Chi si avvicina per la prima volta a questo mondo, magari grazie alla famosa WWE, si pone quasi inevitabilmente una domanda: ma il wrestling è finto? È una curiosità legittima, soprattutto quando si vedono sul ring personaggi apparentemente lontani dallo sport professionistico – come accaduto con le partecipazione di artisti negli show Smack Down o RAW di artisti come Bad Bunny, Marshmello o Travis Scott – oppure quando ci si imbatte in colpi spettacolari, a tratti persino esagerati.

 

La verità, però, non sta tutta da una parte o dall’altra. Etichettare il wrestling come “finto” o “vero” sarebbe riduttivo. In questo articolo cercheremo di dare una risposta più completa, analizzando gli elementi di finzione che caratterizzano questo sport-spettacolo, ma anche tutto ciò che, dietro le quinte e sul ring, è reale. Molto più reale di quanto si possa immaginare.

 

 

Wrestling, uno sport tra finzione e realtà

 

 

Il wrestling è uno degli esempi più emblematici di come finzione e realtà possano coesistere all’interno dello stesso spettacolo. Non è un caso che venga definito “Sport Entertainment”: è uno sport che intrattiene, e lo fa attraverso una narrazione strutturata, fatta di personaggi, rivalità, colpi di scena e veri e propri archi narrativi.

 

Dietro ogni incontro ci sono storyline scritte da professionisti, capaci di trasformare un semplice match in una storia da seguire. Le faide tra wrestler, le alleanze, i tradimenti e i leggendari “Turn Heel” (quando un personaggio buono diventa improvvisamente “cattivo”) sono parte integrante del linguaggio del wrestling. Un esempio recente? Il turn heel di John Cena, che ha scosso i fan più affezionati e dimostrato ancora una volta quanto la componente narrativa sia centrale.

 

Ma non c’è solo sceneggiatura: c’è anche tanto, tantissimo di reale. Le acrobazie, le cadute, i colpi contro le corde o fuori dal ring sono veri. I wrestler, tra cui anche i tanti italiani che combattono nei nostri confini o a livello internazionale, sono atleti estremamente preparati. Hanno un controllo del corpo fuori dal comune e sanno come cadere, come assorbire i colpi, come proteggersi per evitare gli infortuni.

 

Ed è proprio qui che si traccia una sottile ma fondamentale distinzione: i wrestler si fanno male, perché i colpi li subiscono davvero. Ma non si infortunano, perché ogni mossa è pensata, provata e costruita per ridurre al minimo i rischi. E proprio in questa ambivalenza sta il fascino del wrestling: una disciplina che mette insieme arte scenica, abilità atletica e storytelling.