Come funziona il Var: il regolamento
"Il Var è una delle migliori introduzioni del calcio moderno e sta portando tanta giustizia in più, nonostante qualche errore ancora rimanga”. Parola di Gianluca Rocchi, designatore arbitrale e assoluto difensore della tecnologia che da cinque anni ha rivoluzionato il calcio mondiale. Il Var (acronimo di Video Assistant Referee) è da sempre un elemento discusso e divisivo, soprattutto per il suo utilizzo, ma indubbiamente utile a limitare gli errori, evidentemente non le polemiche. Scopriamo allora come funziona il video-assistente arbitrale, oggi uno strumento essenziale per regolare casi specifici e controversi in una partita di calcio.
Come funziona il Var: quando può intervenire
Chiariamo il primo punto: si dice il Var o la Var? La precisazione è arrivata dall’Accademia della Crusca che ha chiarito che "essendo l'acronimo di Video Assistant Referee è più corretto il maschile, anche perché la traduzione in italiano sarebbe 'assistente video dell'arbitro'. Definito l’aspetto lessicale, torniamo al regolamento del Var, che deve essere usato esclusivamente in quattro casi:
Assegnazione di un gol: nel caso in cui un’azione conclusa con una rete ha visto, nello sviluppo della stessa, una situazione dubbia, l’arbitro ha la possibilità di revisionare l’episodio per scegliere se convalidare il gol o annullarlo. In questo frangente, ovviamente, la review avviene a gioco già fermo, poiché la rete è stata siglata: si parla di VAR goal review.
Assegnazione di un calcio di rigore: se un episodio dubbio si verifica in area di rigore, l'arbitro può chiedere di rivedere quella determinata azione e decidere se assegnare la massima punizione oppure revocare la scelta assunta in campo. Il Var, inoltre, può suggerire la ripetizione del penalty nel caso in cui si verifichi un movimento irregolare del portiere, o dei giocatori, spesso già all’interno dell’area ancora prima che l’avversario abbia calciato in campo.
Espulsione diretta (non quella per somma di ammonizioni): se il gioco è stato ripreso, l’arbitro non può effettuare una “revisione” tranne che per un caso di scambio d’identità o per una potenziale infrazione da espulsione relativa a condotta violenta, all’atto di sputare, mordere o all’agire in modo estremamente offensivo e/o ingiurioso.
Evidente scambio d’identità tra giocatori: se l’arbitro sanziona un’infrazione e poi ammonisce/espelle il calciatore sbagliato, l’identità del reo può essere riesaminata; l’infrazione in sé non può essere oggetto di revisione a meno che non si riferisca a un rete, un episodio da calcio di rigore o un cartellino rosso “diretto”.
Com’è strutturata la sala Var
La sala centrale del Var, da quest’anno situata a Lissone (a pochi chilometri da Milano) e non più all’esterno degli impianti, collega tutti gli stadi della serie A con le otto sale adibite agli arbitri al monitor, che per ogni partita sono sempre in due: un ufficiale di gara di video assistenza e un assistente al Var (detto Avar). Sono gli uomini addetti alla moviola, in costante comunicazione con il direttore di gara sul terreno di gioco. Sono loro a informare l’arbitro riguardo a una potenziale decisione da rivedere in uno dei 4 casi disciplinati e ad avere un accesso indipendente a tutti i filmati di quel frangente. I due ufficiali di gara, dopo aver rivisto le immagini video e aver illustrato via radio all’arbitro cosa è successo, possono invitare lo stesso alla cosiddetta “On field review”: a questo punto l’arbitro in campo potrà scegliere di rivedere il video a bordo campo e analizzare al meglio l'episodio controverso.
Var, quando e come entra in funzione l’on field review?
Il concetto di maggiore discussione è quello che ruota intorno al famoso concetto di ‘chiaro ed evidente errore’. È in quel frangente che la sala Var comunica all’arbitro le sue perplessità sull’azione appena conclusa. E, considerato che la decisione finale è sempre e solo del fischietto in campo, sarà lui a decidere se rivedere le immagini al monitor posto a bordo campo oppure chiarire e dirsi sicuro della decisione presa. Attraverso il Silent Check, ovvero un consulto silente tra il direttore di gara e gli assistenti a Lissone, l’arbitro in campo decide a sua discrezione se fidarsi della valutazione dei collaboratori o controllare in prima persona sul monitor a bordo campo.
E qui si può scegliere di far proseguire il match, senza fare il classico gesto dello schermo che indica la scelta di rivedere personalmente quanto accaduto. Il ‘chiaro ed evidente errore' negli anni è sempre risultato un concetto volatile, non chiarissimo, andato a interpretazione spesso frutto della soggettività dell’arbitro in campo. Per questo, probabilmente dalla prossima stagione, è previsto un cambio all’interno del regolamento per rendere un errore quanto più possibile oggettivo.
Il Var e il fuorigioco: la svista in Juventus-Salernitana
Fino alla scorsa stagione, un solo ambito di applicazione del Var riscuoteva pochissime critiche da parte di dirigenti e addetti ai lavori: il fuorigioco. Linee e proiezioni tracciate del Var annullano, di fatto, ogni protesta (anche se assegnazioni o annullamenti per centimetri fanno ancora discutere) e dirimono, con possibilità di errore praticamente nulle, gli errori sull’assegnazione o meno di un gol, scaturito da una posizione contemporanea o precedente di fuorigioco. Un episodio di qualche settimana fa, però, è entrato nella storia degli errori più gravi in epoca Var: l’arbitro Marcenaro, durante Juventus-Salernitana, viene richiamato al monitor per giudicare la posizione attiva o passiva di Bonucci che tenta di deviare il colpo di testa vincente di Milik (valevole per il 3-2 in rimonta dei bianconeri di Allegri).
Marcenaro non solo giudica attiva la posizione del difensore, ma nella concitazione del momento vede anche un tocco dello stesso Bonucci (che in realtà non c’è). Il problema però è un altro: Candreva, posto vicino alla bandierina, tiene in gioco tutti, ma paradossalmente il Var non ha a disposizione l’immagine per tracciare le proiezioni giuste e di conseguenza convalidare il gol. Una situazione molto particolare, con l'arbitro e il Var che non hanno potuto fare affidamento sulle immagini registrate a campo largo, che avrebbero fugato ogni dubbio sulla regolarità della rete di Milik. L'unica telecamera presente allo Stadium che avrebbe potuto dare una fotografia esaustiva della situazione era la cosiddetta "tactical camera", ovvero quella inserita dal camera plan della Lega Calcio sfruttata poi dai club per le analisi sulla tattica e sulla posizione di tutti gli effettivi in campo.