Man O’ War, storia e caratteristiche del cavallo chiamato "The Big Red"

Quando si parla di cavalli da corsa che hanno fatto la storia del secolo scorso sono diversi i nomi altisonanti che vengono in mente, ma il capostipite dei fuoriclasse del Novecento è stato senza dubbio Man o’ War. Soprannominato anche The Big Red, come se Man o’ War non fosse già un nome che incute timore, questo stallone americano è riuscito ad imporsi come metro di giudizio per i grandi cavalli da corsa venuti dopo di lui, guadagnando il primo posto in qualsiasi classifica dei migliori cavalli da corsa del ventesimo secolo. Ma qual è stata la sua storia e quali caratteristiche gli hanno permesso di primeggiare in questo modo?

Storia di Man O’ War

Man o’ War è nato nel 1917 a Lexington, nel Kentucky, figlio dello stallone Fair Play e di Mahubah; il suo nome così particolare lo deve alla moglie del suo primo proprietario, che chiamò il cavallo My Man o’ War (poi registrato senza il pronome “my”) in onore del marito partito per la Prima Guerra Mondiale. 

Nel 1918 Man o’ War venne acquistato da Samuel D. Riddle per 5.000 dollari, per poi esordire il 6 giugno del 1919 accompagnato dal fantino Johnny Loftus a Belmont Park, dove vinse di ben sei lunghezze. Proprio nel suo secondo anno di attività, Man o’ War conobbe l’unica sconfitta della sua carriera su un totale di ventuno corse a cui prese parte, un secondo posto dietro ad Upset dovuto principalmente agli errori del fantino Johnny Loftus alla partenza e durante la gara.

L’anno successivo, ad accompagnarlo fu Clarence Kummer, con cui Man o’ War vinse tutte e undici le corse a cui partecipò aggiudicandosi competizioni importanti come la Belmont Stakes, la Dwyer Stakes e la Jockey Club Gold Cup, impressionando ogni volta per la facilità con cui staccava di diverse lunghezze gli avversari e stabiliva record sulle piste.
Man o’ War si ritirò dalle corse dopo soli due anni di carriera venendo poi destinato alla monta fino alla sua morte, avvenuta alla veneranda età di 30 anni: un avvenimento che destò l’attenzione della cronaca di tutto il mondo.

Caratteristiche e vittorie di Man O’ War

La migliore spiegazione delle caratteristiche principali di Man o’ War la dà proprio il soprannome che gli venne dato nel corso della sua carriera, “The Big Red”: si trattava infatti di uno stallone più alto e imponente rispetto alla media dei suoi tempi, con il mantello sauro di colore rossastro che spiccava sulle piste da corsa. La sua forza esplosiva gli consentì di surclassare gli avversari in praticamente tutte le corse a cui ha partecipato – tranne quella sopracitata, quando perse di mezza lunghezza – conquistando ben venti vittorie in carriera su ventuno gare a cui ha preso parte; inoltre, al momento del suo ritiro Man o’ War aveva anche stabilito ed era detentore di tre record mondiali, due nazionali e tre record di pista.

I figli di Man O’ War

Man o’ War fu efficace anche dopo il ritiro dalle corse, avendo generato nel corso degli anni un gran numero di cavalli che si sono imposti come veri e propri fuoriclasse. 

Tra i suoi figli più famosi si ricordano Battleship, War Admiral e Hard Tack, quest’ultimo conosciuto anche per aver generato il leggendario Seabiscuit; in ogni caso, un gran numero dei campioni che si sono poi succeduti nel corso del Novecento – ma anche arrivando ai giorni nostri – fanno in qualche modo parte della discendenza di Man o’ War. Un’eredità, la sua, che è dunque andata ben oltre le piste che calcava ormai più di un secolo fa.

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Paolo Carta

Paolo collabora da anni con diversi magazine online e riviste cartacee del settore automotive. Appassionato di cinema, viaggi e di sport, non disdegna critiche e giudizi avversi alle serie tv. Nato nel 1978 nella provincia capitolina, è romano ma non romanista.

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