
Bruno Conti: la carriera, i successi e cosa fa oggi l’ex leggenda della Roma
Bruno Conti è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi calciatori nella storia dell'AS Roma, probabilmente in questa particolare classifica secondo solo a Francesco Totti. Come l’ultimo grande fuoriclasse romanista, anche Bruno Conti ha realizzato il sogno di vincere lo scudetto con la Roma e il campionato del Mondo con la maglia azzurra, ricoprendo un ruolo da assoluto protagonista nella spedizione di Spagna ’82. La sua luminosa carriera, caratterizzata da dribbling fulminei, assist precisi, tiri potenti e una visione di gioco straordinaria, lo ha reso un'icona per i tifosi giallorossi e un punto di riferimento nel panorama calcistico mondiale. Con la maglia numero 7, ha incantato le platee degli stadi italiani ed europei, contribuendo in maniera decisiva a tutti i successi della Roma negli anni '80, da molti considerata la più forte di sempre.
La carriera da calciatore di Bruno Conti
Nato il 13 marzo 1955 a Nettuno, una cittadina nota per la sua tradizione nel baseball, Bruno Conti iniziò la sua carriera calcistica nelle giovanili proprio del Nettuno, per poi passare all'Anzio e successivamente alla Roma nel 1973. Dopo un periodo di adattamento, durante il quale fu mandato in prestito al Genoa per due stagioni (1975-1976 e 1978-1979, entrambe in Serie B), Conti tornò alla Roma, dove divenne una pedina fondamentale nello scacchiere tattico dell'allenatore Nils Liedholm.
Schierato come ala destra malgrado fosse mancino, la sua abilità nel dribbling, unita a una straordinaria velocità e a una tecnica sopraffina, lo rese uno degli esterni offensivi più temuti del campionato italiano. Con la Roma, Conti conquistò lo storico scudetto nella stagione 1982-1983, interrompendo un digiuno che durava dal 1942. Oltre al titolo nazionale, arricchì il suo palmarès con cinque Coppe Italia, vinte nelle stagioni 1979-1980, 1980-1981, 1983-1984, 1985-1986 e 1990-1991 (anche se non disputò neppure un minuto in quella edizione della competizione).
In nazionale, Conti fu uno dei pilastri dell'Italia campione del mondo nel 1982. Le sue performance in Spagna gli valsero il soprannome di "MaraZico", in onore di Maradona e Zico, a testimonianza del suo impatto sul torneo. Indossò la maglia azzurra in 47 occasioni, segnando 5 gol e partecipando anche al Mondiale del 1986. Dopo questa seconda sfortunata spedizione dell’Italia di Bearzot, Conti decise di lasciare la nazionale.
Ma a livello internazionale Conti fu protagonista anche nella cavalcata che portò la Roma alla finale di Coppa dei Campioni nel 1984. In quella sfortunata serata all'Olimpico, la Roma fu sconfitta ai rigori dal Liverpool, con Conti che, sbagliando uno dei tiri dal dischetto, risultò fra i protagonisti più sfortunati della finale. Nonostante ciò, la sua prestazione durante tutto il torneo rimase memorabile. Alla fine della sua carriera con la Roma disputerà complessivamente 402 partite segnando 47 gol, con una particolarità: nella sua ultima stagione agonistica, nel 1990-91, Bruno Conti giocherà solo dieci minuti in Coppa Uefa, malgrado ciò aggiungendo nel suo palmarès il suo ultimo trofeo, la Coppa Italia, che la Roma si aggiudicò sulla Sampdoria.
In quella stessa stagione la Roma arrivò in finale di Coppa UEFA con l’Inter, che si aggiudicò il trofeo: pochi giorni dopo la finale, all’Olimpico si giocò la partita di addio di Conti, con i suoi storici compagni della Roma che affrontavano quelli della nazionale; malgrado fosse una partita amichevole, gli spettatori dell’ultima partita di Bruno Conti furono più numerosi di quelli che pochi giorni prima avevano assistito alla finale di una Coppa europea.
Bruno Conti e le esperienze da allenatore
Dopo aver appeso le scarpe al chiodo nel 1991, Bruno Conti intraprese la carriera di allenatore, iniziando dalle giovanili della Roma. La sua conoscenza del gioco e la capacità di trasmettere passione e tecnica ai giovani calciatori lo resero un punto di riferimento nel settore giovanile giallorosso. Nel 2005, in un momento di crisi per la prima squadra, gli fu affidata la guida tecnica ad interim. Nonostante le difficoltà, riuscì a traghettare la squadra fino al termine della stagione, dimostrando ancora una volta il suo attaccamento ai colori sociali e la sua competenza nel gestire situazioni complesse. Quella sua unica esperienza da allenatore in Serie A si concluse con un piazzamento europeo della Roma al termine di una stagione complicata e con la finale di Coppa Italia, in cui i giallorossi cedettero all’Inter la vittoria finale.
Bruno Conti: cosa fa oggi
Oggi, Bruno Conti continua a essere una figura centrale nell'organigramma dell'AS Roma. L’ex fuoriclasse ha ricoperto con successo il ruolo di responsabile del settore giovanile sino al 2016, per poi ricevere dalla proprietà americana l’incarico di Coordinatore tecnico delle attività di identificazione e sviluppo di giovani calciatori. La sua esperienza e la sua visione del calcio sono stati fondamentali prima nella crescita dei talenti del vivaio giallorosso, molti dei quali hanno poi spiccato il volo verso la prima squadra o altri palcoscenici importanti, e ora nell’individuazione di piccoli campioni in giro per il mondo, sui quali investire per garantire il futuro tecnico della Roma.
Il 13 marzo 2025, Conti ha festeggiato il suo 70º compleanno, un traguardo significativo che ha visto l'affetto e la stima di tifosi, colleghi e appassionati di calcio. Contemporaneamente Conti festeggia anche mezzo secolo con la Roma: nessuno ha una militanza lunga come la sua tra giovanili, prima squadra, ruoli tecnici e dirigenziali. La sua vita, però, non è stata esente da ostacoli: nel 2023 ha affrontato e superato una grave malattia, un tumore al polmone.
La storia di Bruno Conti è quella di un uomo che ha dedicato la sua vita al calcio e alla Roma, attraversando epoche e incarichi diversi ma rimanendo sempre fedele ai suoi valori e alla sua passione. La sua eredità non si misura solo con i trofei vinti, ma soprattutto con l'esempio che continua a dare alle nuove generazioni, incarnando l'essenza del calcio italiano e l'amore per la maglia giallorossa.