Sinner ha vinto, il re è lui: l’Australia incorona Jannik, i carota boys fanno festa, il tennis italiano torna grande per davvero. Primo Slam in carriera per lui: arriva dopo un percorso di crescita coerente e allo stesso tempo esponenziale, che lo ha visto brillare in maniera definitiva nel 2024, ma già nella passata stagione i segnali di luce erano stati piuttosto chiari. A guardarli bene, dicevano tutti la stessa cosa: Jannik Sinner è un campione. E da tale ha cominciato il nuovo anno nel migliore dei modi: vincendo.

 

La finale contro Medvedev è stata un viaggio epico, il percorso di un eroe che ha dovuto affrontare pericoli e difficoltà prima di raggiungere il traguardo. Ripercorriamo i momenti salienti delle 3 ore e 44 minuti che hanno portato Sinner al trionfo.

 

L’inizio shock

 

Tutto era partito nel... peggiore dei modi. Sinner non era il solito visto durante lo straordinario percorso del torneo, lo si è visto immediatamente. Jannik era imballato e impreciso, il suo avversario invece giocava in modo impeccabile. Un particolare su tutti: il servizio. Da una parte un Medvedev martellante con la prima, dall’altra un Sinner che serviva con difficoltà. E così è arrivato subito il break, il primo set è sfuggito dalle mani di Sinner e anche il secondo è scivolato via in maniera palese. Ma negli Slam si gioca al meglio dei cinque. E così...

 

“Proviamo a fare qualcosa di diverso”

 

Sono bastate solo poche parole a svoltare il match? Forse no, ma di sicuro hanno contribuito. Nel momento più buio di Jannik, mentre il risultato del secondo set era sul 5 a 1 in favore di Medvedev, Sinner si è voltato verso il suo allenatore Simone Vagnozzi, che gli ha detto con serenità: “Proviamo a fare qualcosa di diverso”. Un messaggio di coraggio, di fiducia, di cambiamento. Un modo per dire: non sta andando bene, è vero, ma c’è la possibilità di ribaltare tutto, bisogna solo capire come, non disperare. E infatti.

 

 

Il break nel secondo set

 

E infatti nello stesso game è arrivato il primo break della partita di Sinner. Inutile, per l’economia del set; fondamentale, per l’andamento del match. Quel game vinto è stata la prima crepa nel perfetto castello di vetro costruito fino a quel momento da Medvedev. Sembrava inscalfibile, e invece è crollato pezzo dopo pezzo, nell’arco di una rimonta partita da un singolo break.  

 

La rimonta e il punto più lungo

 

Punto dopo punto, game dopo game, Sinner al rientro in campo dopo il secondo set è sembrato molto più in palla. Tutte le certezze di Medvedev, invece, sono andate scemando. Così è partita la rimonta, il set del 2-1 ha dato respiro e coraggio a Jannik, da lì ormai l’inerzia della partita era decisamente cambiata. Senza dubbio, il punto più bello e lungo del match, vinto da Sinner, è stata la certificazione dell’inversione del trend.  

 

 

L’ultimo dritto

 

Dopo aver recuperato lo svantaggio era il momento di portare a casa il trofeo. Il quinto set è stato una sorta di copia e incolla dei due precedenti, chiuso in maniera eccellente con un dritto micidiale dopo uno scambio condotto in maniera perfetta da Sinner, che poi si è gettato a terra, in estasi per la faticosissima (e meritatissima) vittoria appena conquistata. Il primo Slam non si scorda mai...