Tra i grandi protagonisti della rinascita del tennis azzurro c’è sicuramente Filippo Volandri. Sì, perché nonostante la copertina sia inevitabilmente di Jannik Sinner, fresco di trionfo alle Atp Finals di Torino, il capitano non giocatore dell’Italia è riuscito a coltivare il talento dei suoi tennisti e motivarli a superare diversi momenti difficili, che ognuno di loro ha attraversato nel corso della stagione, mostrando doti da vero leader. Proprio questa leadership, che spesso si è trasformata in empatia, è stata la chiave con cui Volandri è riuscito a guidare l’Italia alla vittoria della Coppa Davis 2023.

 

Attraverso scelte difficili sfociate anche in polemiche, come nel caso dell’esclusione dai convocati di Fabio Fognini, o quella di lanciare giovani come Arnaldi, alle prime stagioni ad alti livelli. Tra le scelte più azzeccate di Volandri c’è stata quella di dare fiducia, nelle fasi finali del torneo, al duo Sinner-Sonego, piuttosto che affidarsi ai rodati doppisti Bolelli-Vavassori. L’altoatesino e il torinese hanno formato una coppia di livello, rivelatasi decisiva per il trionfo azzurro di Malaga, arrivato 47 anni dopo l’ultima volta. E buona parte del merito è proprio di capitan Volandri, capace di creare un gruppo unito e centrato sull’obiettivo come dimostrato dalla presenza di Berrettini, a bordo campo nonostante l’infortunio.

 

«Grazie a questi ragazzi, grazie per essersi messi a disposizione, grazie per esserci stati in questi anni», sono state le commosse parole di Volandri subito dopo il trionfo, «grazie a tutta l’Italia e a chi ci ha supportati: siamo stati come una famiglia. Ora possiamo veramente essere felici e festeggiare. Questo progetto è partito da lontanissimo, abbiamo affrontato un miliardo di difficoltà, ho sempre avuto il supporto di tutti. Anche di Berrettini: da quando è arrivato con noi abbiamo ancora fatto più famiglia. Non ho parole». Ma chi è Filippo Volandri?

 

Filippo Volandri: la carriera da giocatore

 

Filippo Volandri è nato a Livorno il 5 settembre del 1981. Ha iniziato a giocare a tennis fin da piccolo, diventando professionista nel 1998 e per lungo tempo è stato il miglior giocatore azzurro. Dal 2003 ha iniziato infatti una straordinaria scalata alla classifica Atp, che lo ha portato, a soli 22 anni, a rientrare tra i migliori 50 del mondo. Nel 2004, vincendo gli Internazionali d’Austria, non solo ha conquistato il suo primo titolo Atp, ma è arrivato fino al 35esimo posto del ranking. Successivamente ha raggiunto la finale sia a Palermo che a Umago, confermandosi come uno dei più promettenti tennisti del circuito.

 

La sua scalata è continuata: Volandri si è piazzato alla 28esima posizione Atp e nel 2006 ha trionfato nel torneo di Palermo. L’anno successivo un italiano è tornato in semifinale agli Internazionali di Roma: Filippo, 29 anni dopo Panatta, ha fatto sognare il Foro concedendosi anche il lusso di battere, in soli due set, Roger Federer, al tempo numero uno del mondo. Nella parte finale della sua carriera Volandri si reinventò anche come doppista, ma senza riuscire a vincere un titolo e non andando oltre la 130esima posizione nel ranking di specialità.

 

Il suo rapporto con la Nazionale italiana iniziò a soli 19 anni grazie a capitan Corrado Barazzutti, che decise di convocarlo per la Coppa Davis nonostante la giovane età. Volandri fu sconfitto a Helsinki dal finlandese Nieminen, ma si è riscattato nel settembre successivo, quando riuscì a battere il numero uno croato Ivanisevic, fresco vincitore di Wimbledon. In totale, nella sua carriera, Volandri ha giocato 17 match di Coppa Davis, collezionando 10 vittorie e 7 sconfitte.

 

Volandri ha sempre amato il gioco da fondo campo, con il suo colpo migliore che era il rovescio a una mano, pratica in estinzione nel circuito. Anche il dritto sapeva essere letale, soprattutto quando praticato ‘open stance’, ovvero con corpo e piedi rivolti frontalmente all’avversario. Il suo punto debole però, che gli ha precluso probabilmente alcune soddisfazioni nel corso della carriera, è sempre stato il servizio, fondamentale divenuto essenziale nel tennis moderno.

 

Filippo Volandri: la carriera fuori dal campo e da capitano dell’Italia

 

Volandri decide di appendere la racchetta al chiodo nel 2016. Due anni dopo entra nella Federazione Italiana Tennis, dove diventa Direttore Tecnico Nazionale. Il suo compito era quello di scoprire e seguire i nuovi talenti azzurri, coltivandone le qualità per poi dargli quella spinta necessaria a competere ad alti livelli. La crescita del movimento tennistico italiano, insomma, si deve anche al lavoro, su scala nazionale, di Volandri.

 

Nel gennaio del 2021 arriva una nuova svolta per la sua carriera. Volandri sostituisce Barazzutti come capitano non giocatore dell’Italia in Coppa Davis. Il suo nuovo ruolo prevede quindi che Filippo decida chi convocare, chi schierare nei singolari e nei doppi, considerando ovviamente anche le qualità dell’avversario al di là della rete. Volandri si cala subito nel nuovo ruolo dando fiducia ai giovani, come dimostrano le convocazioni di un giovanissimo Jannik Sinner, ma anche di Lorenzo Musetti, bronzo alle ultime Olimpiadi di Parigi, e, nell’edizione 2023 di Coppa Davis, Matteo Arnaldi.

 

Volandri è stato capace di creare in primis un gruppo coeso, di trasfomare tanti “io” in un unico “noi”, giovando poi dell’implacabile, e anche impronosticabile in questi termini, esplosione di Jannik Sinner: «Siamo una squadra unita, ognuno di noi ha dato il meglio e ha creato un gruppo unico. Siamo una famiglia che ha lavorato, grazie a Volandri, nel migliore dei modi in questi anni» ha detto l’altoatesino pochi minuti dopo la vittoria contro la Serbia nella finale di Malaga, riconoscendo così il prezioso lavoro di Volandri da capitano dell’Italia.