Il recente trionfo della nazionale femminile italiana alla Billie Jean King Cup, dedicata a una delle icone del tennis mondiale, ci ricorda una delle pagine più simboliche e discusse della storia dello sport: la “battaglia dei sessi”. Si tratta di una serie di sfide tra uomini e donne, iniziate negli anni ’70, che misero in discussione stereotipi di genere e ridefinirono il ruolo delle atlete in un panorama spesso dominato dagli uomini. Da Bobby Riggs a Martina Navrátilová, da Margaret Court a Jimmy Connors, questi incontri sono stati molto più che semplici partite di tennis ed hanno visto proprio in Billie Jean King la protagonista più celebrata.

 

La sfida tra i sessi: simbolo di una battaglia sociale

 

La prima “battaglia dei sessi” ebbe luogo in un contesto storico segnato dal movimento per i diritti delle donne. Bobby Riggs, ex campione di Wimbledon e promotore instancabile del tennis, sfidò Margaret Court e successivamente Billie Jean King per dimostrare che, anche a 55 anni, un uomo poteva battere le migliori tenniste del momento. Riggs non era nuovo a provocazioni del genere: dopo il suo ritiro dal tennis professionistico e prima del suo rientro nel circuito Senior a 51 anni, il tennista americano ex numero 1 al mondo aveva dato spettacolo con una serie di esibizioni stravaganti, in cui aveva giocato a tennis legato a un cucciolo di leone o a un compagno di doppio, oppure vestito da pescatore o con delle sedie poste sul campo da gioco. Sebbene i suoi incontri avessero un forte richiamo mediatico, dando vita a una vera e propria “Battaglia dei sessi”, questa volta Riggs intendeva anche riaffermare la presunta superiorità maschile, generando un intenso dibattito sul valore dello sport femminile.

 

Gli incontri principali: la vittoria di Billie Jean King

 

Il primo scontro tra i sessi, il 13 maggio 1973, vide Riggs battere nettamente Margaret Court, numero uno al mondo, con un clamoroso 6-2, 6-1. L’incontro, ribattezzato dalla stampa “Mother’s Day Massacre”, sembrò confermare l’inferiorità del tennis femminile rispetto a quello maschile. Margaret Court era una delle più grandi tenniste di tutti i tempi, ma Riggs la sconfisse agilmente puntando non solo sulla maggiore forza, ma anche su una tattica maggiormente accurata, fatta di pallonetti e palle corte che misero in difficoltà la maggiore atleticità dell’avversaria.

 

Tuttavia, pochi mesi dopo, anche Billie Jean King che inizialmente aveva rifiutato, accettò di affrontare Riggs, consapevole che una vittoria avrebbe avuto un impatto sociale oltre che sportivo. Questo incontro fu caricato di significati maggiori rispetto al precedente: Billie Jean King era un’attivista per i diritti delle donne, in gioventù era stata squalificata da Wimbledon per aver indossato dei pantaloncini invece che il canonico gonnellino in una foto ufficiale e nel 1972 aveva promesso di non partecipare più al torneo londinese che le aveva riconosciuto per la vittoria una cifra undici volte inferiore a quella destinata a Nastase, trionfatore maschile della stessa edizione. Insieme ad altre otto tenniste (dette “original nine”) la campionessa americana aveva dato vita a un circuito femminile, la WTA, che la federazione internazionale del tennis dovette riconoscere e inglobare in virtù del suo inaspettato successo. Nel 1973 Billie Jean King era stata la prima donna ad essere nominata “Sportiva dell’anno”, riconoscimento che Bobby Riggs aveva criticato proprio per via di una presunta superiorità degli uomini nello sport. Una donna di successo, progressista e impegnata contro un uomo avanti con gli anni che contestava la sua visibilità e reclamava la superiorità del genere maschile, in un epoca di grandi lotte sociali: gli ingredieti per una “Battaglia dei sessi” c’erano tutti.

