L’Italia del tennis è in festa per il successo nella Coppa Davis 2023. Il secondo nella storia per il nostro movimento, giunto a distanza di 47 anni dal primo. All’epoca, come oggi, la nazionale azzurra vantava alcuni dei migliori tennisti del globo quali Paolo Bertolucci, seppur a fine carriera, Adriano Panatta e Corrado Barazzutti. Quest’ultimo è stato tra i grandi del movimento degli anni ‘70 e ‘80, ed è attualmente molto impegnato nel dare il proprio contributo al tennis moderno, tanto da aver annunciato la volontà di correre per la presidenza della FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel).

 

Andiamo a scoprire la carriera e il palmares di Corrado Barazzutti

 

Gli esordi

 

Corrado Barazzutti nasce a Udine, il 19 febbraio 1953. Cresciuto sportivamente in Piemonte, ad Alessandria, fu allenato da Giuseppe Cornara. Già in tenera età riuscì a mettere in mostra il proprio talento. A 12 anni vinse la Coppa Lambertenghi, per poi conquistare i titoli italiani under 16 (nel 1968) e under 18 per due volte, nel 1970 e nel 1971. Le sue doti gli permisero di competere anche in campo internazionale, vincendo due dei tornei più prestigiosi nel 1971: il Roland Garros Juniores, primo italiano della storia a riuscirci, e l’Orange Bowl Under 18. Due ottimi lasciapassare in vista dell’esordio nel circuito ATP.

 

La nazionale e la top 100 nel ranking

 

Il tennis era cambiato da pochi anni con l’inizio dell’era Open, ma Barazzutti riuscì ben presto a raggiungere i vertici. Al secondo anno tra i professionisti, riuscì a entrare nella top 100 del Ranking, dimostrando una buona continuità di rendimento malgrado il livello molto alto. Nel 1974 si tolse la soddisfazione di battere il numero uno al mondo Ilie Nastase, raggiungendo la semifinale nell’ATP di Montecarlo, per poi replicare poco tempo dopo a Bournemouth.

 

La Coppa Davis del 1976

 

Già nel 1972 Corrado Barazzutti, al primo da professionista, riuscì a entrare nel giro della nazionale. I risultati non furono memorabili, ma questo gli permise di accumulare esperienza e di porre le basi per quello che fu il successo del 1976.

 

Complessivamente, quello fu un anno importante per il tennista friulano, così come per tutto il movimento italiano. L’11 aprile 1976 giocò e vinse il torneo ATP di Nizza, ottenendo così il primo titolo della carriera nel circuito maggiore. Successivamente giocò bene agli Internazionali d’Italia e al Roland Garros, dove fu eliminato rispettivamente ai quarti e agli ottavi di finale, dal numero due al mondo Guillermo Vilas. Rendimento che gli permise di entrare nella top 20 del Ranking ATP (a fine stagione chiuderà al 22esimo posto).

 

In Coppa Davis fu decisivo nella fase eliminatoria della Zona B europea, vincendo tutti i match in cui fu chiamato in causa contro Jugoslavia e Svezia, replicando poi nella semifinale contro l’Australia, nel match contro John Newcombe. Anche nella finalissima contro il Cile fu chiamato in causa nel primo confronto, contro Jaime Fillol, e non deluse chiudendo la pratica in quattro set.

 

Le semifinali degli Slam

 

Dopo il ‘76, Corrado Barazzutti entra in una nuova dimensione. Partita dopo partita cresce sempre più e l’anno seguente raggiunge la finale del Master 1000 di Montecarlo, dove fu sconfitto da Bjorn Borg, e la semifinale allo US Open. Qui fu sconfitto da Jimmy Connors, ma ci furono polemiche per un gesto scorretto dell’americano che, su una palla dubbia nel terzo set, entrò nella metà campo dell’avversario, cancellando il segno che sarebbe dovuto servire agli arbitri per valutare la loro decisione.

 

L’anno seguente, il 1978, entrò nella top 10 del Ranking ATP, in un anno caratterizzato dalla semifinale al Roland Garros. Ancora una volta fu fatale il confronto con Bjorn Borg, ma la performance di Barazzutti rimase ineguagliata fino al 2018, quando Cecchinato raggiunse la semifinale del torneo parigino. Dopo quel torneo, raggiucomnse il settimo posto nel Ranking mondiale, garantendosi l’accesso alle finali dei Masters di fine anno.

 

Nelle stagioni a seguire, pur restando un punto di riferimento nell’Italia che raggiunse a più riprese la finale di Coppa Davis, Barazzutti non riuscì a eguagliare quei risultati nei tornei dello Slam, mantenendo comunque un buon rendimento complessivo. Si ritirerà dal tennis professionistico abbastanza giovane, nel 1984.

 

Il palmares di Barazzutti

 

Corrado Barazzutti ha raggiunto 13 finali in carriera. Ne ha vinte cinque: l’ATP di Nizza (1976), il Carolinas International Tennis (1977), lo Swedish Open (1977), l’Open di Parigi (1977) e l’Open del Cairo (1980). Tutt’ora è l’unico italiano ad aver vinto su tre superfici diverse nella stessa stagione.

 

Rimasto nella top 10 del Ranking ATP per 45 settimane, è tra i pochi italiani a poter vantare questo riconoscimento. Terminata la carriera sul campo, ha continuato a lavorare nel mondo del tennis, come guida tecnica della nazionale italiana di Coppa Davis dal 2001 al 2020. Dal 2002 al 2016 ha allenato anche la nazionale femminile di Fed Cup che, in quel ciclo, ha vinto le edizioni 2006, 2009, 2010 e 2013.

 

Le caratteristiche tecniche e lo stile di gioco di Barazzutti

 

Corrado Barazzutti è considerato tra i migliori giocatori della storia del tennis italiano. Soprannominato ‘Barazza’, ‘Barracuda’ e ‘Soldatino’, si è da sempre distinto per la sua tenacia e la grande professionalità. È rimasto nella memoria collettiva per la sua grinta che, in molte occasioni, ha compensato quella mancanza di qualità fisiche date da madre natura, che avevano altri suoi avversari. Nel suo stile di gioco si è sempre contraddistinto per ottimi passanti e colpi a rimbalzo e, soprattutto, per l’energia che gli permetteva di essere tra i tennisti più mobili in campo.