Noi ad Euro 2020 c’eravamo. Le nostre notti magiche, le piazze urlanti in festa, le bandiere tricolori ovunque, i caroselli in macchina: noi c’eravamo. Noi quell’estate 2021 la possiamo raccontare. Noi, negli occhi ancora la finale di Wembley, Euro 2020 lo abbiamo scolpito dentro, come se ci fosse stato un prima, ed un dopo. Perché c’è stato un prima, ed un dopo. Noi Euro 2020 lo possiamo tramandare, raccontare ai nipoti, spiegare a chi verrà, perché notti come quelle di questo Europeo vagabondo non passano mai.

 

Ricordi, Euro 2020? Eravamo noi, sempre noi con l’Italia, eravamo noi, sempre noi e l’Inno di Mameli, eravamo noi, sempre noi nelle notti magiche. Eravamo io e te, e lo racconteremo dall’inizio alla finale, a quel rigore di Saka, a Donnarumma che allunga le mani sul pallone, con noi, sulla Coppa. Eravamo noi, sempre noi, profondamente noi, in quell’istante eterno in cui il cervello si è connesso con la notizia: Donnarumma ha parato l’ultimo rigore, abbiamo vinto gli Europei a Wembley, contro l’Inghilterra, “football is coming Rome”.

 

<<<REWIND – “Da lunedì 28 giugno tutte le regioni italiane saranno in zona bianca: inclusa la Valle d’Aosta, che era l’unica ancora in zona gialla. … Dal lunedì 28 giugno, inoltre, nelle situazioni in cui è possibile mantenere il distanziamento tra le persone non sarà più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto”. Ti ricordi? Eravamo noi, quelli sui balconi a commuoverci, eravamo noi chiusi in casa, noi appassionati di jogging per necessità di respirare e noi a portare pacchi di pasta alla signora che non riusciva ad uscire per la spesa. Ti ricordi? I bollettini, le conferenze stampa, gli annunci, i sacrifici, gli eroi in camice bianco, ti ricordi? 

 

L’INIZIO – Euro 2020, quando inizia? Se dovessimo spiegarlo bene, sarebbe difficile da trovare una vera data che ha fatto nascere tutto questo, fino alla finale, a quel sogno ancora vivo, ancora aperto, brillante per sempre. Forse eccola: l’Italia annuncia l’arrivo in panchina di Roberto Mancini martedì 15 maggio 2018. L’ex 10 storico della Sampdoria, della Lazio e della Nazionale deve lavorare sulla macerie di una dolorosissima assenza. Gli azzurri non si sono qualificati per i Mondiali in Russia, migliaia di appassionati hanno dovuto guardare altre squadre, simpatizzando per l’una o per l’altra, magari perfino per l’Inghilterra. Mancini è il dopo-Ventura, Mancini è una nuova era. La sua cavalcata sarà trionfale: pass per Euro 2020 preso d’impeto, con numeri da record e identità di gioco chiara, divertente, appassionante. Il 1 giugno 2021 annuncia il gruppo che abbiamo imparato a conoscere ed amare. L’Italia è pronta, e lui dirà: “E ora divertiamoci”. E ci siamo divertiti, dal presidente Mattarella in giù ci siamo divertiti tutti.

 

FORWARD >>> – Mancini che abbraccia Vialli, l’amico di sempre, che vince gli Europei proprio in quello stadio dove il sogno della loro incredibile Sampdoria si è infranto, che piange. Tutto questo è notte magica, tutto questo è eterno, scritto sulla Coppa e su di noi.

 

<<<REWIND – Scrollando sul cellulare, una notifica diversa dal solito, attrattiva, un carico immenso di ricordi: Sisal Matchpoint ha lanciato l’iniziativa “Azzurri da sempre”, lo fa con un sondaggio accendi-ricordi, sempre con la Nazionale, sempre e comunque, qualsiasi cosa succeda. Per un attimo, i ricordi, un fiume di frammenti azzurri: Roberto Baggio sul quel maledetto dischetto di Pasadena, i migliori numeri 10,e Grosso che corre pazzo di gioia e l’urlo di Tardelli quel cucchiaio a Van der Sar con la voce narrante di Bruno Pizzul e “CANNAVARO, CANNAVARO” che lancia il contropiede del 2006. E i pionieri, e Piola, e gli albori di un calcio lontano, antico, ma io c’ero, c’eravamo, eravamo là, sempre con la stessa testa, lo stesso cuore, lo stesso abbraccio. Azzurri da sempre.