 

L’incontro si tenne il 20 settembre 1973 all’Astrodome di Houston e fu un vero evento globale, seguito da oltre 90 milioni di spettatori. Billie Jean King si preparò con grande scrupolosità, non puntò soltanto sulla maggiore resistenza fisica ma mise in atto una strategia volta a sfiancare Riggs, forte anche del fatto che questo incontro si sarebbe disputato al meglio dei cinque set. Con un gioco brillante e strategico, Billie Jane King sconfisse Riggs in tre set (6-4, 6-3, 6-3), demolendo i pregiudizi e dimostrando che il tennis femminile era altrettanto meritevole di rispetto e attenzione. L’evento segnò una svolta per la parità di genere nello sport, consacrando Billie Jean King come simbolo della lotta al sessismo.

 

Quasi vent’anni dopo, nel 1992, la sfida tra i sessi si rinnovò con protagonisti Jimmy Connors e Martina Navrátilová. Stavolta le regole furono modificate per rendere l’incontro più equilibrato: Connors poteva servire una sola volta e l’area di gioco disponibile per la tennista era stata ampliata a parte dei corridoi. Malgrado l’incontro fu agonisticamente di buon livello, l’impatto di questa sfida non fu paragonabile alla precedente: l’ex numero uno mondiale maschile aveva solo cinque anni più della sua avversaria e vinse 7-5, 6-2, dimostrando che, seppur adattato, il confronto restava impari. Tuttavia, l’incontro celebrò la straordinaria carriera di Navrátilová e confermò l’interesse del pubblico per queste sfide.

 

Sfide successive: esibizioni e spettacolo

 

Negli anni seguenti la vittoria di Billie Jane King, il tema della “battaglia dei sessi” tornò più volte, ma con intenti ben diversi. Nel 1985, Riggs cercò di riscattarsi in un incontro di doppio misto al fianco di Vitas Gerulaitis contro Martina Navrátilová e Pam Shriver. Tuttavia, la coppia femminile vinse agevolmente (6-3, 6-2, 6-4), con Riggs criticato per la scarsa prestazione, considerata un peso per il suo compagno.

 

Altre sfide seguirono, spesso con toni leggeri e goliardici. Durante l’Australian Open 1998, il tennista Karsten Braasch, numero 203 del mondo, sconfisse le giovani sorelle Williams (6-2 contro Venus e 6-1 contro Serena) in un incontro poco serio, giocato dopo aver bevuto diverse birre e fumato sigarette tra un game e l’altro. Anche Yannick Noah, nel 2003, affrontò Justine Henin in una partita amichevole, intrattenendo il pubblico con colpi spettacolari e atteggiamenti scherzosi, che lo videro indossare anche un gonnellino. Nel 2013, Novak Djokovic e Li Na disputarono un mini-incontro con regole personalizzate e atteggiamenti ironici, creando uno spettacolo per il pubblico senza alcuna reale competizione, tanto che il campione lasciò disputare un punto anche a un raccattapalle.

 

Questi incontri, diversamente dalle prime sfide di Riggs, King e Connors, non avevano alcuna pretesa agonistica e servivano solo a divertire gli spettatori. Erano esibizioni, non paragonabili per intensità e significato agli scontri iconici degli anni ’70 e ’90.

 

Anche dopo oltre mezzo secolo, la “battaglia dei sessi” rimane una testimonianza di come lo sport possa diventare il terreno per discutere questioni sociali più ampie. Se la sfida di Riggs contro Billie Jane King fu un evento serio e simbolico, quelle successive avevano un intento principalmente ludico, segno di come il dibattito sull’uguaglianza di genere nello sport avesse già fatto passi avanti. Oggi, il tennis femminile gode di una visibilità e un rispetto un tempo impensabili, grazie anche a questi momenti storici che hanno abbattuto barriere e acceso il dialogo.