Goran Ivanisevic e la sua storia con Wimbledon
Vincere un torneo prestigioso come Wimbledon quando non sei all’apice della carriera è possibile? La storia di Goran Ivanisevic ci dice di sì. L’atleta croato, stella del tennis negli anni ‘90 e nei primi anni duemila, riuscì in questa impresa. Era il 2001 e all’epoca occupava la 120esima posizione del ranking ATP. Partecipò e vinse il prestigioso torneo londinese, accedendovi tramite wild-card: il primo e, a oggi, ultimo a farcela con queste modalità. Il film Wimbledon, di Richard Loncraine, si ispirò a questa sua impresa. Ivanisevic, hall of famer del tennis dal 2020, è passato alla storia per il suo servizio imprendibile (fu il primo a varcare la soglia dei 10mila ace in carriera), ma anche per il suo carattere turbolento. Andiamo a scoprire la sua storia.
Ivanisevic e gli inizi con l’allenatrice di Djokovic
Nato il 13 settembre 1971 e cresciuto a Spalato ai tempi della ex-Jugoslavia, Ivanisevic nel corso della sua carriera giovanile viene allenato anche da Jelena Gencic che, successivamente, avrebbe seguito anche Novak Djokovic. Già negli anni da juniores si distinse per il suo servizio che fu, di fatto, biglietto da visita per l’approdo nel professionismo nella stagione 1988.
I due bronzi olimpici a Barcellona
Il primo anno fece l’esordio a Wimbledon, ma non riuscì a ottenere risultati di spicco. Meglio l’anno seguente, quando partì subito con il piede giusto raggiungendo i quarti di finale agli Australian Open. Fu una stagione di alti bassi, ma iniziò ad affermarsi ai piani alti del ranking ATP. Nel 1990 la prima semifinale a Wimbledon, dove fu sconfitto da Boris Becker, con il quale era riuscito a vincere al Roland Garros. Nello stesso anno arrivò anche la prima vittoria in un torneo, a Stoccarda, quando sconfisse in finale l’argentino Guillermo Perez Roldan.
Un primo tassello importante nella carriera di Ivanisevic arriva nel 1992, quando conquista due medaglie di bronzo ai Giochi Olimpici di Barcellona, sia nel singolo che nel doppio. Una consolazione dopo aver perso la prima finale della sua carriera a Wimbledon, per mano dello statunitense Andre Agassi. La crescita era costante, malgrado alcuni problemi fisici gli avessero impedito di giocare con continuità.
Il 1994, il 2° posto di Ivanisevic nel ranking e la sconfitta in finale con Sampras
Nel 1994 Ivanisevic raggiunge la miglior posizione nel ranking ATP, il secondo posto. Risultato che arriva grazie all’ottima prestazione a Wimbledon. Entrato come numero 5 al mondo, sconfisse Mansdorf, Forget e Boris Becker, arrendendosi in finale a Pete Sampras. Fu il secondo ko nella finale del torneo britannico, maturato in un match equilibrato nei primi due set, vinti al tie break dal fuoriclasse statunitense, ma a senso unico nel terzo conclusosi con un netto 0-6. L’anno seguente il croato crebbe sulla terra rossa disputando tornei di alto livello a Montecarlo e Roma, ma crollò al test più prestigioso, il Roland Garros, uscendo al primo turno.
Lo scontro con la federazione croata
Come detto in apertura, Goran Ivanisevic è stato un tennista fortissimo, capace di realizzare servizi imprendibili e gesti tecnici notevoli. Tuttavia, si è anche distinto per colpi di testa tutt’altro che irrilevanti. E lo sa bene la federazione croata di tennis: nel 1997 fu una stagione opaca per il croato, che entrò anche in rotta con la federazione. Il botta e risposta fu duro, tanto che il tennista minacciò di disertare gli impegni in Coppa Davis. Contemporaneamente iniziò a circolare la voce, rilanciata da tutti i quotidiani sportivi, che Ivanisevic fosse stato convocato per una partita di calcio dall’Hajduk Spalato, la squadra della sua città natale, in concomitanza con la sfida tra Croazia e Finlandia di Coppa Davis. Notizia che fu poi smentita pochi giorni dopo, con alcuni dirigenti che spiegarono che Ivanisevic si era solamente allenato con la squadra giovanile per recuperare dall’infortunio alla spalla.
Ivanisevic e la storia della racchetta rotta
Risolti i problemi fisici, Ivaniesevic centrò per la terza volta in carriera la finale di Wimbledon. Era la stagione 1998 e ancora una volta si trovò nell’ultimo match al cospetto di Pete Sampras. Questa volta il confronto fu più acceso e combattuto, ma la spuntò nuovamente lo statunitense in cinque set. L’anno seguente il croato fu costretto a fare i conti con altri problemi al tendine della spalla. Infortunio che condizionò il suo rendimento nel corso della stagione: la scelta di non operarsi non fu quella giusta. Tendenza che non mutò nel 2000, quando Ivaniesevic si rese protagonista di un’altra giocata delle sue. Al torneo di Brighton riuscì a superare il primo turno e nella fase successiva si trovò di fronte al coreano Lee Hyung-Taik. Fu una partita tirata, i due si spartirono i primi set e, al momento decisivo, il croato perse la testa rompendo a terra le sue tre racchette mentre era sotto 3-1. Il match si concluse con la squalifica e la conseguente multa.
L’impresa a Wimbledon 2001: la storia di Ivanisevic
Wimbledon è stato il torneo in cui Goran Ivanisevic è riuscito a esprimersi al meglio nel corso della sua carriera. Nel 2001 sembrava che ormai la fase calante della carriera fosse inesorabile, ma riuscì comunque a strappare una wild card per la competizione londinese. Carlos Moya, Andy Roddick, Greg Rusedski, Marat Safin, Tim Henman e Patrick Rafter. Il croato affrontò questi avversari in successione, tutti più quotati di lui. E li sconfisse fino a laurearsi campione di Wimbledon, proprio quando sembrava impossibile riuscirci. Fu l’ultimo, ma anche il più grande, colpo della sua carriera. Negli anni successivi i problemi fisici tornarono a farsi sentire, ma non gli impedirono di raggiungere il traguardo delle 600 vittorie nel circuito ATP. Si ritirò al termine del 2004, riuscendo tuttavia a togliersi la soddisfazione di vedere il proprio nome nell’albo d’oro della Coppa Davis in quanto facente parte della squadra che affronto e sconfisse la Slovacchia nella finale del 2005.