 

IL GIRONE – E poi nel girone sembrava tutto facile. Tutto. Il ritorno allo stadio dei tifosi, dopo un anno a casa, un anno chiusi, un anno senza poter urlare la gioia, la rabbia, un anno senza il calcio vero, quello sui seggiolini. Tutto parte all’Olimpico, Euro 2020 parte dall’Italia, e forse è stato giusto così, è stato bello così. L’Italia nella partita inaugurale fa a fette la Turchia senza troppi complimenti, l’autorete di Demiral è la prima di una lunga serie di gioie: 0-3, a casa i timori della prima. Poi un altro 3-0 ed è Locatelli l’eroe: doppietta, secondo gol di Immobile dopo quello della gara inaugurale, la Svizzera di Petkovic sembra poca cosa, e invece si rivelerà un osso durissimo, fermata solo ai rigori da una Spagna fenomenale, ad un passo dalla semifinale contro l’Italia. L’Italia s’è desta: sta iniziando.

 

 

Ti ricordi, 6 gol fatti, 0 subiti, già si cominciava a parlare, già si cominciava a sognare, già gli azzurri in pullman cantavano “Notti magiche”. E noi con loro. Noi con loro. Col Galles è facile, passiamo il turno da primi del girone, senza tanti complimenti. Ti ricordi Eriksen? Le scene che non avremmo mai voluto vedere, e poi le belle notizie, le foto sorridente, il miracolo dei medici, la Danimarca che si stringe intorno al suo capitano per non farlo inquadrare in fin di vita dalle telecamere, il pudore del dolore e la forza di Simon Kjaer, che per primo gli pratica il massaggio cardiaco. Sono gli Europei degli uomini veri questi. Gli Europei di Bonucci e Chiellini, ma anche gli Europei di quel sorriso, dopo. Ti ricordi? La paura in piazza, nelle case, ti ricordi? Eravamo insieme, dopo tanto tempo di nuovo insieme, stretti a pregare per lui.

 

 

<<<REWIND – I titoli dei giornali di quei giorni, l’Italia sta per entrare in un luglio di fuoco, senza mascherine all’aperto, impazza il calciomercato, la Copa America procede (poi la vincerà l’Argentina, te lo ricordi, Diego Armando Maradona tatuato su Insigne e quell’Italia ’90?), i contagi calano, arrivano la Serie A si prepara alla nuova stagione: Mourinho alla Roma, Spalletti al Napoli, Sarri alla Lazio, Allegri che torna alla Juventus, Inzaghi all’Inter, una giostra di volti nuovi su piazze importanti. Torna l’importanza delle idee e delle panchine diranno. Ma noi, che ci godevamo le nostre boccate d’aria all’aperto, pensavamo solo all’Italia, pensavamo solo a Mancini, guardavamo solo a lui.

 

ELIMINAZIONE (DEGLI ALTRI) DIRETTA – E l’Italia scopre il sudore, il sacrificio, la fatica. Contro l’Austria non è una passeggiata: gli azzurri di Mancini giocano meno bene, stancati da un girone ravvicinato, ti ricordi? I tempi supplementari stretti dopo un palo clamoroso di Immobile, la fatica, e poi la forza del gruppo: un gol fantastico di Chiesa (te lo ricordi, Chiesa, il figlio di Enrico, anche lui con l’Italia), poi Pessina, icona di un’Atalanta votata al bel gioco e alle incursioni feroci e veloci.

