Il calcio non è solo competizione agguerrita. Talvolta è in grado di regalare belle storie di fair play e sportività che, malgrado non portino alla conquista di un successo o di un trofeo, permettono alla squadra o al calciatore coinvolto di ritagliarsi una fetta di storia. 

 

Per fare un esempio, quando una squadra ne affronta un'altra che ha appena vinto un titolo importante,  succede che venga concesso il cosiddetto ‘Pasillo de honor’, con i calciatori che realizzano un piccolo corridoio umano, attraverso il quale sono passati i partenopei, accolti da applausi. 

 

La storia del calcio è caratterizzata da eventi analoghi. Gesti di fair play da parte degli atleti che, oltre alle capacità agonistiche, hanno mostrato notevoli doti umane. 

 

 

Paolo di Canio e il fair play che ha fatto la storia

 

 

Paolo Di Canio ha avuto una lunga militanza in Premier League. Nel 2000, con la maglia del West Ham, si rese protagonista di uno dei gesti passati alla storia. La partita era contro l’Everton e, nel corso di un’azione d’attacco, il loro portiere rimase a terra contuso. Il match non si interruppe e Di Canio ricevette palla in area a porta vuota. Resosi conto dell’infortunio dell’avversario, non tirò, bensì prese la palla con le mani bloccando il gioco. Un gesto che venne accolto con calore dai tifosi presenti che gli dedicarono un’ovazione, mentre la Premier League a fine stagione gli concedette il premio di fair play dell’anno. 

 

 

Cristiano Ronaldo e il fair play con il rigore annullato

 

 

Cristiano Ronaldo ha dimostrato un incredibile gesto di sportività durante una partita della AFC Champions League del suo club, l'Al Nassr, contro il Persepolis. Durante questa partita, Ronaldo inizialmente sembrava essere stato falciato dal difensore avversario nella propria area di rigore, portando l'arbitro a concedere un calcio di rigore a favore dell'Al Nassr.

 

Tuttavia, Ronaldo ha prontamente contestato la decisione, esprimendo all'arbitro che non c'era stato un fallo. "No penalty", ha prontamente detto al direttore di gara, sostituendo si di fatto al VAR. E così, alla fine, è stata annullata la decisione inziiale.

 

 

Klose e De Rossi: il fair-play è di casa nella Capitale

 

 

L’introduzione del Var ha agevolato il lavoro degli arbitri, permettendo di valutare più attentamente situazioni di gioco controverse. Fino a qualche anno fa, tuttavia, era solo l’occhio umano a giudicare l’andamento della partita e, inevitabilmente, qualcosa sfuggiva. I falli di mano, ad esempio, sono sempre stati oggetto di discussione, ma talvolta hanno regalato momenti di grande sportività. Nel 2006 un giovane Daniele De Rossi segnò con il Messina con la mano, ma l’arbitro non ravvisò l’irregolarità e convalidò il gol. Fu lo stesso centrocampista della Roma a ‘confessare il misfatto’, facendo annullare la rete.

 

Lo stesso gesto vide protagonista anche l’attaccante, all’epoca in maglia Lazio, Miroslav Klose. Era il 2012 e il tedesco segnò con un evidente fallo di mano. Dopo qualche attimo di confusione, fu lui stesso a dire all’arbitro di aver commesso fallo e la rete fu tolta. 

 

 

La signorilità del Loco Bielsa e di Bepi Pillon

 

 

Nel calcio si è sempre dibattuto sul comportamento da tenere quando un avversario è a terra. Si continua? Si butta il pallone fuori in qualsiasi circostanza? Deve essere l’arbitro a fermare il gioco? Discussione scaturita dal fatto che, spesso, i calciatori di squadre che cercano di guadagnare secondi, accentuano e simulano infortuni dopo dei contrasti, costringendo l’avversario a metter fuori palla per far entrare i soccorsi. Negli ultimi anni si è lasciata maggiore discrezione all’arbitro, per garantire la fluidità del gioco. 

 

Un episodio legato a questo risale al 2019, in Championship. Partita tra Leeds e Aston Villa. Un calciatore dei Villains rimane a terra e tra gli avversari c’è un momento di incertezza sul proseguire o meno l’azione. Quando sembrava che dovessero metter fuori palla, c’è un’accelerazione improvvisa e il Leeds va in gol, sfruttando un tentennamento della difesa. Si scatena una rissa, con attimi di grande tensione. Una volta riportata la calma, l’allenatore Marcelo Bielsa ordina ai suoi di far segnare gli avversari, restando fermi in campo. Dopo il calcio d’inizio, l’Aston Villa va verso la porta, non trova opposizione e segna la rete del pareggio. Rete che, paradossalmente, costò al Leeds la promozione diretta. 

 

Fatto analogo nel 2009 nella sfida tra Ascoli e Reggina. Valdez, in forza ai calabresi, si infortuna e cerca di mettere fuori la palla. Sommese, che successivamente spiegò di non aver capito le intenzioni dell’avversario, intercetta, riparte e serve Antonucci che segna il gol dell’1-0 per i marchigiani. Anche qui si scatena una rissa e dopo qualche cartellino rosso, l’allenatore ascolano Bepi Pillon ordina ai suoi di far pareggiare gli avversari. 

 

 

Fowler e il fairplay del rigore sbagliato

 

 

Tornando in Inghilterra, nel 1997 Robbie Fowler, stella del Liverpool, rifiutò un rigore concessogli. Nel match contro l’Arsenal chiese all’arbitro di revocare la massima punizione appena fischiata, poiché non aveva subito fallo. Il direttore di gara fu irremovibile, ma lui decise di sbagliare volontariamente il rigore. Anche questo gesto fu premiato dalla Fifa con il Fair Play Award. Gesto simile anche per Elvin Mamedov, giocatore del Qarabag. Nel corso del match contro l’Inter nel dicembre 2014, gli azeri si videro fischiare un rigore inesistente a favore. I calciatori, in accordo con l’allenatore, decisero di sbagliare volontariamente. 

 

 

Jan Vertonghen e il gol involontario

 

 

Successe nel 2006 che un giovanissimo Jan Vertonghen, all’epoca in forza all’Ajax, si trovò a restituire palla agli avversari del Camburr, che avevano fermato il gioco per permettere i soccorsi a un calciatore infortunato. Erroneamente, il belga calciando da metà campo segnò. Momenti di stupore allo stadio, ma dopo un immediato chiarimento, i lancieri decisero di far segnare immediatamente il gol del pareggio agli avversari. 

 

 

Quando la simulazione diventa fair play

 

 

In un calcio, purtroppo, caratterizzato anche da simulazioni al limite del surreale, ammettere di non aver subito un fallo non è scontato. Nel 2014 Aaron Hunt del Werder Brema riuscì a convincere l’arbitro a non assegnarli un penalty per un fallo che non esisteva, in quanto era lui stesso a esser scivolato all’interno dell’area di rigore. Anche Andrea Belotti, nel corso di un match con l’Atalanta nel 2021, fece lo stesso. Cadde al limite dell’area di rigore circondato dagli avversari e l’arbitro fischiò, ammonendo Romero. Immediatamente il Gallo fece il gesto di no con il dito per far capire che non vi era stato alcun contatto. Gesto che, naturalmente, fu apprezzato dagli avversari.