Nicola Pietrangeli: carriera, palmares e stile di gioco
Prima di Jannik Sinner, prima di Matteo Berrettini, prima di Fabio Fognini e ancora prima di Adriano Panatta, tra i migliori tennisti italiani un giocatore nato a Tunisi nel 1933: Nicola Chirinsky Pietrangeli.
Come nelle più romantiche storie sportive, l’infanzia di Pietrangeli è stata tutt’altro che semplice. Anzi, l’Italia ha persino rischiato di non veder mai splendere la sua stella. Esatto, perché Nicola Pietrangeli nasce nella Tunisi che ancora era protettorato francese, da padre italiano, Giulio, che proprio nella capitale nord africana aveva incontrato Anna De Yourgaince, una donna profuga di origini danesi e russe. Durante la Seconda guerra mondiale, la loro casa viene distrutta dai bombardamenti e il piccolo Nicola si salva quasi per caso. Inoltre, con l’occupazione alleata della Tunisia, la famiglia Pietrangeli viene internata in un campo di prigionia, ma, proprio qui, Nicola gioca (vincendo ovviamente) il suo primo torneo di tennis, in doppio con il padre.
Espulsa dalla Tunisia, la famiglia Pietrangeli si trasferisce a Roma, dove Nicola si iscrive ai primi circoli di tennis, tra cui il Tennis Club Parioli, il cui custode era Ascenzio Panatta, il padre di quell’Adriano Panatta che sarebbe diventato il suo erede. Pietrangeli contemporaneamente gioca anche a calcio nelle giovanili della Lazio. Quando il club capitolino decide di cederlo alla Viterbese, Nicola decide che la strada giusta è quella del tennis e mai scelta fu più azzeccata.
Ripercorriamo dunque la carriera e il palmares di Nicola Pietrangeli, analizzando anche il suo stile di gioco.
Carriera e palmares di Nicola Pietrangeli
Il primo titolo importante vinto da Nicola Pietrangeli è nel 1951, quando appena maggiorenne vince il titolo di campione italiano under 18. Due anni più tardi, esordisce in Coppa Davis, vincendo a Madrid contro lo spagnolo Carlos Ferrer. Parlare di Pietrangeli vuol dire parlare di Coppa Davis, infatti quella del 1954 è stata la prima delle 164 partite che “Er Francia” (come veniva chiamato da giovane essendo di madrelingua francese) ha disputato, tra singolare e doppio, nella competizione per nazioni. Oltre a quello del maggior numero di partire disputate in Coppa Davis, Nicola Pietrangeli detiene il record per il maggior numero d’incontri vinti in singolare nella competizione (78) e tra singolare e doppio (120). Pietrangeli non è mai riuscito ad alzare questo trofeo da giocatore, ma è stato capitano e condottiero di quella che fino a pochi giorni fa era l’unica Coppa Davis conquistata dall’Italia, in Cile nel 1976. In merito a questa vittoria e riferendosi alle polemiche e ai problemi legati alla dittatura di Augusto Pinochet di quel periodo, Pietrangeli ha sempre affermato: “Io non mi prendo nessun merito sportivo, perché in campo ci vanno i giocatori, mi prendo il merito, e non lo divido con nessuno, di averli portati a Santiago”.
Nicola Pietrangeli era un cosiddetto terraiolo. I suoi più grandi successi sono arrivati infatti sulla terra rossa. Il primo agli Internazionali d’Italia nel 1957, trionfo bissato nel 1961. Le sue più grandi imprese le ha compiute però sulla terra parigina del Roland Garros. Qui, Nick è diventato il primo italiano a vincere un torneo dello Slam e, ancora oggi, è l’unico tennista azzurro ad aver vinto due prove del Grande Slam: nel 1959 e nel 1960.
Pur non trattandosi di una vittoria, un altro traguardo importantissimo fu la semifinale raggiunta a Wimbledon nel 1960, quando riuscì a battere il mito Rod Laver in cinque set (6-4, 3-6, 8-10, 6-2, 6-4).
Pietrangeli è stato anche un grande giocatore di doppio. Con Orlando Sirola ha formato una delle coppie più leggendarie del mondo del tennis e, sempre nel 1959, i due divennero campioni a Roland Garros. Nel 1956, la coppia Pietrangeli-Sirola raggiunse la finale di Wimbledon, ma venne sconfitta dal duo tutto australiano composto da Len Hoad e Ken Rosewall. “Se ai nostri tempi ci avessero confinato in un'isola per sei mesi senza campi da tennis e poi ci avessero fatto disputare un torneo, Nicola ci avrebbe battuti tutti quanti”, disse durante un’intervista lo stesso Rosewall.
Nella sua eccezionale carriera, svoltasi per lo più prima dell’Era Open, Nicola Pietrangeli è stato per due volte numero 3 del ranking mondiale, vincendo 48 trofei, tra i quali anche una medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Napoli nel 1963, battendo il fenomeno spagnolo Manuel Santana, e (tanto per cambiare) un Roland Garros in doppio misto con la tennista inglese Shirley Bloomer. Detiene inoltre il record del numero di titoli italiani assoluti in campo maschile (22), tra cui sette nel singolare.
In carriera ha chiuso ben 7 stagioni tra i primi 10 della classifica mondiale, che al tempo erano compilate dal giornalista inglese Lance Tingay sul The Daily Telegraph, e nel 1986 è stato il primo italiano (seguito poi successivamente da Gianni Clerici) ad essere inserito nella International Tennis Hall of Fame.
Nota: da allenatore ha guidato l'ultima squadra azzurra in grado di vincere la Coppa Davis, prima di quella di Volandri.
Un'attesa lunga 47 anni 🥹
— FITP (@federtennis) November 27, 2023
Passaggio di testimone con Nicola #Pietrangeli 💙#DavisCupFinals | #CoppaDavis | #tennis pic.twitter.com/F4lgqSTM5U
Lo stile di gioco di Nicola Pietrangeli
Gianni Clerici lo ha definito “un regolarista e un incontrista”. Come detto in precedenza, Nicola Pietrangeli aveva un gioco particolarmente adatto alla terra battuta ed era dotato di un eccellente rovescio, un ottimo tocco di palla e una straordinaria tenuta atletica. Nonostante non fosse un tennista che improntava il suo gioco sull’attacco, “Il sommo Nick” (come lo aveva soprannominato proprio Clerici) Pietrangeli era molto dotato anche nel gioco al volo. Il suo stile era basato sull’eleganza.
Giocava molto da fondocampo ed era uno specialista nei passanti, dotato anche di un’eccellente smorzata e di un istinto fuori dal comune. Il suo colpo migliore era senza dubbio il rovescio e aveva una facilità estrema nel variare con un colpo di polso gli effetti e le traiettorie, tanto da rendere pressoché indecifrabile il suo passante. Lo stesso Nicola Pietrangeli si è definito: “Un po' alla Ivan Lendl, non certo come potenza, ma come saper essere attendista. Il mio colpo forte era il rovescio a una mano e poi la smorzata: loro attaccavano e io li passavo. Come varietà, perdonatemi l’immodestia, mi vedo come il Federer della mia epoca”.