Trovare un accordo su chi sia il più forte di tutti i tempi in un determinato sport è sempre un’operazione difficile, per certi versi impossibile. Se si parla di calcio, sia che si tratti di Maradona e Pelé, sia che si tratti di Cristiano Ronaldo e Messi, gli estimatori di uno o dell’altro non cederanno mai lo scettro del più grande della storia. Nel tennis, sono ormai anni che la disputa si è ristretta a soli tre giocatori: Rafael Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic. Tra i tre alieni, però, sembra averla spuntata il serbo.  

 

Djokovic, classe 1987, è uno dei tennisti più completi che sia mai esistito. Le sue doti tecniche e atletiche, pressoché invariate su tutte le superfici, gli hanno permesso di diventare il giocatore più vincente della storia nelle prove di singolare maschile del Grande Slam: 10 Australian Open (record maschile), 7 Wimbledon, 4 Us Open e 3 Roland Garros, per un totale di 24 titoli. A questi si aggiungono 6 Atp Finals, 39 titoli Master 1000, 395 settimane alla vetta del ranking e una quantità incredibile di record conquistati, destinata ogni anno a diventare più grande.

 

Analizziamo quindi lo stile di gioco di Novak Djokovic, per cercare di capire cosa lo renda quasi imbattibile.

 

Le superfici preferite di Novak Djokovic

 

Guardando le statistiche e le prestazioni di Novak Djokovic, è davvero complicato parlare di superfici preferite. Tuttavia è lo stesso Nole a venirci in aiuto: “Anche se sono cresciuto sulla terra rossa, mi piace giocare sul cemento e sull’erba. La terra viene per ultima”, ha dichiarato in passato. Ed effettivamente il serbo riesce a esprimere il suo miglior tennis sui terreni veloci, in particolare sul cemento, dove i suoi colpi potenti e veloci risultano ancora più efficaci. Rispetto a Nadal e Federer, però, non c’è una superficie sulla quale Djokovic si trovi poco a suo agio. Basti pensare che sulla terra rossa, da lui stesso posizionata all’ultimo posto, ha comunque conquistato per 3 volte il Roland Garros, 6 volte l’Atp Master 1000 di Roma e per 2 volte quello di Montecarlo, giusto per citarne alcuni.  

 

Lo stile di gioco di Novak Djokovic

 

Praticamente perfetto in ogni fondamentale, uno degli aspetti più unici di Djokovic è quello di unire mentalità vincente, colpi potenti, profondi e incisivi, prestanza fisica e doti atletiche eccellenti in un unico tennista. Il serbo è stato in grado di lavorare duramente su ogni dettaglio del suo gioco e del suo fisico, così da ottenere una continuità di vittorie e prestazioni inimmaginabile, soprattutto dal 2011 a oggi. Se con l’avvento di Carlos Alcaraz gli appassionati hanno pensato di aver ritrovato un giocatore in grado di fermare il suo cammino, Nole li ha smentiti immediatamente: fatta a eccezione per Wimbledon, nel 2023 il serbo ha conquistato tutti gli altri 3 tornei dello Slam, con buona pace dei suoi avversari.  

 

Dritto: Djokovic ha un’impugnatura molto particolare quando colpisce di dritto, tecnicamente chiamata presa western a 3/4. Questo tipo d’impugnatura è estrema, nel senso che non permette (a parte a lui) di aver un perfetto controllo della pallina. Tuttavia, Nole compensa la presa con una grande rotazione dei fianchi, delle spalle e del busto. Normalmente il suo colpo è direzionato dal basso verso l’alto, imprimendo una buona rotazione in top alla palla, per poi chiudere avvolgendo il braccio attorno al busto.

 

Rovescio: il rovescio a due mani di Djokovic è considerati tra i migliori ed efficaci del circuito. Grazie alla sua grande tecnica, il serbo ha tantissime opzioni con questo colpo, come incrociare o colpire con molta angolazione da qualsiasi zona del campo, ma soprattutto giocare in lungolinea, il suo colpo migliore in assoluto.

 

Quando la pallina si avvicina il movimento del busto è molto fluido e, al contatto con la palla, la testa della racchetta rimane ferma, poi si alza seguendo il movimento del corpo, sfruttando così una buona parte dell'energia cinetica disponibile.

 

Servizio: il servizio è stato il fondamentale che ha creato più problemi (assieme al gioco a rete) a Djokovic durante la sua carriera. In particolare quando, tra il 2009 e il 2010, Todd Martin è entrato a far parte del suo team e ha cercato di cambiarne l’esecuzione. Dopo le difficoltà, Nole è tornato a battere con la tecnica precedente e il servizio è diventata una delle sue armi più importanti, sia che la palla sia colpita di piatto (flat) o di taglio (slice). Mentre lancia la pallina, non troppo in alto, piega leggermente le gambe e colpisce, quando si è alzato da terra, nella metà superiore della racchetta.

 

Risposta: che sia di dritto o di rovescio, nessuno può competere con Djokovic quando si parla della risposta al servizio. In questo, il serbo è probabilmente il migliore della storia, riuscendo ad abbinare prontezza di riflessi, potenza e precisione con una continuità incredibile. Un’abilità tutt’altro che banale in uno sport in cui si vince facendo perdere il turno di servizio all’avversario.

 

Aspetto fisico: le gambe potentissime e fisico alto e asciutto, permettono a Djokovic (anche all’età di 36 anni) di essere in ogni zona del campo e arrivare su qualsiasi pallina. Potenza sì, ma anche elasticità, agilità ed equilibrio. Le prima gli consentono di raggiungere scivolando, anche sul cemento e anche in spaccata, le palline più lontane. L’ultimo, invece, fa sì che il serbo perda difficilmente il controllo del colpo.

 

Smash: cercando un po’ il pelo nell’uovo, lo smash è l’unica pecca di questo giocatore pressoché perfetto. Un colpo che molto spesso fallisce, anche in situazioni che, soprattutto per uno come lui, sono relativamente facili. Un colpo che fa parte del gioco al volo, da sempre un piccolo tallone d’Achille per Djokovic.