Il tennis è uno degli sport più popolari e più seguiti al mondo: sono tanti gli appassionati che ogni settimana seguono i propri beniamini sui campi di tutto il mondo. Un punto dopo l’altro, i giocatori e le giocatrici cercano di portare a casa le vittorie, vincendo prima i game e poi i set. Per quanto riguarda i singoli punti, però, emerge una stranezza: perché invece di 1, 2, 3 e 4 vengono contati con 15, 30 e 40?  

 

Perché si usa il punteggio 15, 30 e 40 nel tennis? La spiegazione

 

Realizzando il primo punto, nel tabellone si sale a 15; poi si passa a 30, e dopo ancora a 40: per vincere il game, vantaggi permettendo, bisogna realizzare anche un altro punto e andare oltre il 40.

 

Si pensa che il sistema di calcolo 15, 30, 40 risalga addirittura al Medioevo: il primo testo che ne parla è di Carlo di Valois-Orleans e risale al 1435. Ok, ma perché partire proprio da lì? Secondo una teoria, i primi punti nel tennis venivano contati spostando le lancette dell’orologio avanti di 15 minuti: per questo, dunque, si partiva da 15 e si passava poi a 30. A questo punto la domanda sorge spontanea: non dovrebbe toccare al 45? Perché invece c’è il 40?

 

Semplice: perché arrivare a 45 avrebbe significato decretare la vittoria di uno dei giocatori; invece, i punti di distacco dall’avversario dovevano essere almeno due. Fermarsi a 40 significava dunque essere arrivati ad un passo dal traguardo: mancava ancora un altro punto per vincere.

 

Secondo un’altra teoria, il sistema di conteggio deriverebbe dal “jeu de paume”, uno sport simile al tennis ma che si giocava con la mano al posto della racchetta. I punti, in quel caso, si calcolavano in base agli spostamenti del giocatore lungo il campo che misurava 90 piedi per 45: ogni volta avanzava di 15, poi arrivava a 30 piedi e così via.