che con i suoi occhialetti continuava a volare senza commettere nessun errore: entrambi sono arrivati a quota 2.37 metri e lì l’asta ha cominciato a cadere.
Al terzo di quegli errori si ritrovarono pari e di fronte a un bivio: continuare con uno spareggio o un finale ex aequo possibile solo se entrambi gli atleti fossero d’accordo. “Can we have two golds?” è stata la risposta del qatariota, con Tamberi che aveva trovato l’intesa nello sguardo del suo avversario. ‘Gimbo’ si è lasciato andare alle lacrime e agli abbracci. Ha abbracciato tutti: suo padre Marco (nonché il suo allenatore), Barshim, Patricia Mamona, tutti. E ancora non sapeva che poco dopo avrebbe stretto a sé anche Marcell Jacobs, che proprio in quei momenti stava scendendo in pista per la finale della prova regina dei Giochi Olimpici.
L’oro olimpico di Marcell Jacobs nei 100m maschili
La gara dei 100m maschili a Tokyo 2020 era una delle più attese di tutti i Giochi Olimpici. Un po’ per valore storico e un po’ perché era la prima a cui non avrebbe partecipato il re indiscusso della disciplina: Usain Bolt. In pista erano scesi molti di quelli che venivano considerati suoi eredi (come il canadese Andre De Grasse), ma a vincere ci pensò un underdog di nome Lamont Marcell Jacobs. Dopo una falsa partenza che è costata a Hughes la squalifica, l’atleta azzurro ha ricominciato con i suoi rituali: prima con le mani ha mimato un paraocchi che gli indica l’unica strada che deve percorrere al massimo della velocità, poi si è toccato il cuore e, infine, si è dato dei colpetti sulle spalle.
Al momento dello sparo ufficiale, l’americano Fred Kerley è partito benissimo ma man mano che i metri continuavano a essere macinati dai sette atleti, Jacobs accelerava sempre di più, finendo per tagliare il traguardo per primo. Tutto è accaduto in 9’’80 secondi, record europeo e tempo migliore rispetto a quello che ha garantito l’oro a Bolt alle Olimpiadi del 2016 (9’’81). La corsa dell’azzurro si è arrestata solo tra le braccia di Tamberi, che lo stava aspettando come se sapesse già che qualcosa di straordinario stesse per accadere. Un momento di sport straordinario, che nel giro di un quarto d’ora ha visto l’Italia trionfare con due uomini incredibili: il più veloce e quello che salta di più in alto nel mondo.