Ribot, storia e pedigree del “cavallo del secolo”

Se c’è un cavallo che ha segnato l’ippica del Novecento in Europa e nella specialità del galoppo, quello è senza dubbio Ribot. Ricordato con il pesante appellativo di “cavallo del secolo”, Ribot si è contraddistinto soprattutto per l’imbattibilità stabilita in carriera e per le importanti vittorie che ha ottenuto nel corso dei suoi vent’anni di vita. Vediamo quindi quali sono il pedigree e la storia di Ribot, il cavallo del secolo.

Il pedigree di Ribot

Il cavallo da corsa Ribot presenta un pedigree di tutto rispetto, anche solo considerando i suoi genitori: la madre, Romanella, aveva vinto a due anni il Criterium nazionale ma era stata costretta a ritirarsi presto dalle corse e a diventare una fattrice, per problemi fisici e per un temperamento non proprio tranquillo; il padre, Tenerani, era un cavallo ben conosciuto che si era aggiudicato il Derby italiano di galoppo, il Gran Premio di Milano, le Queen Elizabeth Stakes e la Goodwood Cup. Un’eredità importante, arricchita anche dai risultati conseguiti dai fratellastri e dalle sorellastre di Ribot: Raeburn ha vinto il Premio Parioli del 1967, Radowska ha trovato il successo in diverse Stakes italiane, Rossellina ha conquistato il Premio Elena del 1960.

Storia di Ribot, definito il “cavallo del secolo”

Le aspettative su Ribot erano alte, soprattutto considerando quanto vincenti erano stati i suoi genitori, ma in realtà quando era giovane il cavallo del secolo era piccolo e sproporzionato, con l’allevatore Federico Tesio che decise di farlo correre comunque proprio in virtù del suo pedigree. Il nome Ribot è un omaggio al pittore del diciannovesimo secolo Theodore Augustin Ribot, ma in giovane età era conosciuto anche con l’appellativo “il piccolo” a causa della sua taglia ridotta. 

Nato nel febbraio del 1952 a Newmarket, l’esordio nella prima delle sedici gare da imbattuto della sua carriera avvenne il 4 luglio di due anni dopo nel premio Tramuschio, in cui surclassò gli avversari sulla distanza di 1000 metri insieme al fantino Enrico Camici, che lo accompagnerà per tutte le corse della sua vita. Ribot vinse poi il Criterium nazionale, come aveva già fatto la madre Romanella prima di lui, ripetendosi anche nel Gran Criterium in cui però dovette combattere più del previsto contro la rimonta finale di Gail. La stagione dei tre anni di Ribot continuò sulla falsa riga di quella del suo esordio e anzi, vide il cavallo del secolo concentrarsi su distanze più lunghe di quelle su cui aveva corso fino a quel momento per riuscire poi a ottobre a vincere addirittura il Grand Prix de l’Arc de Triomphe, primo successo di grande rilievo della sua carriera che lo consacrò come miglior cavallo d’Europa anche grazie ai sensibili distacchi che riusciva a dare agli avversari. 

Ormai un campione affermato, Ribot nella sua stagione dei quattro anni si concentrò sulla partecipazione alle King George and Queen Elizabeth Stakes, dove batté il cavallo della Regina Elisabetta High Veldt proprio davanti agli occhi della sovrana britannica, che si prodigò in complimenti per il vincitore della corsa. Terminò la sua carriera da cavallo da corsa nel 1956 da imbattuto in ben sedici corse su sedici, venendo destinato l’anno dopo alla riproduzione in Italia, Inghilterra e Stati Uniti per poi regalare al mondo dell’ippica altri esemplari di spessore come Molvedo e Prince Royal. La sua morte avvenne il 28 aprile del 1972, all’età di 20 anni, a causa di una emorragia interna, lasciando dietro di sé un ricordo indelebile per tutti gli amanti del galoppo: quello del cavallo del secolo, che aveva segnato la metà del Novecento grazie alla facilità con cui riusciva a vincere ogni gara a cui aveva preso parte.

I figli di Ribot

Ribot ha dato origine ad una lunga lista di discendenti. Tra i suoi figli più famosi troviamo Molvedo, baio scuro nato nel 1958, che nel corso della sua carriera ha vinto diverse corse, tra le quali il Prix de l’Arc de Triomphe nel 1961. Lo stesso premio è stato vinto pochi anni dopo, nel 1964, da un altro figlio del cavallo del secolo, Prince Royal, vincitore nello stesso anno anche del Gran Premio di Milano. 

Non possiamo poi non nominare Graustark, talento dalla carriera purtroppo breve a causa di un infortunio, Tom Rolf, vincitore di 16 corse, e His Majesty, baio arrivato primo in 5 gare su 22. Tra gli altri figli di Ribot troviamo poi Ragusa, Ribocco, Arts and Letters, Ribero, Alice Frey ed Epidendrum. 

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Paolo Carta

Paolo collabora da anni con diversi magazine online e riviste cartacee del settore automotive. Appassionato di cinema, viaggi e di sport, non disdegna critiche e giudizi avversi alle serie tv. Nato nel 1978 nella provincia capitolina, è romano ma non romanista.

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