Prima che business, il calcio è sempre stato, innanzitutto, una passione popolare. Il sistema legato al pallone, infatti, non potrebbe esistere senza tifosi e appassionati e dunque, in quanto passione popolare, il calcio ha sempre necessitato di narratori. Con lo sviluppo della tecnologia i modi di comunicare e raccontare lo sport si sono innovati ed evoluti. Abbiamo avuto le storiche telecronache di Bruno Pizzul, le interviste di Gianni Minà, la penna di Gianni Brera e le radiocronache di Riccardo Cucchi. Tutti questi cantori di calcio e sport hanno contribuito a formare il mestiere stesso del cronista sportivo. 

 

Questa tradizione, tra le più virtuose d’Europa, è stata ereditata da diversi giornalisti che, rifacendosi ai maestri del passato, portano avanti la loro eredità adattandola ai mezzi a disposizione e alle necessità editoriali, molto diverse rispetto al passato, delle proprie aziende. Nella televisione, in particolare, il ruolo del telecronista è cambiato rispetto al passato. Le tv si avvalgono ormai non solo di un giornalista che racconta quanto vede, ma anche di una seconda voce (spesso un ex calciatore), per analizzare e interpretare, attraverso la propria esperienza, quello che accade in campo. 

 

Negli ultimi anni, poi, è diventata fondamentale la figura del bordocampista, ovvero colui che, a pochi passi dal terreno di gioco, riesce a carpire indicazioni dalle due panchine, anticipando così cambi e intenzioni degli allenatori. Ma chi sono oggi i migliori telecronisti italiani?

 

 

Migliori telecronisti italiani: la scuola Sky

 

 

Fabio Caressa è indubbiamente la voce più famosa del giornalismo sportivo italiano. Romano nato nell’86, si laurea in Scienze politiche alla LUISS e inizia a lavorare per l’emittente locale TeleRoma 56, prima di passare a Sky. Il timbro di Caressa è stato reso immortale dalle telecronache del Mondiale del 2006, vinto dall'Italia. Indimenticabile la sua esultanza, all’ultimo e decisivo rigore trasformato da Fabio Grosso: “Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene!”. Insieme a Beppe Bergomi, che lo accompagna da anni in cabina di commento, rappresentano la coppia di commentatori sportivi più celebre d’Italia. Caressa inoltre ha prestato la voce anche al videogioco calcistico Fifa, crescendo così generazioni di tifosi e futuri giornalisti sportivi. 

 

 

Per chi ama il calcio rapido e intenso, unito allo spettacolo degli stadi della Premier League, ad accompagnarvi ci sarà Massimo Marianella. Fiore all’occhiello insieme alla Champions League della programmazione Sky, Marianella è factotum e voce indiscussa del campionato inglese. Il suo stile è pacato, tanto che a volte la voce si perde in un sussurro, salvo poi esplodere al momento opportuno. Durante le partite racconta aneddoti e curiosità sui protagonisti, che esulano da ciò che accade in campo, ma che arricchiscono lo spettatore. “In ogni stadio in cui vado”, ha rivelato, “mi ricordo la mia passione da bambino”. E probabilmente è proprio questo il segreto del suo successo. Nel corso del tempo le sue telecronache si sono associate addirittura ai giocatori che commentava. Uno, su tutti: Didier Drogba. Il suo “Drogbaaa! Sempre lui, meravigliosamente lui!” è stato ripreso dallo stesso centravanti ivoriano, che ha posato su Instagram accanto a lui, non riuscendo a trattenere una risata.

 

 

Il suo stile può sembrare serio e austero, ma in realtà il ritmo con cui Maurizio Compagnoni scandisce le partite incolla allo schermo gli appassionati e carica l’ansia agonistica dei tifosi, fino a esplodere con il suo “Rete! Rete! Rete!”. Classe ‘63, Compagnoni è una delle voci storiche che hanno accompagnato l’ascesa di Sky in Italia. Ha iniziato a commentare il calcio internazionale per poi passare alla Serie A, ai Mondiali e addirittura alle Olimpiadi.

 

 

Nella “Casa dello Sport” però non ci sono soltanto voci storiche. Sono diversi i giovani telecronisti che si stanno affacciando nel panorama italiano. Uno di questi è senza dubbio Gianluigi Bagnulo: inviato, bordocampista, ora principale esperto di Ligue 1 di SkySport. Bagnulo è una voce in costante ascesa, che ha anche ereditato MondoGol, il programma creato e condotto, diversi anni fa, da Fabio Caressa.

 

 

Le voci del calcio italiano: la generazione DAZN

 

 

I compagni della squadra di calcio dove giocava da ragazzo lo chiamavano “il gatto” oppure, con tanto di rima, “Pardo il ghepardo”. E il graffio del felino, effettivamente, è rimasto a Pierluigi Pardo, voce principe di DAZN, ma con un passato a Sky e a Mediaset, oltre che di diversi videogiochi calcistici come Pes o Fifa. Celebri sono le sue introduzioni, poetiche e sentimentali, caratterizzate da una climax nel tono della voce che coinvolge lo spettatore, facendo crescere l’attesa. 

 

 

Uno stile quasi opposto a quello di Pardo invece lo ha Stefano Borghi. Altra voce nobile di DAZN, cresciuto commentando il calcio sudamericano e la Liga su Fox Sports, ha ripreso proprio dai colleghi d’oltreoceano il pathos del commento del gol ma anche l’importanza delle pause, che a loro volta danno rilievo a quanto accade in campo. “Spesso penso che il ruolo di un telecronista, durante una partita, sia simile a quello dell’arbitro”, ha raccontato, “i protagonisti sono altri: i calciatori, gli allenatori, quelli che la partita la giocano. Tu sei, semmai, un protagonista indiretto, non puoi mai pensare di sostituirti a loro”.

 

 

La telecronaca in streaming: Prime Video

 

 

Sandro Piccinini è stata la voce della Champions tra gli anni ’90 e 2000, quando i migliori calciatori del pianeta giocavano in Serie A e il calcio italiano dominava l’Europa. Le sue telecronache sono caratterizzate da veri e propri tormentoni, che si ripropongono puntuali ogni partita. Quando al commento c’è Piccinini, si sa perfettamente cosa aspettarsi. “Mucchio selvaggio” per indicare un calcio piazzato, “’ccezionale” ad evidenziare una giocata, “sciabolata” in occasione di un lancio lungo e poi ancora “pericolo!”, “numero!”, “proprio lui!” ogni volta che il bomber tanto attesa segna un gol. La sua stessa carriera si è formata intorno a questi termini, che ne hanno fatto una delle voci più distinguibili, e autorevoli, del giornalismo sportivo italiano, prima a Mediaset e ora a Prime Video.

 

 

I telecronisti della TV: le voci di Mediaset

 

 

Non si può non citare, ovviamente, Riccardo Trevisani. Se Fabio Caressa e Beppe Bergomi hanno segnato la generazione dei tifosi del 2006, Trevisani e Lele Adani hanno accompagnato quella successiva. Dopo 17 anni di Sky si è trasferito negli studi di Mediaset, dove commenta la Coppa Italia e alcune partite di Champions League. Ha uno stile caratterizzato da ritmo e un’enfasi che aumenta nel tono, ma senza disturbare. Non cade mai nel nozionismo, preferisce raccontare quello che vede e sente, provando a restituire l’atmosfera che ha attorno a sé.