Come diventare driver di trotto: tutto sulla professione

Se dovessimo indicare un tratto distintivo dell’ippica italiana, dovremmo parlare delle corse al trotto. Questa particolare specialità, infatti, è molto diffusa sul territorio nostrano. Una disciplina antica, con le prime corse “a sedioli” che si corsero a Bologna nel1846, e che ha trovato rapida diffusione anche grazie al lavoro del conte Paolo Orsi Mangelli, imprenditore e allevatore, che ha dato un contributo fondamentale alla crescita del movimento.

Il mondo del trotto, però, non può esistere senza la professione del driver, colui che, insieme al cavallo, dà vita alle competizioni che tengono con il fiato sospeso migliaia di persone. Come vale per chi vuole diventare fantino, anche per diventare driver di trotto esiste un percorso chiaro da seguire.

Scopriamo tutte le curiosità su questa professione.

Cosa fa un driver di trotto

La tecnica di guida di un cavallo da trotto si presenta decisamente diversa rispetto a un cavallo da galoppo. Il fantino, in questo caso chiamato guidatore o driver, spesso è anche l’allenatore del cavallo, e durante le corse siede sopra un calesse leggero a due ruote, chiamato sulky, appoggiando i piedi su due staffe.

Il sulky è un mezzo realizzato secondo i principi aerodinamici, per minimizzare la resistenza del vento e permettere al cavallo di raggiungere velocità più elevate. Il cavallo, infatti, deve trainare questo sulky, spesso realizzato in fibra di carbonio o in altre leghe molto leggere. Curioso notare come, diversamente dalla specialità del galoppo, il driver non ha dei limiti di peso da dover rispettare, questo perché non deve montare fisicamente sul cavallo.

Prima di ogni gara il driver deve fare in modo di allinearsi in tempo per la partenza, e durante la corsa non deve intralciare gli altri partecipanti, pena sanzioni pecuniarie o la sospensione dalle gare.

Per diventare driver professionista, bisogna rispondere a qualche requisito. In particolare, occorre prima diventare allievo guidatore e frequentare uno dei corsi di qualificazione organizzati dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Gli allievi guidatori che vogliono compiere il grande salto devono aver vinto almeno 20 gare o aver conseguito 60 piazzamenti.

Ci sono poi altri requisiti, come quelli specifici per gli allenatori e per i gentlemen driver, che sono specificati all’articolo 21 del Regolamento delle corse al trotto. In ogni caso, per guidare un cavallo nelle corse si deve ottenere l’autorizzazione a guidare o la licenza rilasciata dal Ministero.

C’è un’altra possibilità, però, oltre al professionismo, ossia diventare gentlemen driver di trotto. Scopriamo di più.

Come si diventa gentlemen driver di trotto

I gentlemen driver di trotto non sono dei professionisti, ma esercitano la professione per passione, disputando alcune gare appositamente a loro riservate e non percependo nessun compenso per la loro attività.

Malgrado si tratti, in questo caso, di una passione, risulta fondamentale avere comunque una adeguata preparazione per poter essere all’altezza del compito richiesto. Per questo motivo occorre rispondere ai requisiti descritti all’articolo 23 del Regolamento delle corse di trotto e frequentare un corso di formazione propedeutico all’ottenimento della licenza di gentleman driver.

I migliori driver di trotto italiani

I driver di trotto italiani rappresentano uno dei punti di riferimento in Europa e nel mondo. I professionisti nostrani hanno raggiunto risultati straordinari, dando un contributo importante alla crescita del movimento. Tra questi spicca il nome di Antonio Di Nardo, uno dei più vincenti nelle ultime stagioni, Enrico Bellei, che vanta un palmares con oltre 10mila vittorie in carriera, Alessandro Gocciadoro e, soprattutto, Giampaolo Minnucci che ha fatto la storia guidando il leggendario Varenne in giro per il mondo nelle sue imprese negli ippodromi.

Paolo Carta

Paolo collabora da anni con diversi magazine online e riviste cartacee del settore automotive. Appassionato di cinema, viaggi e di sport, non disdegna critiche e giudizi avversi alle serie tv. Nato nel 1978 nella provincia capitolina, è romano ma non romanista.

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