I migliori playmaker della storia dell’NBA
In uno sport fatto di personalità importanti ed esplosività fisica fuori dal comune come il basket che si pratica in NBA si può far presto a trascurare il ruolo che il playmaker ha in una squadra, nonostante si stia parlando in fin dei conti del “cervello” del quintetto. Nel corso degli anni ci sono stati diversi “registi” che, con le loro caratteristiche, hanno lasciato un segno nelle franchigie per cui hanno giocato e non solo: vediamo quindi una possibile classifica dei migliori playmaker della storia dell’NBA.
La classifica dei migliori playmaker nella storia NBA
Prima di tutto, bisogna chiarire che il concetto di playmaker per come lo intendiamo in Europa – e cioè, come scritto prima, il ruolo di regista del gioco della squadra, con il compito di portare palla ed essere un po’ il fulcro dell’inizio dell’azione offensiva – è leggermente diverso rispetto a come venga interpretato negli Stati Uniti, considerando come spesso oltreoceano si annoverano tra i play anche giocatori che convenzionalmente qui non considereremmo tali. In linea di massima, diciamo che nella classifica dei migliori playmaker della storia dell’NBA che seguirà sono stati presi in considerazione i cosiddetti point guard e shooting guard.
Ecco di seguito la nostra classifica dal quinto al primo posto:
#5 Steve Nash
#4 Steph Curry
#3 Oscar Robertson
#2 John Stockton
#1 Magic Johnson
5 – Steve Nash
Due volte consecutive MVP della regular season, Steve Nash è di certo ricordato come uno dei migliori play della storia del basket, nonché unico non americano di questa classifica. Fu valorizzato in carriera in particolare da Mike D’Antoni, che lo spinse a concepire il ruolo di playmaker in maniera diversa, allontanando il baricentro dell’attacco dal canestro e permettendogli quindi di diventare un formidabile tiratore oltre che un ottimo assistman.
4 – Stephen Curry
Eternamente messo in discussione nonostante i suoi numeri siano quasi da PlayStation, Steph Curry è senza dubbio uno dei migliori playmaker mai visti sui campi di NBA. La sua specialità non sta tanto nella capacità di assistere i compagni – campo in cui in ogni caso eccelle – ma nel tiro da tre, avendo stabilito diversi record in questo senso tra cui il maggior numero di triple segnate nella storia della lega; una statistica ovviamente in continuo aggiornamento, considerando che la sua carriera è tutt’altro che conclusa. Con i Golden State Warriors ha vinto quattro anelli, venendo anche eletto due volte MVP della stagione e una MVP delle Finals.
3 – Oscar Robertson
Prima big guard della storia per la sua stazza, Oscar Robertson merita di essere in questa speciale classifica in quanto precursore di tanti altri dopo di lui, in particolar modo per l’abilità dimostrata in termini di head-fake e fade-away, tecniche ancora non diffuse negli anni ’60. La sua particolarità era la capacità di eccellere in praticamente tutti i fondamentali, arrivando a chiudere la stagione 1961-62 come primo giocatore della storia dell’NBA con una tripla doppia di media: solo Russel Westbrook è riuscito ad eguagliare il suo record, nel 2017.
2 – John Stockton
Chi ha detto che serva per forza vincere titoli per arrivare tra i migliori? John Stockton è la prova vivente che l’assenza di anelli non significa essere un giocatore incompiuto, nonostante rimanga senza dubbio il grande rimpianto della sua carriera. Stiamo parlando del playmaker con il record per il maggior numero di assist nella storia della NBA (15.806, che diventano 17.654 se si contano anche i playoff), che ha fatto la storia degli Utah Jazz per quasi vent’anni formando con Karl Malone una delle coppie offensive più forti mai viste sui campi da basket.
1 – Magic Johnson
È d’accordo anche ESPN che in passato ha stilato una classifica simile: il miglior playmaker della storia della NBA è senza ombra di dubbio Magic Johnson. Leggenda dei Lakers, Magic Johnson compare per forza di cose in qualsiasi quintetto dei migliori giocatori all-time della lega, considerando come sia stato capace di rivoluzionare il ruolo di playmaker – ma anche il basket in generale – portandolo ad un livello più alto grazie alla sua capacità di palleggio e di assist unita ai 206 centimetri di altezza. Questo mix lo ha portato a vincere cinque anelli e l’oro alle Olimpiadi, oltre ad essere eletto tre volte miglior giocatore NBA e miglior giocatore delle Finals.