 

FORWARD >>> – E in campo a fine partita, la corsa, gli abbracci, le città italiane impazzite di gioia, Locatelli che chiama la fidanzata, Chiesa che incredulo chiede a Siri, sul cellulare: “Chiama mamma”, Spinazzola abbracciato da tutti, proprio lui, che contro il Belgio…

 

Il Belgio: De Bruyne acciaccato ma pericolosissimo e Lukaku limitato, rimpicciolito da Chiellini in una lotta di forza sontuosa e terribile, ti ricordi? Eravamo noi stretti intorno ad un gol pazzesco di Barella, eravamo noi in quel dribbling secco di Insigne, il tiro a giro, anzi U tiraggir, che porta al raddoppio azzurro:

 

 

Ti ricordi Spinazzola? Uno dei migliori di Euro 2020, le lacrime, il dolore, l’infortunio contro il Belgio, la dedica. Già, perché l’Italia in semifinale affronta la Spagna di Luis Enrique: una squadra talentuosa, forte, la nipote del famoso tiki taka, ma di quelle di belle speranze, già forti, già molto tecniche e veloci. E’ la Spagna del bimbo prodigio Pedri che ci chiude dentro, non ci fa uscire, ci costringe a faticare di nuovo, a correre, a fare una partita complicata, durissima, senza fiato, senza il bel gioco, solo corsa, fatica, di nuovo corsa, di nuovo fatica. E ti ricordi all’improvviso la magia di Chiesa, cosa fa Chiesa, una meraviglia, fa una meraviglia, questa qui, Immobile gli tira via gli uomini ma la magia scende in campo e si fa movimento, pallone, gol, urlo, vantaggio Italia:

 

 

Il pareggio di Morata, la doccia fredda, e poi lo sapevamo che saremmo arrivati ai rigori, non esiste, non è mai esistita una grande competizione azzurra senza i rigori, la summa della sofferenza, dello stringersi, della tensione spasmodica che anticipa una grande emozione, qualsiasi essa sia. I rigori, l’errore di Locatelli e poi di Olmo, Morata che guarda Donnarumma e sbaglia, para, para il portierone italiano, para e siamo tutti lì, siamo tutti stretti, aggrappati follemente a quel centrocampista freddo come il ghiaccio, quel Jorginho che ha vinto la Champions, quel Jorginho che caracolla verso il pallone in attimi interminabili. Con chi eravate abbracciati, dove eravate, in quel momento del rigore di Jorginho? Quante volte ancora lo racconterete, cristallizzato nella memoria? E Jorginho segna. E scatena la festa. E viene dedicata a Spinazzola.

 

FORWARD >>> – Jorginho che in finale sbaglia, proprio lui, si fa stregare da Pickford, ma non conta più, nulla di tutto questo conta più, ora conta solo il rigore successivo, la rincorsa di Saka, e Donnarumma che si distende e distende su di noi la festa, la goduria, ammutolisce l’immenso Wembley e fa scattare la festa. 

 

In finale l’Italia arriva e parte male, malissimo, 2 minuti nemmeno e siamo sotto, Shaw approfitta di un contropiede e insacca il cross di Trippier. Ma è logico, è tutto scritto, è solo l’ennesima prova: l’Italia che fino ad ora non era mai andata sotto si ritrova a rincorrere, in una bolgia, in un immenso stadio ostile, ma piano piano ne esce, si ritrova, nel momento peggiore si ricorda di noi, delle ambulanze, delle notti a piangere, di una nazione piegata che ha ritrovato nella narrazione calcistica qualcosa che sembrava perduto per sempre, nello scorrere dei mesi qualcosa che sembrava destinato a rimanere per sempre attaccato a noi, a spegnerci. E invece stretti, insieme, contro tutto e tutti: Bonucci trova il pareggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo, e comincia l’epica, finisce la storia e si entra di diritto nel mito. I rigori, gli errori nostri e loro, fino all’ultima parata di Donnarumma. L’inizio della festa.

 

Azzurri da sempre, Azzurri per sempre, Azzurri contro tutto e tutti, Azzurri per la gloria. Azzurri ancor di più in quel preciso istante, in quel preciso abbraccio. Grati a questo gruppo, grati a questa maglia, grati a questo inno cantato abbracciati, urlandolo sotto il cielo di un’estate italiana. E negli occhi ancora la stessa voglia di vincere.

 

 

Ci vediamo ai Mondiali 2022. Ti ricordi, ce lo siamo detti, stretti: li racconteremo, questi Europei 2020. Ce lo siamo promessi urlando: ci vediamo ai Mondiali, ancora noi, sempre noi, sempre con gli Azzurri. Azzurri da sempre.